Andrew Bosomworth
Obbligazionario, dove puntiamo in Europa e negli USA
9 Ottobre 2015 09:56
so di inflazione della zona euro che potrebbe attestarsi all’1,25% nei prossimi 12 mesi che dovrebbe spingere la BCE a prolungare il QE (quantitative easing) fino al 2017. Politiche di bilancio europee meno restrittive che necessitano però di stimoli fiscali e riforme strutturali per rendere più solida e sostenibile la ripresa in atto in Europa. Sono queste alcune delle principali conclusioni del Cyclical Forum trimestrale di PIMCO tenutosi nel settembre 2015, durante il quale i professionisti dell’investimento della società si sono riuniti per discutere delle economie e dei mercati globali.
Nello specifico, i managing director Mike Amey, Andrew Bosomworth e Lorenzo Pagani spiegano alcune di queste conclusioni e le principali implicazioni per la strategia d’investimento.
“Per quanto riguarda i tassi d’interesse dell’area euro, ravvisiamo ancora valore nelle scadenze intermedie, che non scontano pienamente la possibilità di un prolungamento del QE oltre settembre 2016, il termine della BCE, e offrono valide opportunità di carry (extra rendimento rispetto alla media del mercato obbligazionario)” dichiara Lorenzo Pagani che, al contempo, rivela invece di restare sottopesato sulle scadenze brevi per via dei rendimenti negativi, come pure sulla parte lunga della curva, che non sembra offrire una remunerazione adeguata per l’accresciuta volatilità e per la possibilità di un successo delle politiche reflazionistiche della BCE oltre l’orizzonte ciclico. Per il manager, lo scenario di crescita positiva e i livelli d’inflazione relativamente contenuti, abbinati al proseguimento del QE, rimane favorevole agli spread nella periferia europea, dove PIMCO mantiene un sovrappeso su Italia e Spagna.
“La sovraesposizione a tali economie periferiche è giustificata dal loro contributo positivo e stabile al carry (l’extra rendimento) dei portafogli, anziché dalle aspettative di un continuo restringimento degli spread nell’orizzonte ciclico” puntualizza Lorenzo Pagani che, all’interno del segmento delle obbligazioni societarie, ricerca opportunità anche al di fuori dell’Europa, ad esempio negli Stati Uniti, dove ritiene che il recente ampliamento degli spread (differenziale di rendimento rispetto ai titoli di stato della stessa area valutaria) rispetto ai titoli europei fornisca agli investitori una migliore remunerazione per il rischio. Infine, nell’ambito delle valute, Lorenzo Pagani continua a sottoponderare l’euro contro il dollaro USA. “Tuttavia, nel contesto della costruzione del portafoglio poniamo particolare attenzione nel calibrare le dimensioni delle posizioni, tenendo conto del fatto che l’andamento dell’euro evidenzia una correlazione positiva con quello di altri asset rischiosi” sottolinea il manager.
Ma quali sono le conclusioni del Cyclical Forum trimestrale di PIMCO che determinano queste scelte nei portafogli obbligazionari. Mike Amey spiega la views su crescita economica attesa e inflazione della zona euro: "Nonostante la volatilità sui mercati asiatici e qualche turbolenza in Europa causata dalla difficile situazione in Grecia, prevediamo che l’Eurozona beneficerà di una crescita reale superiore al trend pari all’1,75%, in lieve rialzo rispetto al nostro Cyclical Outlook di marzo. Riteniamo che la principale fonte di questa espansione sarà la domanda interna grazie all’accelerazione della crescita dei prestiti al settore privato, che reagiscono al calo dei tassi d’interesse bancari, i quali a loro volta sono spinti al ribasso dai tassi d’interesse ufficiali contenuti e dal programma di quantitative easing (QE) della Banca centrale europea (BCE). Al contempo, gli squilibri dei conti pubblici sono in via di miglioramento e pertanto non costituiranno più un freno alla crescita” argomenta il manager secondo il quale questa ripresa dipende sempre più dalle dinamiche interne dell’Eurozona. Quanto all’inflazione nella regione, Mike Amey si attende un suo aumento all’1,25% nei prossimi 12 mesi.
Secondo il suo collega Andrew Bosomworth, affinché l’inflazione possa portarsi verso il target della BCE (intorno al 2%) , la disoccupazione nell’Eurozona deve diminuire, e a tal fine serve una crescita economica più sostenuta. “Secondo le attuali previsioni della BCE, l’IPC (tasso di inflazione) complessivo dovrebbe aumentare all’1,7% entro il 2017. Come il Consiglio direttivo della BCE, siamo del parere che i rischi per questa previsione siano tendenti al ribasso. Di conseguenza, riteniamo che potrebbe rendersi necessario un ulteriore stimolo monetario. A nostro avviso, ciò assumerà la forma di un aumento degli acquisti mensili di asset della BCE, che saranno incrementati di 10 miliardi di euro, da 60 a 70 miliardi. In alternativa, se a settembre del 2016 l’inflazione risultasse ancora contenuta e le previsioni della BCE rimanessero immutate, come pensiamo che accadrà, il QE potrebbe essere esteso fino al 2017” sostiene Andrew Bosomworth che conclude con un ultima considerazione di rilievo: “Le politiche di bilancio degli stati europei non esercitano più un impatto negativo sulla crescita dell’Eurozona: Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e, in misura minore, Italia hanno infatti compiuto notevoli progressi sul fronte delle riforme strutturali. Tali riforme sono politicamente difficili da attuare, ma producono grandi benefici. La Spagna, ad esempio, è diventata una delle economie più dinamiche della ragione. Ma l’aspetto importante è che si va attenuando il divario di crescita osservato tra i paesi dell’Eurozona all’indomani della crisi del debito sovrano in Europa”.
Nello specifico, i managing director Mike Amey, Andrew Bosomworth e Lorenzo Pagani spiegano alcune di queste conclusioni e le principali implicazioni per la strategia d’investimento.
“Per quanto riguarda i tassi d’interesse dell’area euro, ravvisiamo ancora valore nelle scadenze intermedie, che non scontano pienamente la possibilità di un prolungamento del QE oltre settembre 2016, il termine della BCE, e offrono valide opportunità di carry (extra rendimento rispetto alla media del mercato obbligazionario)” dichiara Lorenzo Pagani che, al contempo, rivela invece di restare sottopesato sulle scadenze brevi per via dei rendimenti negativi, come pure sulla parte lunga della curva, che non sembra offrire una remunerazione adeguata per l’accresciuta volatilità e per la possibilità di un successo delle politiche reflazionistiche della BCE oltre l’orizzonte ciclico. Per il manager, lo scenario di crescita positiva e i livelli d’inflazione relativamente contenuti, abbinati al proseguimento del QE, rimane favorevole agli spread nella periferia europea, dove PIMCO mantiene un sovrappeso su Italia e Spagna.
“La sovraesposizione a tali economie periferiche è giustificata dal loro contributo positivo e stabile al carry (l’extra rendimento) dei portafogli, anziché dalle aspettative di un continuo restringimento degli spread nell’orizzonte ciclico” puntualizza Lorenzo Pagani che, all’interno del segmento delle obbligazioni societarie, ricerca opportunità anche al di fuori dell’Europa, ad esempio negli Stati Uniti, dove ritiene che il recente ampliamento degli spread (differenziale di rendimento rispetto ai titoli di stato della stessa area valutaria) rispetto ai titoli europei fornisca agli investitori una migliore remunerazione per il rischio. Infine, nell’ambito delle valute, Lorenzo Pagani continua a sottoponderare l’euro contro il dollaro USA. “Tuttavia, nel contesto della costruzione del portafoglio poniamo particolare attenzione nel calibrare le dimensioni delle posizioni, tenendo conto del fatto che l’andamento dell’euro evidenzia una correlazione positiva con quello di altri asset rischiosi” sottolinea il manager.
Ma quali sono le conclusioni del Cyclical Forum trimestrale di PIMCO che determinano queste scelte nei portafogli obbligazionari. Mike Amey spiega la views su crescita economica attesa e inflazione della zona euro: "Nonostante la volatilità sui mercati asiatici e qualche turbolenza in Europa causata dalla difficile situazione in Grecia, prevediamo che l’Eurozona beneficerà di una crescita reale superiore al trend pari all’1,75%, in lieve rialzo rispetto al nostro Cyclical Outlook di marzo. Riteniamo che la principale fonte di questa espansione sarà la domanda interna grazie all’accelerazione della crescita dei prestiti al settore privato, che reagiscono al calo dei tassi d’interesse bancari, i quali a loro volta sono spinti al ribasso dai tassi d’interesse ufficiali contenuti e dal programma di quantitative easing (QE) della Banca centrale europea (BCE). Al contempo, gli squilibri dei conti pubblici sono in via di miglioramento e pertanto non costituiranno più un freno alla crescita” argomenta il manager secondo il quale questa ripresa dipende sempre più dalle dinamiche interne dell’Eurozona. Quanto all’inflazione nella regione, Mike Amey si attende un suo aumento all’1,25% nei prossimi 12 mesi.
Secondo il suo collega Andrew Bosomworth, affinché l’inflazione possa portarsi verso il target della BCE (intorno al 2%) , la disoccupazione nell’Eurozona deve diminuire, e a tal fine serve una crescita economica più sostenuta. “Secondo le attuali previsioni della BCE, l’IPC (tasso di inflazione) complessivo dovrebbe aumentare all’1,7% entro il 2017. Come il Consiglio direttivo della BCE, siamo del parere che i rischi per questa previsione siano tendenti al ribasso. Di conseguenza, riteniamo che potrebbe rendersi necessario un ulteriore stimolo monetario. A nostro avviso, ciò assumerà la forma di un aumento degli acquisti mensili di asset della BCE, che saranno incrementati di 10 miliardi di euro, da 60 a 70 miliardi. In alternativa, se a settembre del 2016 l’inflazione risultasse ancora contenuta e le previsioni della BCE rimanessero immutate, come pensiamo che accadrà, il QE potrebbe essere esteso fino al 2017” sostiene Andrew Bosomworth che conclude con un ultima considerazione di rilievo: “Le politiche di bilancio degli stati europei non esercitano più un impatto negativo sulla crescita dell’Eurozona: Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e, in misura minore, Italia hanno infatti compiuto notevoli progressi sul fronte delle riforme strutturali. Tali riforme sono politicamente difficili da attuare, ma producono grandi benefici. La Spagna, ad esempio, è diventata una delle economie più dinamiche della ragione. Ma l’aspetto importante è che si va attenuando il divario di crescita osservato tra i paesi dell’Eurozona all’indomani della crisi del debito sovrano in Europa”.
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