cambiamenti climatici

Perché preferire la conoscenza all’informazione superficiale

16 Dicembre 2015 11:32

financialounge -  cambiamenti climatici Carlo Benetti GAM investimenti orizzonte temporale
talmente sopraffatti dalle notizie da perderne il filo connettivo per il semplice fatto che le notizie danno informazione ma non conoscenza, raccontano gli eventi ma non spiegano i processi. Insomma, conosciamo i fatti ma perdiamo di vista i fenomeni. Per esempio il cambiamento climatico è un fenomeno di lungo periodo che non si arresta certo davanti alle dichiarazioni di intenti. Secondo gli esperti il cambiamento climatico ha innalzato del 40% le probabilità che si verifichino episodi di piogge violente. La comprensione del fenomeno e soprattutto delle sue conseguenze è la pre-condizione per un serio impegno di politici, scienziati, pubbliche opinioni e per l’adozione di nuove abitudini nell’uso delle risorse naturali. Non solo. Il cambiamento climatico è all’origine anche di rischi finanziari.

“Dal 1980 il numero dei danni provocati da disastri climatici è triplicato, gli esborsi assicurativi sono passati da circa dieci miliardi di dollari negli anni ’80 ai 50 miliardi degli ultimi dieci anni” ha rivelato Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra e presidente del Financial Stability Board, nel tratteggiare le relazioni causali tra cambiamento climatico e stabilità finanziaria. Ma non c’è solo la finanza, il cambiamento climatico interpella anche l’economia reale.

“I fondi sovranazionali e i grandi fondi pensione, istituzioni abituate a pensare a lungo termine non solo a parole, hanno già cominciato ad adeguare le asset allocation strategiche in relazione ai fenomeni di più lungo periodo. Sono sempre di più gli investitori istituzionali che stanno riconfigurando le loro allocazioni di portafoglio con un occhio alle nuove fonti di rischio, diversificando gli investimenti in energie rinnovabili, suolo agricolo, legname, infrastrutture” fa presente Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell’Alpha e il Beta del 14 dicembre che, tuttavia, avverte: il «long term thinking» (ovvero l’approccio di lungo termine) non è un esercizio semplice, come non è esercizio semplice abituarsi all’uso della logica. Ma sta affiorando una tendenza piuttosto incoraggiante tra le famiglie italiane. Negli anni della crisi l’opzione principale di moltissimi risparmiatori è stata di cautela e di diffidenza. Dal 2007 al 2014 il contante e i depositi bancari erano saliti dal 23,6% al 31% del totale della ricchezza finanziaria a fronte della brusca diminuzione di azioni e obbligazioni (dal 31,8% al 24% e dal 17,6% al 11% rispettivamente). Ma nell’ultimo anno si sono profilati graduali movimenti nella direzione opposta: sono aumentati i consumi e la produzione industriale, è tornata la propensione ad investire con l’aumento delle sottoscrizioni di fondi comuni di investimento.

“La notizia è la sorte di moltissimi risparmiatori che si sentono truffati, il fenomeno di lungo termine è il rilievo che la consulenza finanziaria sta acquisendo in un numero sempre maggiore di famiglie italiane. Certo, la propensione al rischio è ancora bassa, per quasi la metà dei risparmiatori ciò che conta nella scelta degli investimenti è la garanzia del capitale e soltanto meno del 12% indica un orizzonte di investimento superiore ai tre anni” sottolinea Carlo Benetti che, tuttavia, considera un segnale importante la scelta di tornare ad investire in prodotti di investimento: si sta cioè gradualmente uscendo dalla fase più acuta della crisi e l’industria del risparmio gestito, sia nella gestione dei prodotti che nella consulenza vede accresciuta la responsabilità.

“Di «long term thinking», di pensiero critico e di nuovo stile della consulenza parleremo alla nostra GAM Insight Conference 2016 del prossimo gennaio (riservata ai soli operatori professionali), e questa è una notizia che contiene un rimando a fenomeni” conclude Carlo Benetti.

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