bail in
Bail in, tutte le cose da sapere per proteggersi
14 Gennaio 2016 10:42
va normativa europea Bank Recovery and Resolutin Directive (BRRD), che ha introdotto anche in Italia il cosiddetto bail in, ha cambiato profondamente le regole del gioco in tema di fallimento delle banche e di chi è chiamato a pagarne le conseguenze. Proprio per questo è indispensabile che i risparmiatori sappiano come funziona il meccanismo del bail in e siano in grado di conoscerne tutti gli aspetti per potersi proteggere in modo consapevole.
Innanzitutto è bene ricordare che non rientrano nella procedura di bail-in tutti gli strumenti finanziari e le diverse tipologie di investimenti che non fanno parte degli attivi della banca come le cassette di sicurezza, le gestioni patrimoniali e i titoli detenuti sul conto titoli: dalle azioni non della banca alle obbligazioni non della banca, dai titoli di stato (Bot, Btp, Cct, Ctz) agli ETF, dai fondi comuni ai comparti di Sicav.
Precisato questo, sono sostanzialmente quattro gli aspetti da puntualizzare:
1) è indispensabile aumentare la propria educazione finanziaria cominciando a familiarizzare con un parametro tecnico particolare, il Core Tier 1 ratio (Cet1). Questo è l’indice che misura la solidità di una banca, ovvero il rapporto fra investimenti bancari ponderati per il loro rischio e il capitale proprio della banca. In base alle norme Europee il Core Tier 1 Ratio «minimo» deve essere pari ad almeno il 7% (che sale al 9% per le banche sistemiche, ovvero quelle che in caso di fallimento possono generare un terremoto sull’intero sistema finanziario europeo e internazionale): in pratica, una banca può effettuare investimenti ponderati per il rischio fino a 14,28 volte il suo capitale proprio (il risultato di 100 diviso 7), ovvero 11,11 volte per le banche sistemiche (100 diviso 9). Ne deriva che tanto più il Core Tier 1 Ratio è alto tanto più una banca è sicura;
2) strettamente connesso al punto uno, occorrerà prendere in considerazione, molto più frequentemente che in passato, la decisione di cambiare banca. Nel senso che, controllando la solidità della banca (Core Tier 1) e il grado complessivo di soddisfazione del servizio offerto, il risparmiatore dovrà prendere in considerazione la possibilità di trasferirsi ad un altro istituto più solido ed efficiente;
3) in tutti i casi, esattamente come negli investimenti finanziari, non è saggio mantenere tutti i propri risparmi in una sola banca: meglio quindi frazionare in più istituti i risparmi e gli investimenti in modo non soltanto da diluire i rischi ma anche di saggiare la qualità dei servizi;
4) infine, ma non meno importante, c’è la Mifid. La direttiva dell'Unione Europea 2004/39/CE (Markets in Financial Instruments Directive, MiFID) ha infatti, tra i suoi obiettivi principali, quello rafforzare la protezione degli investitori. In particolare, tra gli aspetti qualificanti della Mifid, figurano la specifica sui conflitti di interessi degli intermediari. Importanti anche la disciplina degli incentivi e le relative informazioni da fornire ai clienti e la classificazione della clientela in retail e professional, nonché le valutazioni di adeguatezza e appropriatezza dei servizi di investimento e dei singoli titoli suggeriti o indicati ai clienti.
Innanzitutto è bene ricordare che non rientrano nella procedura di bail-in tutti gli strumenti finanziari e le diverse tipologie di investimenti che non fanno parte degli attivi della banca come le cassette di sicurezza, le gestioni patrimoniali e i titoli detenuti sul conto titoli: dalle azioni non della banca alle obbligazioni non della banca, dai titoli di stato (Bot, Btp, Cct, Ctz) agli ETF, dai fondi comuni ai comparti di Sicav.
Precisato questo, sono sostanzialmente quattro gli aspetti da puntualizzare:
1) è indispensabile aumentare la propria educazione finanziaria cominciando a familiarizzare con un parametro tecnico particolare, il Core Tier 1 ratio (Cet1). Questo è l’indice che misura la solidità di una banca, ovvero il rapporto fra investimenti bancari ponderati per il loro rischio e il capitale proprio della banca. In base alle norme Europee il Core Tier 1 Ratio «minimo» deve essere pari ad almeno il 7% (che sale al 9% per le banche sistemiche, ovvero quelle che in caso di fallimento possono generare un terremoto sull’intero sistema finanziario europeo e internazionale): in pratica, una banca può effettuare investimenti ponderati per il rischio fino a 14,28 volte il suo capitale proprio (il risultato di 100 diviso 7), ovvero 11,11 volte per le banche sistemiche (100 diviso 9). Ne deriva che tanto più il Core Tier 1 Ratio è alto tanto più una banca è sicura;
2) strettamente connesso al punto uno, occorrerà prendere in considerazione, molto più frequentemente che in passato, la decisione di cambiare banca. Nel senso che, controllando la solidità della banca (Core Tier 1) e il grado complessivo di soddisfazione del servizio offerto, il risparmiatore dovrà prendere in considerazione la possibilità di trasferirsi ad un altro istituto più solido ed efficiente;
3) in tutti i casi, esattamente come negli investimenti finanziari, non è saggio mantenere tutti i propri risparmi in una sola banca: meglio quindi frazionare in più istituti i risparmi e gli investimenti in modo non soltanto da diluire i rischi ma anche di saggiare la qualità dei servizi;
4) infine, ma non meno importante, c’è la Mifid. La direttiva dell'Unione Europea 2004/39/CE (Markets in Financial Instruments Directive, MiFID) ha infatti, tra i suoi obiettivi principali, quello rafforzare la protezione degli investitori. In particolare, tra gli aspetti qualificanti della Mifid, figurano la specifica sui conflitti di interessi degli intermediari. Importanti anche la disciplina degli incentivi e le relative informazioni da fornire ai clienti e la classificazione della clientela in retail e professional, nonché le valutazioni di adeguatezza e appropriatezza dei servizi di investimento e dei singoli titoli suggeriti o indicati ai clienti.
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