Credit Suisse
Come sfruttare le attività correlate a fusioni e acquisizioni
13 Novembre 2015 10:59
e duecento miliardi di dollari. A tanto è ammontato il controvalore mondiale delle attività di M&A (fusioni e acquisizioni) in tutto il mondo nei primi 10 mesi di quest’anno. Si tratta di volumi pari al 28 per cento in più rispetto allo scorso anno che pure finì con il registrare il record assoluto annuale in termini di M&A. Un trend che, vista l’ingente liquidità disponibile sul mercato e le casse di molte corporation ricche di cospicua liquidità, dovrebbe proseguire.
Peccato che non sia facile sfruttare questo trend per il risparmiatore che si affida ai fondi tradizionali. Infatti anche i fondi a gestione attiva riescono a sfruttare questo “filone” d’investimento in modo parziale sia perché non possono concentrare eccessivamente le scelte di portafoglio in questa direzione e sia perché è indispensabile disporre di competenze specifiche. Quelle che, invece, possono vantare i gestori di fondi alternativi specializzati nelle strategie merger arbitrage.
Queste ultime sono le strategie che consentono di prendere posizione su aziende frutto di fusione e acquisizione (puntando sulle azioni della società piuttosto che sui titoli del debito), al fine di sfruttare disallineamenti (anche temporanei) nelle valutazioni di mercato. Si tratta di strategie che hanno implicazioni positive in termini di diversificazione, di decorrelazione (andamento non vincolato alla tendenza di fondo dei mercati) e di rendimenti corretti per il rischio.
“La crescente pressione per aumentare i margini e i profitti aziendali sta contribuendo a un maggiore numero di fusioni e acquisizioni. Ciò, con ogni probabilità, andrà a vantaggio dei fondi attivi nel merger arbitrage” dichiara infatti Stefan Graber, Head Commodity & Alternative Investment Strategy di Credit Suisse, che, in generale, continua a considerare positivamente le strategie adottate dagli hedge fund nel quadro attuale di tassi bassi/negativi, volatilità elevata e incertezza sul piano della politica.
Il manager, in particolare, favorisce gli stili di gestione attivi nel trading tattico (ad esempio la strategia Global macro focalizzata sui trend macro economici), seguiti dalle strategie fondamentali (long/short equity, che permettono di puntare al rialzo e al ribasso su Borse e settori), e gli stili event-driven (come, per l’appunto, il merger arbitrage). Va ricordato che l’attività di M&A assume andamenti ciclici i cui principali fattori di supporto sono da rintracciarsi nei volumi e nei premi delle negoziazioni. A settembre 2015 le negoziazioni risultavano in rialzo di quasi il 15% su base annua: una variazione positiva importante ma ancora inferiore del 23% rispetto ai massimi precedenti. La notevole liquidità nelle casse delle società e un numero significativo di negoziazioni con ricorso alla liquidità, suggeriscono che il ciclo di M&A ha uno spazio di manovra per ampliarsi nei prossimi trimestri soprattutto alla luce del fatto che l’attività di rilevamento nel private equity è rimasta finora relativamente ai margini.
“I fondi nel merger arbitrage forniscono un’interessante esposizione adeguata ai rischi per questo tema, altrimenti di difficile implementazione nei portafogli. La mancanza di attività di negoziazione negli anni post-crisi finanziarie (2007 -2008) ha visto una performance deludente degli strumenti di merger arbitrage. Riteniamo che ciò stia cambiando e prevediamo rendimenti vicini ai livelli storici in futuro, non appena il ciclo di fusioni & acquisizioni riprenderà slancio” conclude Stefan Graber.
Questo approccio però non è affatto privo di rischi. I fondi dedicati alle attività di fusioni & acquisizioni presentano una certa esposizione ai movimenti generali dei mercati azionari e i potenziali guadagni sono esposti a rischi di negoziazione imprevisti che potrebbero comportare forti perdite nel caso in cui una transazione fallisse o si concretizzasse in modo meno proficuo rispetto a quello stimato.
Peccato che non sia facile sfruttare questo trend per il risparmiatore che si affida ai fondi tradizionali. Infatti anche i fondi a gestione attiva riescono a sfruttare questo “filone” d’investimento in modo parziale sia perché non possono concentrare eccessivamente le scelte di portafoglio in questa direzione e sia perché è indispensabile disporre di competenze specifiche. Quelle che, invece, possono vantare i gestori di fondi alternativi specializzati nelle strategie merger arbitrage.
Queste ultime sono le strategie che consentono di prendere posizione su aziende frutto di fusione e acquisizione (puntando sulle azioni della società piuttosto che sui titoli del debito), al fine di sfruttare disallineamenti (anche temporanei) nelle valutazioni di mercato. Si tratta di strategie che hanno implicazioni positive in termini di diversificazione, di decorrelazione (andamento non vincolato alla tendenza di fondo dei mercati) e di rendimenti corretti per il rischio.
“La crescente pressione per aumentare i margini e i profitti aziendali sta contribuendo a un maggiore numero di fusioni e acquisizioni. Ciò, con ogni probabilità, andrà a vantaggio dei fondi attivi nel merger arbitrage” dichiara infatti Stefan Graber, Head Commodity & Alternative Investment Strategy di Credit Suisse, che, in generale, continua a considerare positivamente le strategie adottate dagli hedge fund nel quadro attuale di tassi bassi/negativi, volatilità elevata e incertezza sul piano della politica.
Il manager, in particolare, favorisce gli stili di gestione attivi nel trading tattico (ad esempio la strategia Global macro focalizzata sui trend macro economici), seguiti dalle strategie fondamentali (long/short equity, che permettono di puntare al rialzo e al ribasso su Borse e settori), e gli stili event-driven (come, per l’appunto, il merger arbitrage). Va ricordato che l’attività di M&A assume andamenti ciclici i cui principali fattori di supporto sono da rintracciarsi nei volumi e nei premi delle negoziazioni. A settembre 2015 le negoziazioni risultavano in rialzo di quasi il 15% su base annua: una variazione positiva importante ma ancora inferiore del 23% rispetto ai massimi precedenti. La notevole liquidità nelle casse delle società e un numero significativo di negoziazioni con ricorso alla liquidità, suggeriscono che il ciclo di M&A ha uno spazio di manovra per ampliarsi nei prossimi trimestri soprattutto alla luce del fatto che l’attività di rilevamento nel private equity è rimasta finora relativamente ai margini.
“I fondi nel merger arbitrage forniscono un’interessante esposizione adeguata ai rischi per questo tema, altrimenti di difficile implementazione nei portafogli. La mancanza di attività di negoziazione negli anni post-crisi finanziarie (2007 -2008) ha visto una performance deludente degli strumenti di merger arbitrage. Riteniamo che ciò stia cambiando e prevediamo rendimenti vicini ai livelli storici in futuro, non appena il ciclo di fusioni & acquisizioni riprenderà slancio” conclude Stefan Graber.
Questo approccio però non è affatto privo di rischi. I fondi dedicati alle attività di fusioni & acquisizioni presentano una certa esposizione ai movimenti generali dei mercati azionari e i potenziali guadagni sono esposti a rischi di negoziazione imprevisti che potrebbero comportare forti perdite nel caso in cui una transazione fallisse o si concretizzasse in modo meno proficuo rispetto a quello stimato.
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