Federal Reserve
Tassi Fed, le ragioni dell’aumento a dicembre e quelle per un rinvio
9 Novembre 2015 10:25
ese si collocavano in media intorno alle 188 mila unità. Invece il dato USA sui payroll dei settori non agricoli di ottobre riportato venerdì scorso dal Bureau of Labor Statistics si è attestato molto al di sopra di tale soglia: i nuovi posti di lavoro nel mese sono stati infatti pari a 271 mila unità. A questi dati positivi sulla crescita dell’occupazione negli Stati Uniti, se ne sono aggiunti altri che forniscono spessore alla qualità del nuovo lavoro per gli americani: quello relativo al tasso di disoccupazione, che è sceso al 5%, e quello inerente la crescita dei salari, salita al 2,5%. Si tratta di dati che iniziano a segnalare che il miglioramento del mercato del lavoro stia iniziando a tradursi anche in salari più elevati.
“Tutto questo, rafforza le ragioni a favore di un rialzo dei tassi a dicembre, quando ci sarà un incontro della Federal Reserve definito dal presidente Janet Yellen «vivo», nel senso che un intervento sarà senz’altro sul tavolo. Nel caso fosse effettivamente deciso un aumento dei tassi, cosa ancora incerta dato che manca ancora un mese di dati da pubblicare, ci aspetteremmo una comunicazione accompagnatoria dal tono «da colomba», in modo da rendere tale decisione accettabile da parte dei mercati” commenta Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, secondo il quale, sebbene la bilancia dei rischi inflativi si sia ora spostata leggermente verso un rialzo dei prezzi al consumo, sembra comunque non esserci bisogno di una stretta aggressiva di politica monetaria: il livello di inflazione attuale vicino allo zero, i salari che mostrano un aumento che resta ancora di modesta entità e l’apprezzamento del dollaro, sono, secondo l’economista, tutti elementi che lavorano al posto della Fed.
“Tutto questo, rafforza le ragioni a favore di un rialzo dei tassi a dicembre, quando ci sarà un incontro della Federal Reserve definito dal presidente Janet Yellen «vivo», nel senso che un intervento sarà senz’altro sul tavolo. Nel caso fosse effettivamente deciso un aumento dei tassi, cosa ancora incerta dato che manca ancora un mese di dati da pubblicare, ci aspetteremmo una comunicazione accompagnatoria dal tono «da colomba», in modo da rendere tale decisione accettabile da parte dei mercati” commenta Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, secondo il quale, sebbene la bilancia dei rischi inflativi si sia ora spostata leggermente verso un rialzo dei prezzi al consumo, sembra comunque non esserci bisogno di una stretta aggressiva di politica monetaria: il livello di inflazione attuale vicino allo zero, i salari che mostrano un aumento che resta ancora di modesta entità e l’apprezzamento del dollaro, sono, secondo l’economista, tutti elementi che lavorano al posto della Fed.