Goldman Sachs Asset Management
India, verso un ciclo pluriennale di crescita degli utili
8 Gennaio 2016 11:12
ati azionari emergenti hanno sofferto nel corso del 2015 e anche l’India non ha fatto eccezione, soprattutto nell’ultima parte dell’anno. Tuttavia, le riforme strutturali annunciate o avviate, i fondamentali dell’economia, le potenzialità di miglioramento dei profitti delle società, il calo del prezzo del petrolio di cui il paese è uno dei massimi importatori al mondo, rendono l’investimento nell’azionario India una delle opzioni più interessanti per diversificare la quota di portafoglio dedicato alle Borse in ottica di lungo temine (almeno cinque anni).
Ne sono convinti Prashant Khemka, CIO del team Emerging Markets Equity di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”), e Hiren Dasani, Responsabile dell’India Equity Research di GSAM. “Riconosciamo che l’opinione degli investitori è più cauta, come peraltro sembra giustificare il ritmo più lento delle riforme del governo. Inoltre, le preoccupazioni per il rallentamento della crescita economica globale e dei mercati emergenti, si sono dimostrate un ulteriore ostacolo anche per un mercato come l'India che potrebbe risultare meno esposto a tali fenomeni. Tuttavia, rimaniamo fermi nella nostra convinzione: l'India ha una straordinaria doppia opportunità derivante dal beneficio dell’attuazione delle importanti riforme strutturali nell'attuale contesto macroeconomico, e l’atteso miglioramento dei fondamentali nelle società indiane capace di attirare di nuovo gli investitori” puntualizza Prashant Khemka secondo il quale gli investitori sottovalutano il potenziale di rialzo del mercato azionario indiano e la misura in cui gli utili possono rimbalzare.
Il manager si aspetta che i margini possano ritornare alle medie storiche e che la crescita dei profitti possa accelerare dagli aumenti a cifra singola, come avvenuto negli ultimi 3 anni, ad oltre il 20% su base annua. Attualmente il mercato azionario indiano è scambiato a un rapporto prezzo / utili (p/e) prospettico di 15,7, che è in linea con la media storica di lungo periodo di 15,5. “Tali valutazioni possono rivelarsi molto interessanti se ci si trova, come noi ipotizziamo, nelle prime fasi di un ciclo pluriennale di crescita degli utili. Ma anche se i multipli dovessero rimanere sugli attuali livelli, i mercati indiani potranno ancora fornire solidi rendimenti basati solo sui guadagni (in linea con la crescita degli utili) da qui in avanti” sostiene Prashant Khemka.
Ma quali sono i principali rischi da tenere presente se si volesse investire sull’India? “Ogni segnale circa una perdita di slancio delle riforme o di un indebolimento della rappresentatività del partito di governo, potrebbero comportare rischi per gli investitori. Anche un incremento dell'inflazione, che è stata una sfida chiave per il paese, potrebbe influenzare negativamente il percorso di crescita dell’India. Allo stesso modo, in un contesto in cui ci si attende un prezzo basso del petrolio nel breve termine, se le quotazioni del greggio dovessero essere più elevate potrebbero peggiorare in modo significativo i saldi commerciali dell'India e risultare pertanto dannosi per l'economia del paese” spiega Hiren Dasani che, infine, menziona anche un ultimo pericolo: sebbene l'economia indiana sia meno orientata alle esportazioni rispetto a molti altri paesi, non è certo immune da un significativo rallentamento globale o da accresciute tensioni politiche in altri mercati emergenti, che potrebbero alimentare la volatilità dei titoli azionari indiani.
Ne sono convinti Prashant Khemka, CIO del team Emerging Markets Equity di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”), e Hiren Dasani, Responsabile dell’India Equity Research di GSAM. “Riconosciamo che l’opinione degli investitori è più cauta, come peraltro sembra giustificare il ritmo più lento delle riforme del governo. Inoltre, le preoccupazioni per il rallentamento della crescita economica globale e dei mercati emergenti, si sono dimostrate un ulteriore ostacolo anche per un mercato come l'India che potrebbe risultare meno esposto a tali fenomeni. Tuttavia, rimaniamo fermi nella nostra convinzione: l'India ha una straordinaria doppia opportunità derivante dal beneficio dell’attuazione delle importanti riforme strutturali nell'attuale contesto macroeconomico, e l’atteso miglioramento dei fondamentali nelle società indiane capace di attirare di nuovo gli investitori” puntualizza Prashant Khemka secondo il quale gli investitori sottovalutano il potenziale di rialzo del mercato azionario indiano e la misura in cui gli utili possono rimbalzare.
Il manager si aspetta che i margini possano ritornare alle medie storiche e che la crescita dei profitti possa accelerare dagli aumenti a cifra singola, come avvenuto negli ultimi 3 anni, ad oltre il 20% su base annua. Attualmente il mercato azionario indiano è scambiato a un rapporto prezzo / utili (p/e) prospettico di 15,7, che è in linea con la media storica di lungo periodo di 15,5. “Tali valutazioni possono rivelarsi molto interessanti se ci si trova, come noi ipotizziamo, nelle prime fasi di un ciclo pluriennale di crescita degli utili. Ma anche se i multipli dovessero rimanere sugli attuali livelli, i mercati indiani potranno ancora fornire solidi rendimenti basati solo sui guadagni (in linea con la crescita degli utili) da qui in avanti” sostiene Prashant Khemka.
Ma quali sono i principali rischi da tenere presente se si volesse investire sull’India? “Ogni segnale circa una perdita di slancio delle riforme o di un indebolimento della rappresentatività del partito di governo, potrebbero comportare rischi per gli investitori. Anche un incremento dell'inflazione, che è stata una sfida chiave per il paese, potrebbe influenzare negativamente il percorso di crescita dell’India. Allo stesso modo, in un contesto in cui ci si attende un prezzo basso del petrolio nel breve termine, se le quotazioni del greggio dovessero essere più elevate potrebbero peggiorare in modo significativo i saldi commerciali dell'India e risultare pertanto dannosi per l'economia del paese” spiega Hiren Dasani che, infine, menziona anche un ultimo pericolo: sebbene l'economia indiana sia meno orientata alle esportazioni rispetto a molti altri paesi, non è certo immune da un significativo rallentamento globale o da accresciute tensioni politiche in altri mercati emergenti, che potrebbero alimentare la volatilità dei titoli azionari indiani.
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