Patrick Liedtke
Solvency II, tutte le implicazioni per il settore assicurativo europeo
12 Gennaio 2016 10:54
ire in modo preciso il livello di riserva di capitale che le compagnie di assicurazione europee devono soddisfare per limitare il rischio di insolvenza.
È questo, riassunto in estrema sintesi, la priorità che si pone la direttiva europea Solvency II che si propone, infatti, di limitare i potenziali rischi di incapacità a far fronte alle richieste dei clienti da parte di una compagnia di assicurazione. Nuove norme che mirano inoltre a circoscrivere le perdite subite dagli assicurati nel caso in cui una società assicurativa non sia in grado di soddisfare completamente tutte le richieste e, soprattutto, per prevenire eventi fallimentari inviando in tempo una segnalazione all’autorità di vigilanza in modo che sia in grado di intervenire tempestivamente se il capitale scende al di sotto del livello richiesto. Per questo ogni compagnia, in aggiunta ai requisiti patrimoniali minimi, deve soddisfare in modo puntuale altri pericoli potenziali: dal rischio di liquidità a quello di credito, dal rischio strategico a quello operativo fino al non meno rilevante rischio reputazionale.
“Se Solvency II non viene applicata in modo corretto, sarà difficile attrarre capitali. Le compagnie assicurative con i parametri di solvibilità più elevati possono spingersi oltre investendo in strategie che comportano maggiori oneri patrimoniali. Mentre per gli assicuratori con coefficiente di solvibilità inferiori, la situazione sta diventando sempre più difficile, perché la politica monetaria, la forte domanda di qualità, e la riforma della regolamentazione finanziaria hanno contribuito a ridurre i prodotti in distribuzione e ad abbassare i rendimenti dei bond, comprimendo la liquidità nel reddito fisso” fa sapere Patrick Liedtke, BlackRock head of Financial Institutions Group EMEA, secondo il quale, inoltre, in Europa e nel resto del mondo, i requisiti patrimoniali più severi previsti dalla direttiva Solvency II stanno spingendo le compagnie assicurative, in particolare quelle con i parametri di solvibilità più bassi, a favorire gli strumenti a reddito fisso investment grade e a diversificare con minori requisiti di patrimonializzazione.
È questo, riassunto in estrema sintesi, la priorità che si pone la direttiva europea Solvency II che si propone, infatti, di limitare i potenziali rischi di incapacità a far fronte alle richieste dei clienti da parte di una compagnia di assicurazione. Nuove norme che mirano inoltre a circoscrivere le perdite subite dagli assicurati nel caso in cui una società assicurativa non sia in grado di soddisfare completamente tutte le richieste e, soprattutto, per prevenire eventi fallimentari inviando in tempo una segnalazione all’autorità di vigilanza in modo che sia in grado di intervenire tempestivamente se il capitale scende al di sotto del livello richiesto. Per questo ogni compagnia, in aggiunta ai requisiti patrimoniali minimi, deve soddisfare in modo puntuale altri pericoli potenziali: dal rischio di liquidità a quello di credito, dal rischio strategico a quello operativo fino al non meno rilevante rischio reputazionale.
“Se Solvency II non viene applicata in modo corretto, sarà difficile attrarre capitali. Le compagnie assicurative con i parametri di solvibilità più elevati possono spingersi oltre investendo in strategie che comportano maggiori oneri patrimoniali. Mentre per gli assicuratori con coefficiente di solvibilità inferiori, la situazione sta diventando sempre più difficile, perché la politica monetaria, la forte domanda di qualità, e la riforma della regolamentazione finanziaria hanno contribuito a ridurre i prodotti in distribuzione e ad abbassare i rendimenti dei bond, comprimendo la liquidità nel reddito fisso” fa sapere Patrick Liedtke, BlackRock head of Financial Institutions Group EMEA, secondo il quale, inoltre, in Europa e nel resto del mondo, i requisiti patrimoniali più severi previsti dalla direttiva Solvency II stanno spingendo le compagnie assicurative, in particolare quelle con i parametri di solvibilità più bassi, a favorire gli strumenti a reddito fisso investment grade e a diversificare con minori requisiti di patrimonializzazione.
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