dollaro
Economia e mercati, perché adesso tutto ruota intorno al dollaro
23 Settembre 2015 09:30
stro articolo “Il dollaro sembra ora destinato a un andamento circolare” pubblicato lo scorso 13 maggio, accennavamo al fatto che alcuni asset manager pronosticavano un andamento «circolare» del dollaro USA in base al quale il cambio euro/ USD sarebbe dovuto oscillare ripetutamente tra 1,04 -1,05 (punto di minimo) a 1,12 – 1,15 (punto di massimo).
Ebbene, da allora (il 13 maggio il fixing euro/ USD era a 1,122) il cambio si è mosso fino a toccare un minimo il 25 maggio (1,078) per riprendere a salire fino a un massimo di 1,14 (18 giugno) per poi di nuovo ripiegare fino a 1,085 (20 luglio) e, quindi, toccare un nuovo massimo a 1,15 (24 agosto): ieri, martedì 22 settembre, il fixing ha chiuso a quota 1,115. Quindi, l’ipotesi di fondo dell’andamento «circolare» del dollaro sembra essere stata rispettata dai fatti.
C’è tuttavia chi prospetta un’altra ipotesi per i prossimi mesi che, sebbene non necessariamente sconfessi questa teoria, delinea nuovi possibili scenari per i mercati finanziari. “Distinguiamo due potenziali sviluppi d’ora in poi” dichiara infatti Yves Longchamp, CFA, Head of Research ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, che subito dopo inizia a spiegare il suo primo scenario: “Il primo scenario vede un ulteriore apprezzamento del dollaro con o senza un rialzo dei tassi entro l’anno ad opera della Fed, nel qual caso l’attuale processo di ribilanciamento continuerà portando a un abbassamento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti, a una crescita globale complessivamente debole e a un tasso d’inflazione contenuto, tutti fattori che eserciteranno nuove pressioni al ribasso sulle divise direttamente o indiretta-mente legate al dollaro. I paesi emergenti con debiti denominati in dollari verranno penalizzati, segnalando un chiaro rischio al ribasso per la crescita e le attività finanziarie”.
Il secondo scenario delineato dal manager di Ethenea, disegna invece un euro che si rivaluta rispetto al dollaro come osservato nel corso delle ultime settimane. “Questo determina un aumento della crescita globale, interrompe la flessione dei prezzi delle materie prime e contiene la svalutazione competitiva tra i vari paesi”. Yves Longchamp fa quindi notare come, nonostante le turbolenze delle scorse settimane, l'euro si sia stabilizzato intorno 1,10 contro il dollaro, anche alla luce della la possibilità che la Fed potesse rialzare i tassi già a settembre. “Alla luce di tutto questo, un cambio Eur/USD a quota 1,20 o maggiore migliorerebbe le prospettive globali senza compromettere in maniera rilevante la ripresa europea, mentre la parità o un livello inferiore avrebbe conseguenze drammatiche per l’economia e i mercati” conclude il manager. Ecco perché si può affermare che ora, più che mai, tutto ruota intorno al dollaro.
Ebbene, da allora (il 13 maggio il fixing euro/ USD era a 1,122) il cambio si è mosso fino a toccare un minimo il 25 maggio (1,078) per riprendere a salire fino a un massimo di 1,14 (18 giugno) per poi di nuovo ripiegare fino a 1,085 (20 luglio) e, quindi, toccare un nuovo massimo a 1,15 (24 agosto): ieri, martedì 22 settembre, il fixing ha chiuso a quota 1,115. Quindi, l’ipotesi di fondo dell’andamento «circolare» del dollaro sembra essere stata rispettata dai fatti.
C’è tuttavia chi prospetta un’altra ipotesi per i prossimi mesi che, sebbene non necessariamente sconfessi questa teoria, delinea nuovi possibili scenari per i mercati finanziari. “Distinguiamo due potenziali sviluppi d’ora in poi” dichiara infatti Yves Longchamp, CFA, Head of Research ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, che subito dopo inizia a spiegare il suo primo scenario: “Il primo scenario vede un ulteriore apprezzamento del dollaro con o senza un rialzo dei tassi entro l’anno ad opera della Fed, nel qual caso l’attuale processo di ribilanciamento continuerà portando a un abbassamento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti, a una crescita globale complessivamente debole e a un tasso d’inflazione contenuto, tutti fattori che eserciteranno nuove pressioni al ribasso sulle divise direttamente o indiretta-mente legate al dollaro. I paesi emergenti con debiti denominati in dollari verranno penalizzati, segnalando un chiaro rischio al ribasso per la crescita e le attività finanziarie”.
Il secondo scenario delineato dal manager di Ethenea, disegna invece un euro che si rivaluta rispetto al dollaro come osservato nel corso delle ultime settimane. “Questo determina un aumento della crescita globale, interrompe la flessione dei prezzi delle materie prime e contiene la svalutazione competitiva tra i vari paesi”. Yves Longchamp fa quindi notare come, nonostante le turbolenze delle scorse settimane, l'euro si sia stabilizzato intorno 1,10 contro il dollaro, anche alla luce della la possibilità che la Fed potesse rialzare i tassi già a settembre. “Alla luce di tutto questo, un cambio Eur/USD a quota 1,20 o maggiore migliorerebbe le prospettive globali senza compromettere in maniera rilevante la ripresa europea, mentre la parità o un livello inferiore avrebbe conseguenze drammatiche per l’economia e i mercati” conclude il manager. Ecco perché si può affermare che ora, più che mai, tutto ruota intorno al dollaro.
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