Lavoro, far leva sulla voglia di fare impresa dei giovani

reare in Italia nuovi posti di lavoro soprattutto per i giovani? La risposta potrebbe essere relativamente semplice: è indispensabile stimolare la voglia di fare impresa dei giovani. Peccato che metterla in pratica non lo è affatto, soprattutto nel nostro paese che in termini di ambiente imprenditoriale per le giovani generazioni si colloca al 49esimo posto a livello mondiale.

A calcolarlo ci ha pensato un’indagine a cura di The European House – Ambrosetti che ha calcolato l’indice di imprenditorialità dei principali paesi a livello internazionale, in base ad una media di parametri tra i quali il livello di formazione, la quantità degli investimenti, il budget dell’R&S (ricerca e sviluppo) delle grandi e medie aziende, l’entità del capitale di rischio disponibile direttamente (in capo all’imprenditore) o indirettamente (tramite banche e finanziatori terzi), la diffusione della tecnologia, l’efficienza delle infrastrutture.

Ebbene, l’indice di imprenditorialità dell’Italia non va oltre 41,3 punti, cioè circa la metà rispetto ai top della graduatoria (Stati Uniti, 85 punti, e Canada, 81,5 punti), e ben distante comunque anche rispetto ai paesi piazzati tra la terza posizione (Australia con 77,6 punti) e l’undicesima (Germania con 67,4 punti). Un ambiente ostile quindi a intraprendere una nuova attività per un italiano, in particolare per i più giovani: basti pensare che soltanto il 5% degli imprenditori del nostro paese ha meno di 40 anni mentre quelli over 70 pesano per oltre il 20% sul totale. E pensare che le start up (molte delle quali sono promosse dai giovani imprenditori) hanno dimostrato di non essere affatto fatiscenti quando il contesto si dimostra accogliente e favorevole alla loro diffusione: negli Stati Uniti, il 40% circa del PIL è generato da imprese nate dopo gli anni ’80 e ben oltre il 60% dei posti di lavoro creati dalle start up viene conservato dopo i primi 5 anni di attività.