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Idee di Investimento – Obbligazioni – 26 ottobre 2015

26 Ottobre 2015 10:34

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può essere il rimedio per riattivare l’inflazione? Alzare i tassi di interesse, anche se ciò potrebbe sembrare controintuitivo. È questa la soluzione indicata, nell’articolo “Perché rialzare i tassi di interesse può riattivare l’inflazione”, da Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management che, per confermare questa tesi, segnala il caso del Giappone che ha sperimentato vent’anni di tassi a zero, senza che ciò contribuisse a rilanciare la crescita e l’inflazione. Come dire, insomma, che ZIRP (Zero interst rate policy, la politica dei tassi a zero), alla lunga non funziona.

“Tuttavia, visto il nostro scenario di aumento dei tassi da parte della Fed in dicembre, prevediamo che i rendimenti dei titoli di riferimento finiscano per aumentare alla fine dell’anno, determinando rendimenti totali negativi per molti attivi a reddito fisso” puntualizza nell’articolo “Obbligazioni USA, così si affrontano le prossime mosse della Fed”, Sylvie Golay Markovich, Head Fixed Income Analysis di Credit Suisse, che poi ha aggiunto: “Riteniamo che gli inflation linked bond (le obbligazioni indicizzate all’inflazione, anche in virtù della netta sottoperformance da luglio, possano essere nelle condizioni di registrare performance superiori ai titoli di Stato a tasso fisso. Un mix tra gli inflation linked bond (che tendono ad avere scadenze lunghe) e i titoli a tasso variabile (poco sensibili al temuto rialzo dei tassi) può rappresentare la strategia da preferire rispetto alle scadenze intermedie area dollaro USA” è la conclusione a cui è giunta Sylvie Golay Markovich.

Marilyn Watson, Head of global unconstrained product strategy BlackRock’s fixed income business, invece, a seguito del meeting della BCE di giovedì scorso, ha confidato alcune decisioni di portafoglio sia nell’area euro che in quella dei cambi. In particolare, il manager, come emerge dall’articolo “Meeting BCE, come la pensa il gestore su obbligazioni e valute”, conferma il sovrappeso sul debito del Portogallo e della Slovenia, prosegue con il trading a favore dei titoli di stato spagnoli a discapito dei BTP, mentre in ambito valutario, ha una visione positiva sulla sterlina rispetto all’euro e, tra le economie emergenti, ha adottato posizioni long (rialziste) su rupia indiana, peso messicano, rand sudafricano e rupia indonesiana.

Restando in area euro, il Team di gestione di Anima sgr ha adottato nel corso dell’ultimo mese un moderato sottopeso sull’area europea Core (Germania, Olanda e Francia) e sui titoli di stato. Il Team, come si può leggere nell’articolo “Obbligazioni, dove trovare opportunità senza rischiare troppo”, mantiene al contrario un lieve sovrappeso sui governativi italiani puntando soprattutto sulle scadenze comprese tra 5 e 15 anni e, in misura minore, sui bond collegati all’inflazione (inflation linked bond): lieve sovrappeso pure sui titoli con scadenza 7-10 anni di Portogallo e Irlanda. Nell’ambito del segmento delle obbligazioni societarie, il Team di gestione di Anima ha adottato un sottopeso di duration (scadenza media dei titoli in portafoglio al fine di ridurne la sensibilità all’eventuale rialzo dei tassi di mercato) e un sovrappeso di beta (variazione dei prezzi dei titoli collegata all’andamento medio del mercato obbligazionario).

Gregoire Mivelaz, gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="ie00b567sw70"]GAM Star Credit Opportunities Fund[/tooltip-fondi], si è invece concentrato sullo scenario che prevede un aumento dei tassi USA: secondo il manager, le obbligazioni junior ad alto rendimento risultano molto meno vulnerabili, mentre le floating rate note (le obbligazioni a tasso variabile) dovrebbero beneficiare dalla revisione al rialzo dei tassi. E, di conseguenza, è questa una delle poche asset class che gli investitori possono usare per assicurarsi contro l’aumento dei tassi. Gregoire Mivelaz, come argomenta nell’articolo “Portafoglio obbligazionario, possibile guadagnare il 6% annuo”, rimane infatti posizionato ipotizzando tassi d’interesse più alti: uno scenario che, secondo il gestore, dovrebbe comportare un vantaggio ai propri floating rate note, mentre i bond ad alto rendimento a tasso fisso in portafoglio dovrebbero mostrare una buona elasticità.

Resta il fatto che i tassi di interesse del mercato obbligazionario stazionano sui minimi storici e, con ogni probabilità, lo resteranno per parecchio altro tempo non soltanto nella zona euro e in quella giapponese, ma anche negli Stati Uniti dal momento che la Fed, quando deciderà di avviare il rialzo dei tassi lo farà in modo graduale nel tempo. Uno scenario nel quale il mercato azionario potrebbe fornire un interessante contributo in termini di extra rendimento. Tuttavia, per riuscire a generare performance non si può prescindere dall’esperienza, da una visione globale e da un approccio realmente flessibile.

In quest’ottica è stato pensato Invesco Global Income fund: una soluzione di investimento bilanciata che punta a creare valore investendo sui mercati azionari di tutto il mondo senza tuttavia rinunciare ad un solido legame con l’investimento obbligazionario. Per riuscire a raggiungere questi ambiziosi target il fondo, come è spiegato nell’articolo “Portafoglio bilanciato, visione globale con competenza e talento unici”, unisce, in una unica gestione, il talento dimostrato negli anni nel reddito fisso da Paul Read ePaul Causer, e l’elevato standing qualitativo in ambito azionario comprovato sul campo da Nick Mustoe: i primi due manager vantano infatti un’eccellente track record (l’andamento dei risultati di gestione degli ultimi anni) alla guida dei comparti obbligazionari Invesco Euro Corporate bond fund, Invesco Pan European High income fund e Invesco Global total return (EUR) bond fund, mentre Nick Mustoe si è distinto negli ultimi anni come gestore dell’Invesco Global Equity Income fund.

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