borsa
Turbolenze di Borsa, perché non conviene vendere ora
8 Gennaio 2016 13:00
te divergenza che sta emergendo tra una solida (o, comunque, abbastanza sostenibile) situazione negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nella zona euro, da un lato, e un precario contesto nei mercati emergenti e nel commercio globale, dall'altro, è fonte di volatilità per i mercati finanziari. Tuttavia, per Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, alla luce delle recenti turbolenze nel mercato cinese, con la fiducia degli investitori profondamente negativa e l'elevata avversione al rischio, è probabilmente un po’ tardi per vendere.
“La nostra tendenza è piuttosto quella di esaminare le opportunità di acquisto in aree selezionate, senza perdere di vista il rischio complessivo del portafoglio e la valutazione della probabilità di eventi o catalizzatori che potrebbero portare ad uno scenario più cupo” sostiene lo strategist secondo il quale un rallentamento della crescita cinese e prezzi delle materie prime più bassi significano minore crescita globale, carenza di inflazione, utili societari globali più contenuti, ma anche una sorta di miniera d'oro per il consumatore occidentale. “In un tale contesto, i prezzi delle materie prime restano sotto pressione, così come le attività dei mercati emergenti in senso lato. Allo stesso tempo, prospettive reddituali di settori azionari chiave quali l'energia, l'estrazione mineraria, gli industriali, i beni di lusso e le auto appaiono in discussione” argomenta Christophe Bernard per il quale la Fed potrebbe anche aspettare più del previsto prima di ulteriori aumenti dei tassi alla luce degli eventi attuali. Al contrario, sempre secondo lo strategist, una minore crescita e una limitata inflazione potrebbero invece incoraggiare la BCE e la Banca del Giappone (BoJ) nel perseguire i loro programmi di espansione monetaria.
Lo strategist rivela poi di aver sfruttato la debolezza dei mercati di dicembre per aumentare l’esposizione azionaria portandola da un peso neutrale a un sovrappeso. “I nostri portafogli non sono quindi immuni al recente sell-off (vendita senza limitazione di quantità e di prezzo dei titoli). I mercati sono in ipervenduto e il sentiment degli investitori è negativo, ed è per questo che preferiamo per il momento mantenere le posizioni. Detto questo, siamo consapevoli dei rischi per la crescita globale e i possibili impatti sui profitti globali e siamo pronti a riconsiderare la nostra posizione se necessario” confessa Christophe Bernard che aggiunge di essere ancora in sottopeso sui mercati emergenti (sia nelle azioni che nel reddito fisso), così come è poco esposto ai settori azionari e ai paesi direttamente interessati più direttamente alle turbolenze.
“Abbiamo anche un sottopeso nei confronti delle materie prime, anche se i prezzi correnti iniziano ad essere piuttosto interessanti: con le quotazioni del greggio poco sopra i 30 dollari al barile, molte compagnie petrolifere non coprono più i costi. Tuttavia, i tagli in corso nelle spese in conto capitale e la conseguente minore produzione porterà il mercato in equilibrio nel tempo: ci aspettiamo un recupero del prezzo del petrolio verso 50 dollari USA nella seconda metà del 2016” dichiara Christophe Bernard che, infine, ammette di aver recentemente ristabilito un'esposizione all'oro che considera una buona copertura a breve termine contro i rischi delle turbolenze di mercato.
“La nostra tendenza è piuttosto quella di esaminare le opportunità di acquisto in aree selezionate, senza perdere di vista il rischio complessivo del portafoglio e la valutazione della probabilità di eventi o catalizzatori che potrebbero portare ad uno scenario più cupo” sostiene lo strategist secondo il quale un rallentamento della crescita cinese e prezzi delle materie prime più bassi significano minore crescita globale, carenza di inflazione, utili societari globali più contenuti, ma anche una sorta di miniera d'oro per il consumatore occidentale. “In un tale contesto, i prezzi delle materie prime restano sotto pressione, così come le attività dei mercati emergenti in senso lato. Allo stesso tempo, prospettive reddituali di settori azionari chiave quali l'energia, l'estrazione mineraria, gli industriali, i beni di lusso e le auto appaiono in discussione” argomenta Christophe Bernard per il quale la Fed potrebbe anche aspettare più del previsto prima di ulteriori aumenti dei tassi alla luce degli eventi attuali. Al contrario, sempre secondo lo strategist, una minore crescita e una limitata inflazione potrebbero invece incoraggiare la BCE e la Banca del Giappone (BoJ) nel perseguire i loro programmi di espansione monetaria.
Lo strategist rivela poi di aver sfruttato la debolezza dei mercati di dicembre per aumentare l’esposizione azionaria portandola da un peso neutrale a un sovrappeso. “I nostri portafogli non sono quindi immuni al recente sell-off (vendita senza limitazione di quantità e di prezzo dei titoli). I mercati sono in ipervenduto e il sentiment degli investitori è negativo, ed è per questo che preferiamo per il momento mantenere le posizioni. Detto questo, siamo consapevoli dei rischi per la crescita globale e i possibili impatti sui profitti globali e siamo pronti a riconsiderare la nostra posizione se necessario” confessa Christophe Bernard che aggiunge di essere ancora in sottopeso sui mercati emergenti (sia nelle azioni che nel reddito fisso), così come è poco esposto ai settori azionari e ai paesi direttamente interessati più direttamente alle turbolenze.
“Abbiamo anche un sottopeso nei confronti delle materie prime, anche se i prezzi correnti iniziano ad essere piuttosto interessanti: con le quotazioni del greggio poco sopra i 30 dollari al barile, molte compagnie petrolifere non coprono più i costi. Tuttavia, i tagli in corso nelle spese in conto capitale e la conseguente minore produzione porterà il mercato in equilibrio nel tempo: ci aspettiamo un recupero del prezzo del petrolio verso 50 dollari USA nella seconda metà del 2016” dichiara Christophe Bernard che, infine, ammette di aver recentemente ristabilito un'esposizione all'oro che considera una buona copertura a breve termine contro i rischi delle turbolenze di mercato.