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Strategie liquid alternative, attenti alla troppa enfasi

11 Dicembre 2015 11:21

financialounge -  Invesco liquid alternative long short equity Sergio Trezzi
più spesso, parlando di cosa ci si aspetta per il 2016, gli esperti di asset allocation suggeriscono portafogli flessibili, ampiamente diversificati e moderatamente più esposti alle asset class più rischiose (come azioni e obbligazioni convertibili e high yield). Il problema di fondo, tuttavia, è che se la liquidità rende zero un portafoglio bilanciato ben diversificato in azioni e obbligazioni tenderà ad avere nel medio periodo un rendimento tra i tre e i quattro punti percentuali su base annua con una rischiosità tra l’8% e i 10%.

Secondo alcuni attenti osservatori, questo significa che i rischi non sono adeguatamente remunerati come lo sono stati in media negli ultimi 10 anni. Per cercare di migliorare il rapporto rischio / rendimento atteso di un portafoglio bilanciato, questi esperti suggeriscono di ricorrere ai fondi liquid alternative che affiancano, alle posizioni azionarie e obbligazionarie classiche in portafoglio, una gestione attiva il cui rendimento atteso può oscillare tra il 3% e il 7% (a seconda della tipologia di prodotto selezionato) con una scarsa correlazione con i mercati. Ricordiamo che i liquid alternative sono fondi che hanno l’obiettivo di generare performance positive a prescindere dall’andamento dei mercati finanziari, ricorrendo a strumenti altamente liquidi, quali azioni, obbligazioni, e contratti derivati. Precisato questo, c’è da segnalare che c’è anche chi mette in guardia nello sposare ad occhi chiusi queste scelte di portafoglio.

“Ritengo che ci sia oggi sul mercato italiano troppa enfasi sulle strategie alternative e più in particolare su quelle liquid alternative” puntualizza Sergio Trezzi, Managing director, European (ex UK) head of retail sales and client service and Latam, e Country Head di Invesco per l'Italia, secondo cui è opportuno, innanzitutto conoscere bene il funzionamento di questi prodotti e le ragioni per le quali possono essere ragionevole inseriti in un portafoglio ampiamente diversificato.

“In secondo luogo, entrando più nello specifico, ritengo che mentre sono d’accordo nel trovare utili sia i prodotti macro (che sono gestiti sulla base di scelte macro economiche) che quelli market neutral (che investono assumendo una esposizione neutrale verso il mercato di riferimento), diffido dai long short equity che, peraltro, sono largamente i più collocati sul mercato” dice Sergio Trezzi che spiega la sua posizione sui fondi long / short equity non tanto sulla strategia alternativa in se quanto piuttosto sull’offerta disponibile sul mercato. Dal momento che i prodotti long short equity giocano la doppia partita al rialzo (sui titoli ritenuti sottovalutati) e al ribasso (su quelli considerati sopravvalutati), Sergio Trezzi non crede che possa essere così diffusa, tra le diverse case d’investimento, la capacità di selezionare i titoli azionari soprattutto per quanto riguarda la parte short (ribassista).

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