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Come agire sui portafogli dopo la mossa della Fed

22 Settembre 2015 10:04

financialounge -  crescita economica Federal Reserve Kenneth Taubes Pioneer Investments tassi di interesse USA
re i fattori principali che, secondo Kenneth Taubes, Chief Investment Officer, U.S. di Pioneer Investments, hanno guidato la decisione della Fed di lasciare invariati i tassi USA. Tuttavia, sempre secondo il manager, qualora i dati economici dovessero confermarsi sugli attuali livelli non si può affatto escludere che il rialzo possa materializzarsi a ottobre o a dicembre: in tutti i casi, specifica Kenneth Taubes, lo scenario di base e le aspettative fondamentali di Pioneer Investments non sono cambiate con una view positiva sul credito aziendale e una più cauta sui titoli di stato dei paesi sviluppati che pagano basse cedole.

In particolare, tornando alla decisione adottata dal board della Federal Reserve (Fed) giovedi scorso, i tre fattori che hanno determinato la scelta sono stati: un basso livello di inflazione, le condizioni finanziarie globali (perturbate dalle preoccupazioni sulla Cina e sugli altri paesi emergenti che hanno contribuito all’aumento di volatilità sul mercato che ha portato a vendite massicce su quello azionario ed obbligazionario del credito) e il rischio di aumentare i tassi troppo presto. Inoltre, mentre gli USA non hanno subìto impatti dalla crisi asiatica alla fine degli anni 90, i mercati emergenti rappresentano oggi una percentuale significativamente più alta della crescita globale, il 57% circa.

“Tuttavia, mentre la Fed ha posticipato il rialzo dei tassi previsto a settembre, siamo convinti che possa farlo ad ottobre o dicembre se i dati economici dovessero continuare ad essere ragionevolmente solidi” ribadisce Kenneth Taubes secondo il quale la continua forza dell’economia statunitense e dei consumi americani, che rappresentano il 70% del PIL del paese, dovrebbero favorire un rialzo dei tassi della Fed nel 2015. Sono infatti almeno cinque, per il gestore, i fattori di supporto all’economia statunitense che potrebbero condurre ad un imminente cambiamento nella politica monetaria USA. In primis, la forte diminuzione del tasso di disoccupazione fino al 5,1%, vicino al livello di piena occupazione. A seguire un recente miglioramento del salario orario medio, in crescita del 2,2% annualizzato. Poi l’elevato PIL del secondo trimestre pari al 3,7% annualizzato, sostenuto da una crescita dei consumi del 3,1% e da una sorprendente crescita degli investimenti fissi in capitale pari al 3,2%. Infine figurano pure le vendite al dettaglio che sono aumentate dello 0,4% nel mese di agosto (dopo un rialzo dello 0,3% m/m nel mese di luglio) mentre, e siamo al quinto punto, il consumatore evidenzia più potere di acquisto spendendo per automobili ed in immobili. Alla luce di tutti questi elementi, Kenneth Taubes rivela che il proprio scenario di base e le aspettative fondamentali non sono cambiate.

“Continuiamo a rimanere positivi sul credito aziendale, mentre rimaniamo cauti sui titoli governativi dei paesi sviluppati che offrono bassi rendimenti, tra cui i Treasury americani. Rimaniamo preoccupati dal fatto che i rendimenti a breve sono maggiormente esposti ad un sell-off (vendita indiscriminata di titoli senza limitazione di prezzo e di quantità) del mercato, se la crescita economica statunitense dovesse continuare a migliorare, poiché offrono un valore piuttosto basso o nullo” sostiene il manager che, al contrario, ritiene che gli spread settoriali dovrebbero fornire buoni rendimenti in un contesto economico statunitense in miglioramento.

“Per quanto riguarda gli spread tra settori, in generale siamo ottimisti sulle prospettive del mercato del credito, con tassi di default bassi e le aziende americane che godono di robusti margini e solidi bilanci. Continuiamo a vedere opportunità di selezione sia nel segmento dei titoli corporate High Yield che in quello corporate Investment grade. Anche i prezzi azionari dovrebbero iniziare a recuperare terreno, man mano che gli utili inizieranno a mostrare miglioramenti nei prossimi trimestri” conclude Kenneth Taubes.

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