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Borse, emergenti ora correttamente valutati ma Wall Street resta cara

15 Ottobre 2015 09:10

financialounge -  giappone mercati azionari mercati emergenti Pictet Wall Street
, Giappone, paesi emergenti e Wall Street. È questo il rigoroso ordine di preferenza attuale espresso dalla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. In particolare le preferite restano le piazze azionarie di Europa e Giappone (sovrappeso in portafoglio), sgute dai mercati emergenti (che da sottopeso passano a peso neutrale) e, infine, la Borsa USA (confermata in sottopeso)

Per gli esperti della PSU i listini europei sembrano particolarmente interessanti. In primis per gli utili aziendali che sono suscettibili di un’accelerazione per vari motivi tra i quali il sostegno della banca centrale: la politica monetaria ultra-accomodante della BCE si è tradotta in un’esplosione della spesa al consumo, che ha difeso le società della regione dal rallentamento della Cina e aiutato l’eurozona a crescere per nove trimestri consecutivi. Le imprese europee continuano poi ad essere favorite dalla combinazione di un euro debole e bassi prezzi del petrolio, che dovrebbe avere un effetto positivo sui margini di profitto che mostrano un maggiore potenziale di crescita rispetto agli Stati Uniti dove, al contrario, i margini sono a livelli record.

“Nel complesso, il nostro modello suggerisce un rialzo dei profitti aziendali nell’Europa continentale del 10% circa nei prossimi 12 mesi, con il ruolo trainante delle società finanziarie. Anche le valutazioni dei titoli azionari europei appaiono ragionevoli. In base a parametri come il rapporto prezzo/utili e quello prezzo/valore nominale, i titoli del vecchio continente offrono uno sconto del 10% rispetto a quelli americani e globali” sottolinea la PSU per la quale anche la piazza finanziaria giapponese resta interessante. “Come le concorrenti europee, le aziende nipponiche hanno beneficiato di una maggiore competitività su scala mondiale grazie alla debolezza dello yen, che dovrebbe continuare a caratterizzare il panorama finanziario data la linea ultraespansiva della Bank of Japan. Allo stesso tempo, i progressi in materia di corporate governance hanno portato a una gestione più efficiente dei bilanci aziendali, che apre alla prospettiva di un costante aumento del RoE del mercato. Anche i margini di profitto delle aziende sono in aumento. Nessuno di questi sviluppi si riflette nelle valutazioni dei titoli azionari giapponesi, che sulla base del rapporto prezzo/utili presentano uno sconto dell’8% rispetto all’indice MSCI World” spiegano gli esperti della PSU che, sono ora un po’ meno pessimisti sui mercati azionari emergenti, che passano da un sottopeso in portafoglio a un livello neutrale. Una decisione basata su fattori tecnici favorevoli: gli investitori hanno talmente ridotto le partecipazioni nell’asset class che la probabilità di un ulteriore ribasso appare ora ridotta.

“È vero, le prospettive di guadagno delle aziende sono incerte e lo resteranno finché l’economia cinese non ritroverà una certa stabilità. A nostro parere, però, il mercato ha subito una correzione eccessiva e presto gli investitori ricostituiranno le posizioni” fanno sapere i professionisti della PSU che, invece, hanno ridotto l’esposizione al mercato azionario USA. Nel contesto del recente crollo delle borse mondiali, la regione è andata meglio di molte altre e in base alle valutazioni della PSU è ora la più cara, e non di poco. Tale situazione, unita ai segnali di una crescita del credito più moderata, lascia presagire un possibile ritardo della borsa statunitense in caso di ripresa del mercato azionario globale.

“Per quanto riguarda la ripartizione settoriale, confermiamo una maggiore esposizione ai titoli ciclici, scambiati con uno sconto del 5% rispetto a quelli difensivi. Le società tecnologiche appaiono particolarmente allettanti in considerazione dell’abbondante liquidità in bilancio, che consentirà loro di far fronte al rialzo dei tassi di interesse negli USA. Il settore sarà inoltre il primo a beneficare di un’eventuale ripresa degli investimenti tecnici nel Paese” conclude la PSU.

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