Goldman Sachs Asset Management

Debito emergente, quello in valuta forte è un’occasione

23 Novembre 2015 11:46

financialounge -  Goldman Sachs Asset Management mercati emergenti Yacov Arnopolin
dizio sul debito emergente è sostanzialmente positivo sul segmento in valuta forte, mentre si preferisce propendere per un’attenta selezione sia per quanto riguarda quello in valuta locale (ancora troppo esposto alle fluttuazioni delle divise dei paesi emergenti) che per i corporate bond (che potrebbero veder aumentare il rischio fallimento nel 2016). Sono queste alcune delle più importanti indicazioni fornite da Yacov Arnopolin, gestore di Goldman Sachs Asset Management specializzato in Emerging Market Debt in questa intervista in esclusiva a FinanciaLounge.

Negli ultimi 2 anni, l’asset class Emerging Markets Debt ha subito un drastico calo di appeal tra gli investitori: qual è la vostra view oggi su questa asset class?
"Il calo dell’interesse nell’asset class è stato circoscritto agli investitori retail e si è manifestato a partire dal cosiddetto taper tantrum, la brusca crescita dei tassi dei bond governativi statunitensi del maggio 2013 (quando le indiscrezioni su un possibile ridimensionamento degli acquisti di titoli obbligazionari in dollari da parte della FED scatenò una vendita di titoli sui mercati finanziari tra i quali, in particolare, quelli del debito emergente). Gli investitori istituzionali, infatti, hanno cominciato ad esporsi a questa asset class da pochi anni e, peraltro, con quote nei portafogli comprese tra il 3 e il 5 per cento. Inoltre il loro orizzonte temporale, di più lungo periodo rispetto a quello dei piccoli risparmiatori, ha permesso a molti istituzionali di mantenere il debito emergente in portafoglio nonostante le forti oscillazioni di questi ultimi due anni e mezzo. Una scelta dettata anche dal fatto che l’attuale rendimento di questa asset class è attraente rispetto ai valori medi del mercato obbligazionario. In particolare, siamo positivi sul segmento hard currency (quello relativo al debito emergente denominato in valuta forte e in dollari più nello specifico) e torniamo a valutare in modo selettivo gli acquisti nel segmento local currency (valuta locale)".

Ritenete che il probabile rialzo dei tassi USA posso avere implicazioni negative sul debito emergente?
"Se osserviamo cosa è accaduto in passato subito dopo i rialzi dei tassi USA (sia quelli della FED che quelli relativi alla curva dei tassi americani a medio e lungo termine), possiamo constatare che gli spread (l’extra rendimento rispetto ai titoli di stato americani di pari durata) del debito emergente tendono a ridursi. Questa volta, però, sarà necessario che la FED proceda con molta attenzione. Riteniamo che la Banca Centrale americana debba rialzare i tassi a dicembre, per ribadire il proprio ruolo di guida forte dei mercati finanziari, ma che in contemporanea, Janet Yellen, presidente della FED, nella conferenza stampa assicuri gli investitori che i successivi rialzi saranno «graduali» e commisurati alla effettiva qualità della crescita economica USA".

Cosa pensate in particolare sul debito emergente in valuta forte?
"L’investimento nel debito emergente, esattamente come qualsiasi altro investimento obbligazionario, ha il duplice obiettivo di incassare le cedole periodiche e il rimborso del capitale iniziale investito a scadenza. Ora, osservando il rapporto debito/pil dei paesi emergenti si nota che è basso in assoluto e molto più basso rispetto alla media dei paesi industrializzati. Non solo, è ancora più contenuto il rapporto debito/pil in dollari, e tende quasi ad azzerarsi se nel computo si tiene conto delle riserve valutarie che in questi ultimi decenni si sono rafforzate in modo significativo. Questo per dire che ci sono buone probabilità che, dei 61 paesi emergenti dell’indice, solo uno o due (Venezuela ed Ecuador) sono veramente a rischio default (fallimento). E questo ci rende positivi sull’asset class debito emergente in valuta forte".

E sul debito emergente in valuta locale?
"In questo segmento, se si guarda le attuali quotazioni delle valute si potrebbe essere indotti a pensare che siano già quantomeno correttamente valutate se non, in diversi casi, sottovalutate. Tuttavia, mentre le quotazioni dei titoli obbligazionari sottovalutati tendono di solito a riprendersi dai minimi in modo più immediato, nel caso delle valute è necessario essere più prudenti. I tassi di cambio, infatti, hanno molte implicazioni : dai prezzi delle materie prime ai flussi di investimento e disinvestimento esteri, dalle esportazioni e importazioni, e alle speculazioni finanziarie. Questo contesto ci rende meno positivi nel breve termine su questa asset class ma fiduciosi a medio termine: gli investitori con orizzonte temporale di almeno tre anni potrebbero puntare sul debito emergente in valuta locale".

Nell’ambito dei corporate bond EM ritenete ci sia valore?
"Questo specifico segmento di mercato mostra una duration (scadenza media dei titoli) inferiore a quella dei titoli governativi. Ciò lo rende leggermente meno esposto agli impatti derivanti dal rialzo dei tassi USA. Tuttavia, osservando le dinamiche dei diversi paesi emergenti, temiamo che nel 2016 ci possa essere un incremento dei tassi di default (fallimento) tra gli emettenti emerging, soprattutto in quei paesi (come per esempio il Brasile) più colpiti dal rallentamento dell’economia. Per queste ragioni preferiamo essere estremamente selettivi negli emittenti sui quali investire: attualmente selezioniamo bond all’interno di una rosa di circa 20 emittenti".

 

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