Diversified Alpha Plus Fund

Diversified Alpha Plus Fund - 31 agosto 2015

7 Settembre 2015 12:08

financialounge -  Diversified Alpha Plus Fund Morgan Stanley
ali sono le conseguenze del rallentamento dell’economia cinese e della svalutazione del renminbi per la crescita e l’inflazione globale? Sino a poco tempo fa lo scenario più predominante era l’ottimistica ipotesi di uno sdoppiamento (cioè dell’immunità delle economie sviluppate e degli asset rischiosi alle conseguenze degli sviluppi in Cina). Gli eventi delle ultime due settimane hanno fatto sorgere gravi dubbi su questa tesi, visto il ribasso del 9% segnato dal listino globale (Msci Acwi in valuta locale) nel giro di pochi giorni, che malgrado il parziale recupero ha chiuso il periodo in calo del 5,5%.

• Come spesso accade nelle fasi di turbolenza la performance relativa è stata determinata dal posizionamento piuttosto che dai fondamentali; di conseguenza le azioni dei mercati emergenti hanno prodotto rendimenti leggermente superiori a quelli delle piazze globali mentre il listino giapponese, uno dei favoriti, ha registrato il peggior risultato in assoluto (il Topix ha perso il 7,7% in valuta locale). I titoli energetici hanno ottenuto la miglior performance assieme a quelli dei materiali, mentre il settore finanziario, uno dei più popolari, si è classificato al penultimo posto. Le materie prime hanno guadagnato terreno sulla scia del recupero segnato dai prezzi del petrolio.

• Le aspettative sull’inizio della fase di inasprimento dei tassi statunitensi sono slittate ai primi del 2016, e soprattutto sono state ridimensionate le previsioni sull’entità della manovra restrittiva. Ciò ha determinato un’impennata dei prezzi dell’oro, mentre il dollaro ha perso terreno nei confronti dell’euro e dello yen a causa dello smobilizzo delle numerose posizioni corte su queste valute. Il dollaro ha continuato invece ad apprezzarsi rispetto alle valute emergenti, guadagnando il 2,2% (JP Morgan Emci).

• Malgrado le pressioni negative sui titoli con beta elevato nella seconda metà di agosto, il comparto ha guadagnato lo 0,1%. Le posizioni corte nelle valute sensibili all’andamento della Cina e nelle azioni cinesi A-share hanno contribuito positivamente, così come quelle corte sulle azioni statunitensi e lunghe sulle banche retail dell’Eurozona. Al contrario, le posizioni corte nei tassi statunitensi a cinque anni e quelle esposte all’andamento dei tassi d’interesse (lunghe nei titoli finanziari statunitensi rispetto agli omologhi canadesi e lunghe nelle assicurazioni rispetto ai Reit statunitensi, entrambe successivamente chiuse) hanno detratto performance.

• Abbiamo liquidato la posizione rialzista nelle azioni globali nella terza settimana di agosto e riaperto una modesta posizione lunga in chiave tattica nelle azioni globali a fronte della notizia che i mercati avevano raggiunto condizioni di vendite eccessive a seguito della recente correzione. È stata inoltre ridotta l’esposizione legata al tema dell’aumento dei tassi statunitensi, ridimensionando la posizione corta nei tassi Usa a 5 anni e chiudendo le posizioni ribassiste nelle obbligazioni societarie statunitensi. Abbiamo tagliato le posizioni lunghe nelle azioni europee rispetto a quelle statunitensi e quelle nel listino indiano rispetto alle piazze emergenti. È stata avviata una posizione corta nelle banche australiane, che riteniamo risentiranno del probabile rallentamento del mercato immobiliare locale, dei nuovi controlli introdotti sugli investitori stranieri e dell’impatto negativo sui margini legato ai maggiori requisiti patrimoniali, rispetto a quelle dei mercati sviluppati. Abbiamo inoltre riaperto una posizione corta nelle raffinerie Usa rispetto alle azioni statunitensi poiché riteniamo che l’aumento della produzione asiatica e mediorientale escluderà dal mercato i produttori ad alto costo degli Stati Uniti.

• Le previsioni sulla crescita globale hanno subito nuove revisioni al ribasso e anche gli indicatori e le indagini pubblicate con frequenza elevata segnalano un lieve deterioramento. Le economie emergenti saranno probabilmente le più sfavorite, e molte sono infatti già in recessione. Riteniamo che la svalutazione in Cina avrà conseguenze sostanzialmente deflazionistiche. Sebbene nelle economie avanzate, a parte il settore manifatturiero, la crescita continui ad esibire un buon andamento, siamo del parere che i rischi legati al rallentamento della crescita in Cina e nei mercati emergenti siano al momento sottovalutati.

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