Absolute Return Bond

Fondi obbligazionari, come affrontare le sfide del 2016

12 Novembre 2015 11:33

financialounge -  Absolute Return Bond Christophe Bernard Fondi obbligazionari Paul Nicholson tassi di interesse Vontobel
è dubbio che i prossimi mesi si prospettino molto difficili per chi investe nel mercato obbligazionario. E, di conseguenza, anche per i gestori di fondi obbligazionari che saranno chiamati ad affrontare sfide difficili nel 2016. Un primo assaggio di quello che potrebbe aspettare i manager dei comparti obbligazionari lo si è potuto sperimentare da metà aprile di quest’anno in poi. Da quel periodo, nel corso del quale i tassi del mercato obbligazionario della zona euro hanno toccato i minimi di sempre sulla sia dell’avvio del QE da parte della BCE, i prezzi dei titoli di stato e dei bond societari hanno ricominciato a scendere e i tassi di rendimento (che si muovono in direzione opposta ai prezzi dei titoli) sono gradualmente risaliti.

Le performance per i gestori dei fondi obbligazionari sono state, in generale, negative: tra il 10 aprile e il 4 novembre, l’indice generale dei fondi obbligazionari ha lasciato sul terreno l’1,9%. I fondi obbligazionari corporate bond euro investment grade hanno perso il 2,4% e gli obbligazionario governati euro a medio lungo termine il 3,1%. Nel frattempo, i dati economici degli Stati Uniti hanno superato le aspettative e hanno confermato la previsione di alcuni asset manager secondo la quale la precedente debolezza economica americana era temporanea: tra questi anche Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel Asset Management, che ribadisce la propria convinzione circa un possibile rialzo dei tassi d'interesse statunitensi a dicembre da parte della Fed.

In questo difficile contesto, come affrontare i mercati obbligazionari e vincere le sfide del 2016? Abbiamo girato la domanda a Paul Nicholson, CFA, Senior Portfolio manager del fondo [tooltip-fondi codice_isin="lu0105717663"]Vontobel - Absolute Return Bond[/tooltip-fondi] di Vontobel Asset Manangement.

“Quello che stiamo cercando di allestire è un fondo a reddito fisso per tutte le stagioni. Per centrare questo obiettivo è necessario essere consapevoli che il vento può cambiare: è pertanto indispensabile sapersi destreggiare per mantenere ferma la destinazione desiderata” premette il manager che poi spiega quali siano gli elementi distintivi del fondo: “In primis abbiamo l’obiettivo di generare un rendimento superiore al tasso Libor. In secondo luogo la priorità è nella liquidità e nella flessibilità. Vogliamo garantire, in tutte i periodi, la possibilità di inclinare le nostre esposizioni di portafoglio: in pratica avere in portafoglio strumenti e investimenti estremamente liquidi. Siamo convinti che la combinazione di queste due priorità possano fare realmente la differenza rispetto a molti altri fondi concorrenti. Alcuni dei principali fondi di categorie possono vantare performance molto elevate. Altri, invece, sono di grande successo in termini di raccolta netta. Tuttavia, quello che abbiamo alle spalle è un ciclo rialzista lungo sei anni per il credito: per definizione, il ciclo finirà e ci saranno gravi problemi di liquidità. In quest’ottica, puntiamo ad assumere la massima liquidabilità del portafoglio come elemento di distinzione molto netta tra come gestiamo il nostro portafoglio e i concorrenti” .

Paul Nicholson fa quindi un esempio per chiarire meglio il concetto. Se un gestore di un fondo obbligazionario absolute return ha in portafoglio per esempio un 30% di una specifica asset class obbligazionaria e in uno scenario di sell off (vendita di titoli sul mercato senza distinzione di quantità e di prezzo) volesse proteggere tale posizione dovrebbe farlo tramite CDS (Credit Default Swap, i contratti che consentono di assicurare gli investimenti nel caso di un fallimento dell’emittente): ciò permetterebbe di non vendere sul mercato i titoli che risulterebbero penalizzati dal crollo dei prezzi. Ma fare questo corrisponde ad adottare contemporaneamente due strumenti in portafoglio (uno consistente nel 30% di possesso di titoli obbligazionari) e l’altro (rappresentato dal 30% di cds ad essi collegati come protezione) che sono profondamente diversi tra loro, con due liquidità diverse. Nel complesso, questo approccio aumenta il rischio di base all'interno del fondo. Paul Nicholson, invece, quando investe nel credito lo fa solo tramite CDS index (CIO+ indici di CDS) sia per le posizioni long (rialziste) che per quelle short (ribassiste): questo consente di liquidare le posizioni senza problemi in qualsiasi scenario di mercato.

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