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Mercati, ecco cosa preferire tra azioni e obbligazioni

19 Novembre 2015 11:08

financialounge -  mercati azionari mercati obbligazionari Pictet
guarda il comportamento dei mercati da inizio anno si può facilmente constatare due cose. La prima è che il parcheggio di liquidità in strumenti monetari (come fondi ed etf monetari area euro) non solo non ha pagato in termini di rendimento ma ha addirittura fatto perdere denaro (-0,2%, l’indice dei fondi monetari euro da inizio anno). La seconda è che le azioni hanno fatto guadagnare di più delle obbligazioni. Si tratta, secondo molti osservatori di una tendenza che dovrebbe proseguire anche nei prossimi 12 mesi corredata però da una volatilità media più elevata con picchi di oscillazione ampi e ripetuti nel corso del prossimo anno.

Ma cosa preferire tra azioni e obbligazioni? “I nostri indicatori del sentiment (la predisposizione complessiva degli investitori) non danno più un segnale di acquisto e sono passati a livelli più neutrali in seguito al forte rally azionario di ottobre. Eppure, mentre alcuni mercati appaiono ipercomprati (cioè evidenziano un eccesso di flussi di acquisto negli ultimi tempi) dopo il recente rimbalzo, molti investitori mantengono un atteggiamento prudente nei confronti del rischio. Il posizionamento dei gestori di hegde fund risulta ancora ribassista (cioè le posizioni di portafoglio al ribasso prevalgono su quelle al rialzo) e i volumi di trading restano sotto la norma” riferiscono gli esperti della Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, secondo i quali le valutazioni azionarie sono tornate a livelli più neutrali dopo il rialzo del 10% registrato nell’ultimo mese su scala globale. Se il calo dei rendimenti obbligazionari è un fattore positivo per i titoli azionari, preoccupano le incerte prospettive dei profitti societari a livello mondiale: infatti, in tutte le principali aree geografiche ed economiche, gli analisti continuano a rivedere le previsioni più al ribasso che al rialzo. Negli Stati Uniti, sebbene circa tre quarti delle società che hanno pubblicato i risultati trimestrali abbia superato le attese, il quadro sottostante non appare comunque eccessivamente positivo. Utili, fatturato e margini evidenziano una contrazione su base annua, molto insolita in una fase di ripresa.

“Detto ciò, ora che i titoli azionari globali scambiano a un rapporto prezzo-utili (p/e) di 15 e a un rapporto prezzo-valore nominale (p/bv) di 1,9, le valutazioni sono in linea con le medie storiche di lungo periodo. Rispetto alle obbligazioni, le azioni restano comunque convenienti, soprattutto in Europa e Giappone” concludono gli analisti della PSU.

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