Christophe Bernard
La liquidità offre la flessibilità per cogliere eventuali occasioni interessanti
3 Settembre 2015 10:44
ante la gravità dei problemi, deterioramento della qualità creditizia nei mercati emergenti e nei settori legati alle materie prime, un mercato rialzista non «muore di vecchiaia», ma termina con una recessione, di solito alimentata da un giro di vite della politica monetaria dopo un periodo di crescita superiore alla media. È questa la convinzione maturata da Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel Asset Management, nel commentare un mese di agosto particolarmente difficile per i mercati azionari di tutto il mondo.
“Oggi ci troviamo di fronte alla situazione opposta: le politiche monetarie delle banche centrali rimangono ampiamente accomodanti e le economie procedono ancora a rilento, forse con la sola eccezione degli Stati Uniti” sottolinea lo strategist che, di conseguenza, ritiene estremamente bassa la probabilità di una recessione dei paesi sviluppati. Secondo Christophe Bernard, infatti, la Federal Reserve rinvierà probabilmente le prime manovre restrittive a dicembre 2015 o addirittura al 2016: inoltre, mentre il mercato occupazionale americano continua a migliorare, l’aumento dei salari e i dati sull’inflazione rimangono modesti. Alla stessa stregua, le pressioni disinflazionistiche mondiali ostacolano il raggiungimento degli obiettivi di inflazione della Bank of Japan e della Banca centrale europea, aumentando la probabilità di un nuovo «quantitative easing», con misure monetarie straordinarie a sostegno dell’economia. La People’s Bank of China, infine, ha iniziato ad allentare le redini monetarie, tagliando i tassi di interesse e abbassando i requisiti di capitale delle banche cinesi.
“In generale manteniamo il nostro scenario di una «continua ripresa, tra persistenti venti Avversi», perché riteniamo che la forte economia interna degli USA, del Regno Unito e della Germania non si farà deragliare dalla lenta domanda dei mercati emergenti” rivela lo strategist che ammette che i venti avversi si sono rafforzati, ma a fronte di operatori di mercato che stanno scontando probabilmente uno scenario molto peggiore di quello che probabilmente si verificherà.
“Di conseguenza manteniamo il nostro attuale posizionamento e la propensione a cercare opportunità di acquisto in settori che sono immuni dall’attuale ribasso dei mercati emergenti e delle commodity, senza tuttavia perdere di vista il rischio complessivo del portafoglio” sottolinea Christophe Bernard che ha un sostanziale sottopeso nelle attività dei mercati emergenti (sia nell’azionario che nel reddito risso) e solo una lieve esposizione nei segmenti azionari e nei paesi direttamente esposti ai problemi sopradescritti.
“I nostri portafogli sono invece sovrappesati nei mercati azionari sviluppati e non sono rimasti quindi immuni dalle recenti ondate di vendite. La liquidità, che è stata aumentata in luglio, funge da cuscinetto e allo stesso tempo offre la necessaria flessibilità per cogliere eventuali occasioni interessanti” conclude Christophe Bernard.
“Oggi ci troviamo di fronte alla situazione opposta: le politiche monetarie delle banche centrali rimangono ampiamente accomodanti e le economie procedono ancora a rilento, forse con la sola eccezione degli Stati Uniti” sottolinea lo strategist che, di conseguenza, ritiene estremamente bassa la probabilità di una recessione dei paesi sviluppati. Secondo Christophe Bernard, infatti, la Federal Reserve rinvierà probabilmente le prime manovre restrittive a dicembre 2015 o addirittura al 2016: inoltre, mentre il mercato occupazionale americano continua a migliorare, l’aumento dei salari e i dati sull’inflazione rimangono modesti. Alla stessa stregua, le pressioni disinflazionistiche mondiali ostacolano il raggiungimento degli obiettivi di inflazione della Bank of Japan e della Banca centrale europea, aumentando la probabilità di un nuovo «quantitative easing», con misure monetarie straordinarie a sostegno dell’economia. La People’s Bank of China, infine, ha iniziato ad allentare le redini monetarie, tagliando i tassi di interesse e abbassando i requisiti di capitale delle banche cinesi.
“In generale manteniamo il nostro scenario di una «continua ripresa, tra persistenti venti Avversi», perché riteniamo che la forte economia interna degli USA, del Regno Unito e della Germania non si farà deragliare dalla lenta domanda dei mercati emergenti” rivela lo strategist che ammette che i venti avversi si sono rafforzati, ma a fronte di operatori di mercato che stanno scontando probabilmente uno scenario molto peggiore di quello che probabilmente si verificherà.
“Di conseguenza manteniamo il nostro attuale posizionamento e la propensione a cercare opportunità di acquisto in settori che sono immuni dall’attuale ribasso dei mercati emergenti e delle commodity, senza tuttavia perdere di vista il rischio complessivo del portafoglio” sottolinea Christophe Bernard che ha un sostanziale sottopeso nelle attività dei mercati emergenti (sia nell’azionario che nel reddito risso) e solo una lieve esposizione nei segmenti azionari e nei paesi direttamente esposti ai problemi sopradescritti.
“I nostri portafogli sono invece sovrappesati nei mercati azionari sviluppati e non sono rimasti quindi immuni dalle recenti ondate di vendite. La liquidità, che è stata aumentata in luglio, funge da cuscinetto e allo stesso tempo offre la necessaria flessibilità per cogliere eventuali occasioni interessanti” conclude Christophe Bernard.