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Idee di Investimento - Obbligazioni - 21 settembre 2015
21 Settembre 2015 09:55
rezioni profonde dei mercati come quelle sperimentate nelle ultime settimane hanno delle ripercussioni su ogni tipo di portafoglio ma devono essere soppesate attentamente prima di intraprendere qualsiasi decisione al fine di escludere scelte di tipo emotivo che, spesso, conducono a vendere sui minimi e a comperare sui massimi. A questo proposito può essere interessante un suggerimento che Bill Nygren, CFA, Partner, Portfolio Manager, Harris Associates (gruppo Natixis) ha descritto nell’articolo “Portafogli bilanciati, una lezione pratica dalla correzione dei mercati”: “Dal momento che nessuno può conoscere quando i mercati torneranno ad una relativa tranquillità, gli investitori devono riuscire a mantenere l'equilibrio nei propri portafogli. Ad esempio, gli investitori che due settimane fa avevano centrato i propri obiettivi di asset-allocation a lungo termine alla luce dei buoni rendimenti delle obbligazioni e dello scarso rendimento delle azioni, potrebbero considerare la possibilità di ridurre la quota di portafoglio investita nel mercato obbligazionario e reinvestire le somme incassate da tale vendita sul mercato azionario al fine di ripristinare l'equilibrio del portafoglio”.
Resta il fatto che i portafogli bilanciati classici, quelli per intenderci con ripartizione tra azioni e bond 40% e 60%, 50% e 50%, o 60% e 40%, potrebbero risultare ormai superati in quanto non sono in grado di offrire il miglior profilo di efficienza nelle nuove condizioni di mercato che vedono i tassi di interesse vicini allo zero (se non addirittura negativi) e le azioni posizionate su livelli di valutazione che non possono essere definite a buon mercato. Dopo l’aumento delle misure di stimolo fornite dalle politiche monetarie e dal quantitative easing (QE) a livello globale, in seguito alla crisi finanziaria molte asset class hanno conseguito rendimenti eccezionali: l’aumento delle valutazioni è stato sostenuto dal calo dell’inflazione e dei tassi d’interesse. “Tuttavia, riteniamo che questo contesto favorevole stia per venire meno, pertanto le strategie «buy-and-hold» statiche (cioè quelle che acquistano titoli azionari e obbligazionari per mantenerle in portafoglio per un lungo periodo) potrebbero generare rendimenti più modesti. Dal momento che la Federal Reserve statunitense e altre banche centrali intendono aumentare i tassi d’interesse e l’inflazione sembra destinata a evidenziare una ripresa, la combinazione tra un aumento dei tassi, valutazioni eque o eccessive e rendimenti iniziali modesti indica che in futuro gli investitori dovrebbero aspettarsi performance più contenute dalla maggior parte delle asset class. Inoltre, dovrebbe aumentare la volatilità” fa sapere Mihir Worah, Gestore e CIO Asset Allocation e Real Return presso PIMCO, che, nell’articolo “Perché non bastano più le strategie bilanciate statiche” spiega perché la gestione attiva diventerà un driver di performance ancora più importante e i portafogli multi asset un veicolo di investimento sempre più utilizzato.
A questo proposito Nick Phillips, Head of International Third Party Distribution a Goldman Sachs Asset Management in occasione del lancio del Goldman Sachs Global Absolute Return Portfolio nell’articolo “È disponibile il fondo con l’approccio multi-asset absolute return” ha commentato: “Gli investitori sono sempre più interessati a fondi che cercano di generare rendimenti da specifici investimenti. Dopo un periodo di solidi rendimenti azionari e obbligazionari, gli investitori si stanno muovendo sempre più verso strategie di absolute return nella loro ricerca di ottenere rendimenti e allo stesso tempo limitare perdite potenziali. Crediamo che l’approccio multi-asset absolute return impiegato dal Fondo, che sfrutta l’intera gamma di risorse della piattaforma di GSAM, sia ben posizionato per attirare questo tipo di investitori”.
Restando in tema di portafogli multi asset, Johanna Kyrklund, Head of Multi-Asset Investments, Schroders, nell’articolo “Mercati emergenti, è l’ora di un approccio più attivo e flessibile” ha puntualizzato: “Sostanzialmente, in un contesto di bassi tassi d’interesse, le valutazioni delle asset class continueranno a essere sostenute e inoltre vediamo valore in alcuni degli asset più ciclici, come ad esempio i Mercati Emergenti, i quali dovrebbero fornire opportunità agli investitori con un approccio più attivo e flessibile”.
Un altro manager, Jeremy Smouha, gestore del fondo GAM Star Credit Opportunities, preferisce ricordare come il portafoglio del suo fondo si sia dimostrato robusto e in grado di navigare nell’alta volatilità sperimentata dai mercati in agosto, e che è pronto ad affrontare le implicazioni relative al dilemma sul rialzo o meno dei tassi di interesse. “Rimaniamo posizionati per sfruttare un rialzo dei tassi d’interesse, come già da qualche tempo. Questo scenario dovrebbe avvantaggiare le nostre obbligazioni a tasso variabile, mentre le nostre obbligazioni ad alto rendimento con tassi fissi potrebbero mostrarsi abbastanza resistenti. Se i tassi resteranno agli attuali livelli, saremmo ugualmente soddisfatti, dato che possiamo continuare ad assicurarci un 6% circa annuo di rendimento per le nostre posizioni” afferma il manager nell’articolo “Mercato obbligazionario, portafoglio robusto e scelte dinamiche”.
L’high yield europeo è anche uno dei temi preferiti ora dalla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. La PSU, come ha argomentato nell’articolo “Obbligazioni, perché l’high yield Europa resta attraente”, punta anche sul debito emergente in valuta forte e, in modo selettivo, su alcuni corporate bond investment grade americani mentre ha deciso di ridurre a un lieve sottopeso l’esposizione al debito emergente in valuta locale.
Infine, sempre in tema di emissioni di Paesi emergenti, ecco le raccomandazioni operative di Dominik Garcia, Senior Credit Analyst Emerging Markets di Credit Suisse, rilasciate subito dopo la decisione di Standard & Poor’s di abbassare il rating sovrano in valuta estera del Brasile ad un livello inferiore a quello dell’investment grade (ora a BB+), mantenendo l’outlook negativo (ovvero le prospettive restano deboli) “Mantenere le posizioni in portafoglio per chi è esposto alle obbligazioni brasiliane e stare alla finestra ad aspettare l’evolversi della situazione per coloro che, invece, non sono investiti” suggerisce il manager nell’articolo “Downgrade Brasile, istruzioni per l’uso”.
Resta il fatto che i portafogli bilanciati classici, quelli per intenderci con ripartizione tra azioni e bond 40% e 60%, 50% e 50%, o 60% e 40%, potrebbero risultare ormai superati in quanto non sono in grado di offrire il miglior profilo di efficienza nelle nuove condizioni di mercato che vedono i tassi di interesse vicini allo zero (se non addirittura negativi) e le azioni posizionate su livelli di valutazione che non possono essere definite a buon mercato. Dopo l’aumento delle misure di stimolo fornite dalle politiche monetarie e dal quantitative easing (QE) a livello globale, in seguito alla crisi finanziaria molte asset class hanno conseguito rendimenti eccezionali: l’aumento delle valutazioni è stato sostenuto dal calo dell’inflazione e dei tassi d’interesse. “Tuttavia, riteniamo che questo contesto favorevole stia per venire meno, pertanto le strategie «buy-and-hold» statiche (cioè quelle che acquistano titoli azionari e obbligazionari per mantenerle in portafoglio per un lungo periodo) potrebbero generare rendimenti più modesti. Dal momento che la Federal Reserve statunitense e altre banche centrali intendono aumentare i tassi d’interesse e l’inflazione sembra destinata a evidenziare una ripresa, la combinazione tra un aumento dei tassi, valutazioni eque o eccessive e rendimenti iniziali modesti indica che in futuro gli investitori dovrebbero aspettarsi performance più contenute dalla maggior parte delle asset class. Inoltre, dovrebbe aumentare la volatilità” fa sapere Mihir Worah, Gestore e CIO Asset Allocation e Real Return presso PIMCO, che, nell’articolo “Perché non bastano più le strategie bilanciate statiche” spiega perché la gestione attiva diventerà un driver di performance ancora più importante e i portafogli multi asset un veicolo di investimento sempre più utilizzato.
A questo proposito Nick Phillips, Head of International Third Party Distribution a Goldman Sachs Asset Management in occasione del lancio del Goldman Sachs Global Absolute Return Portfolio nell’articolo “È disponibile il fondo con l’approccio multi-asset absolute return” ha commentato: “Gli investitori sono sempre più interessati a fondi che cercano di generare rendimenti da specifici investimenti. Dopo un periodo di solidi rendimenti azionari e obbligazionari, gli investitori si stanno muovendo sempre più verso strategie di absolute return nella loro ricerca di ottenere rendimenti e allo stesso tempo limitare perdite potenziali. Crediamo che l’approccio multi-asset absolute return impiegato dal Fondo, che sfrutta l’intera gamma di risorse della piattaforma di GSAM, sia ben posizionato per attirare questo tipo di investitori”.
Restando in tema di portafogli multi asset, Johanna Kyrklund, Head of Multi-Asset Investments, Schroders, nell’articolo “Mercati emergenti, è l’ora di un approccio più attivo e flessibile” ha puntualizzato: “Sostanzialmente, in un contesto di bassi tassi d’interesse, le valutazioni delle asset class continueranno a essere sostenute e inoltre vediamo valore in alcuni degli asset più ciclici, come ad esempio i Mercati Emergenti, i quali dovrebbero fornire opportunità agli investitori con un approccio più attivo e flessibile”.
Un altro manager, Jeremy Smouha, gestore del fondo GAM Star Credit Opportunities, preferisce ricordare come il portafoglio del suo fondo si sia dimostrato robusto e in grado di navigare nell’alta volatilità sperimentata dai mercati in agosto, e che è pronto ad affrontare le implicazioni relative al dilemma sul rialzo o meno dei tassi di interesse. “Rimaniamo posizionati per sfruttare un rialzo dei tassi d’interesse, come già da qualche tempo. Questo scenario dovrebbe avvantaggiare le nostre obbligazioni a tasso variabile, mentre le nostre obbligazioni ad alto rendimento con tassi fissi potrebbero mostrarsi abbastanza resistenti. Se i tassi resteranno agli attuali livelli, saremmo ugualmente soddisfatti, dato che possiamo continuare ad assicurarci un 6% circa annuo di rendimento per le nostre posizioni” afferma il manager nell’articolo “Mercato obbligazionario, portafoglio robusto e scelte dinamiche”.
L’high yield europeo è anche uno dei temi preferiti ora dalla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. La PSU, come ha argomentato nell’articolo “Obbligazioni, perché l’high yield Europa resta attraente”, punta anche sul debito emergente in valuta forte e, in modo selettivo, su alcuni corporate bond investment grade americani mentre ha deciso di ridurre a un lieve sottopeso l’esposizione al debito emergente in valuta locale.
Infine, sempre in tema di emissioni di Paesi emergenti, ecco le raccomandazioni operative di Dominik Garcia, Senior Credit Analyst Emerging Markets di Credit Suisse, rilasciate subito dopo la decisione di Standard & Poor’s di abbassare il rating sovrano in valuta estera del Brasile ad un livello inferiore a quello dell’investment grade (ora a BB+), mantenendo l’outlook negativo (ovvero le prospettive restano deboli) “Mantenere le posizioni in portafoglio per chi è esposto alle obbligazioni brasiliane e stare alla finestra ad aspettare l’evolversi della situazione per coloro che, invece, non sono investiti” suggerisce il manager nell’articolo “Downgrade Brasile, istruzioni per l’uso”.
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