Borsa di Shanghai

Idee di Investimento – Azioni – 14 settembre 2015

14 Settembre 2015 11:36

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l’Asia, nel suo insieme, il ripetersi della crisi del 1997-98 è improbabile. Le monete non sono sopravvalutate, le spinte inflazionistiche sono modeste e i conti con l’estero della maggior parte dei paesi sono molto più solidi. Inoltre, non crediamo che gli interventi della Cina per deprezzare il renminbi siano l’inizio di un processo di svalutazione competitiva, una mossa che in passato ha messo le valute asiatiche sotto pressione” puntualizzano, nell’articolo “Asia, una nuova crisi come nel '97 è improbabile”, gli esperti di Columbia Threadneedle Investments.

Non solo. Gli esperti di Thomson Reuters Insight, alla luce delle turbolenze scatenatesi sulla Borsa di Shanghai, hanno rivisto la propria view sull’azionario cinese: in base ai fondamentali sembrerebbe ora diventata praticamente sottovalutata. "Solo un paio di mesi fa, i nostri dati di mercato proprietari (i cosiddetti StarMine) segnalavano una sostanziale sopravvalutazione per quanto riguardava i mercati cinesi", ha dichiarato, nell’articolo “Azionario Cina, da sopravvalutato a (forse) sottovalutato", Sridharan Raman, analista senior di Thomson Reuters che ha poi aggiunto: "Con il crollo dei listini nel corso delle ultime settimane, il mercato dovrebbe però aver scontato forse più del necessario, non so se anche per effetto della paura o del panico. I nostri modelli mostrano ora che i mercati in Cina possono essere effettivamente sottovalutati”.

Una tesi che trova d’accordo Edoardo Ugolini, Portfolio Manager del comparto Zest Absolute Return Var 4 di Zest Asset Management. “Riteniamo che la correzione di Borsa del mercato azionario cinese non sia l’inizio di un bear market, (mercato con gli indici che tendono al ribasso) salvo che non si delinei una recessione economica che per adesso non è all’orizzonte” fa presente, nell’articolo “Volatilità dei mercati, niente decisioni emotive, ecco alcuni consigli pratici”, Edoardo Ugolini che, infatti, rivela di aver aperto una piccola posizione sui titoli H-SHARES (le azioni cinesi quotate alla Borsa di Hong Kong) che, secondo il gestore, mostravano delle basse valutazioni che non sono giustificate dai dati macro a disposizione. Tale opinione è condivisa anche da Marcel Zimmermann, Portfolio Manager del comparto Zest Emerging Markets, il quale spiega che la caduta in agosto del 12,7% dell’indice H-shares a Hong Kong ha spinto le valutazioni di questi titoli ad un livello più basso persino di quello che avevano nella Grande Crisi Finanziaria del 2007/8.

La divisione Morgan Stanley Research, invece, ha formulato nell’articolo “Borse, perché preferire Europa e Tokyo a Wall Street” precise indicazioni favorevoli ai mercati azionari europei e giapponese. Mentre, per quanto riguarda le aree geografiche, negli USA, la preferenza nell’azionario è per titoli di qualità e ad elevata capitalizzazione.

Il mercato azionario europeo piace molto anche a Schroders e Columbia Threadneedle. “Crediamo che per i prossimi 12 mesi l’azionario europeo offra quasi un «porto sicuro», se paragonato ad altri mercati. Per questo, incoraggiamo gli investitori a usare la debolezza dei mercati per aumentare la loro esposizione alla ripresa” riferisce nell’articolo “Azionario Europa, adesso il motore di crescita è interno”, Rory Bateman, Head of UK & European Equities, Schroders, secondo il quale se è vero che ci siano voluti sette anni affinché un’economia come quella dell’Eurozona superasse i livelli raggiunti nel 2008 e che le esportazioni verso la Cina abbiano aiutato a prevenire una recessione persino peggiore durante gli anni della crisi, adesso il motore di crescita interno, molto più importante, assicurerà che l’economia europea possa espandersi nonostante l’attuale situazione cinese. Philip Dicken e Dan Ison, gestori azionario Europa di Columbia Threadneedle Investments, dal canto loro, si aspettano che gli utili realizzati sui mercati domestici europei continuino a dare un forte contributo alla ripresa complessiva della redditività aziendale nel 2015 e nel 2016. Sulla scia di questo convincimento valutano con positività, come hanno avuto modo di spiegare nell’articolo “Azionario Europa, chiari segnali di miglioramento sul fronte interno”, il rallentamento dei mercati globali che avrebbero fatto emergere interessanti opportunità di acquisto con livelli di valutazione più convenienti.

C’è infine una tesi una secondo la quale Wall Street, a questi prezzi, non sia più particolarmente cara, soprattutto in alcuni settori. Una tesi che trova concordi alcuni gestori azionari specializzati sul mercato azionario americano come, per esempio, Pasquale Corvino, Portfolio Manager del comparto Zest North America Pairs Relative di Zest Asset Management, il quale, pur comprendendo le ragioni che hanno spinto gli investitori alla massiccia vendita dei titoli nelle scorse settimane, pensa che la reazione sia stata eccessiva soprattutto nella fase finale del mese di agosto e che tali prezzi siano attrattivi su un orizzonte temporale di medio periodo. “Alla luce di queste valutazioni, stiamo incrementando l’esposizione sulla parte lunga (rialzista) del portafoglio, soprattutto sul settore industriale e finanziario, nei quali vediamo le migliori opportunità” rivela Pasquale Corvino nell’articolo “Wall Street, ecco i settori da acquistare e quelli da vendere”.

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