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Idee di Investimento – Azioni – 14 dicembre 2015

14 Dicembre 2015 10:26

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16 i fattori chiave per generare valore a beneficio degli investitori saranno la selezione di idee ad alta convinzione, un approccio flessibile e unconstrained (svincolato cioè da benchmark e panieri di riferimento rigidi) alla gestione dei portafogli e tecniche di investimento finalizzate a preservare il capitale investito. È quanto sostiene nell’articolo “Positivi sulle azioni, ma rischi di coda in aumento” Giordano Lombardo, CEO e Group CIO di Pioneer Investments secondo il quale la crescita economica resta ancora sostanzialmente debole, permangono incertezze legate ai rischi geopolitici e non si possono escludere errori di politica monetaria in considerazione dei processi di transizione (in particolare, ma non solo, in Cina) e delle condizioni di scarsa liquidità.

Un contesto nel quale allestire portafogli efficienti in termini di rischio / rendimento atteso sarà ancora più complicato del solito. A questo proposito c’è chi, come Sergio Trezzi, Managing director, European (ex UK) head of retail sales and client service and Latam, e Country Head di Invesco per l’Italia, mette in guardia nello sposare ad occhi chiusi la tesi in base alla quale la soluzione consiste nell’esporsi in modo indiscriminato ai fondi liquid alternative, cioè quei fondi che hanno l’obiettivo di generare performance positive a prescindere dall’andamento dei mercati finanziari, ricorrendo a strumenti altamente liquidi, quali azioni, obbligazioni, e contratti derivati. “Ritengo che ci sia oggi sul mercato italiano troppa enfasi sulle strategie alternative e più in particolare su quelle liquid alternative” puntualizza nell’articolo “Strategie liquid alternative, attenti alla troppa enfasi”, Sergio Trezzi, secondo cui è opportuno, innanzitutto conoscere bene il funzionamento di questi prodotti e le ragioni per le quali possono essere ragionevole inseriti in un portafoglio ampiamente diversificato. “In secondo luogo, entrando più nello specifico, ritengo che mentre sono d’accordo nel trovare utili sia i prodotti macro (che sono gestiti sulla base di scelte macro economiche) che quelli market neutral (che investono assumendo una esposizione neutrale verso il mercato di riferimento), diffido dai long short equity che, peraltro, sono largamente i più collocati sul mercato” dice Sergio Trezzi che spiega la sua posizione sui fondi long / short equity non tanto sulla strategia alternativa in se quanto piuttosto sull’offerta disponibile sul mercato. Dal momento che i prodotti long short equity giocano la doppia partita al rialzo (sui titoli ritenuti sottovalutati) e al ribasso (su quelli considerati sopravvalutati), Sergio Trezzi non crede che possa essere così diffusa, tra le diverse case d’investimento, la capacità di selezionare i titoli azionari soprattutto per quanto riguarda la parte short (ribassista).

Proprio la qualità dimostrata sul campo in tema di gestione attiva a Wall Street, è quella che può invece sfoggiare Samantha McLemore, co-gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="IE00BFD3QK20"]Legg Mason Opportunity[/tooltip-fondi] e premiata da Citywire come miglior gestore 2015 nella categoria Equity – North America. Un fondo caratterizzato da un approccio di tipo value, orientato ad identificare il valore intrinseco di ogni società, con la pazienza di aspettare il tempo necessario per coglierne i vantaggi e linee guida flessibili, per riuscire ad intercettare le opportunità presenti in tutte le aree del mercato azionario americano. “Attualmente stiamo forse assistendo ad una delle fasi di bull market (mercato azionario tendenzialmente rialzista) più longeve mai vissute dalla nostra generazione. Dopo le forti svalutazioni e il pessimismo seguito all’ultima crisi finanziaria, oggi ci troviamo ad assistere ad una crescita economica moderata, un livello di inflazione favorevole, redditività e bilanci aziendali solidi, valutazioni in linea con le medie storiche ed una sensibilità del mercato ancora molto acuita, che si esaspera a volte in punte di estrema diffidenza ai primi segnali di volatilità. Non vi è traccia quindi degli eccessi che di solito caratterizzano la fase di picco di un mercato rialzista e questo sembra indicare che il mercato ha il potenziale per crescere ulteriormente” ha commentato nell’articolo “Azionario USA, qualità nella selezione e pazienza nel raccoglierne i frutti” Samantha McLemore.

Guardando ai listini del Vecchio Continente, invece, secondo gli esperti della divisione Global Equity Research di Credit Suisse, a beneficiare di più della fase gradualmente rialzista dei tassi USA dovrebbero essere: i settori europei dei componenti auto, delle agenzie di lavoro, del software e delle agenzie pubblicitarie, alcuni selezionati titoli finanziari, i settori dei semiconduttori e dell’hardware e, più in generale, i settori ciclici. Al contrario, come gli stessi analisti commentano nell’articolo “Tutti gli impatti in portafoglio del primo rialzo dei tassi della Fed”, meglio stare alla larga dai Reits del Regno Unito, i beni di consumi di prima necessità europei e le utilities USA che, essendo settori molto legati al trend obbligazionario e, di conseguenza, potrebbero soffrire molto il potenziale rialzo dei tassi.

Restando in Europa, il team azionario di Unione Bancaire Privè (UBP) vede oggi il Vecchio Continente ripercorrere la strada sulla quale viaggiavano gli Stati Uniti tre anni fa, quando lanciarono il proprio programma di QE (Quantitative Easing). Questo vorrebbe dire che nel 2016 gli utili societari europei dovrebbero sorprendere in positivo e il ciclo di ripresa domestica favorire il settore dei beni voluttuari e per quelli legati al ciclo economico. Anche per questo il team azionario di UBP indica l’information technology come il settore destinato a trainare la crescita. “Dal momento che ipotizziamo un contesto di crescita moderata, il tema di investimento preferito per le scelte di portafoglio resta la tecnologia. Le ragioni che ce lo fanno preferire sono piuttosto evidenti: il mondo è sempre più digitalizzato e continuerà a trasformare le nostre vite e le nostre economie” puntualizza il Team. La tecnologia consente di ottimizzare l’efficienza (in termini di costi e di servizi) e permette alle imprese di crescere, anche in modo rapido, in termini dimensionali in un mondo in cui i business tradizionali stentano a crescere se non tramite acquisizioni. Secondo il team azionario di UBP, come argomentato nell’articolo “Scelte azionarie, Europa e tecnologia in prima fila nel 2016”, le valutazioni del settore tecnologia sono ancora allettanti, specialmente quando vengono confrontate col potenziale di crescita: ciò, sempre per il Team, è vero anche per il settore healthcare, che sembrerebbe ora pronto a ripartire grazie a fondamentali piuttosto solidi.

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