Arabia Saudita

Petrolio, perché l’Arabia Saudita non taglia la produzione

18 Gennaio 2016 11:07

financialounge -  Arabia Saudita cambiamenti climatici geopolitica iran petrolio Russia
prezzo del petrolio in caduta libera fioccano le previsioni sugli ulteriori ribassi per le quotazioni del greggio. Come se non bastasse la perdita del 50% dei prezzi tra giugno e dicembre 2014, e un ulteriore -35% nel 2015, da inizio anno il prezzo del Brent ha lasciato sul parterre un altro 18 per cento scendendo sotto i 30 dollari al barile. Secondo alcuni analisti quota 30 dollari al barile è già inferiore al break even fiscale per tutti i principali esportatori di petrolio, Libia, Iraq e Arabia Saudita comprese. Ma allora perché l’Arabia Saudita non taglia la produzione per far risalire almeno un po’ i prezzi?

Sul piano economico non ha alcun senso che l'Arabia Saudita continui a pompare petrolio ai prezzi correnti: tuttavia, vi sono in gioco fattori geopolitici molto importanti. Secondo Mark Burgess, CIO EMEA e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, infatti, le basse quotazioni petrolifere favoriscono l'Arabia Saudita per diverse ragioni:

  1. Il calo dei prezzi esercita pressioni sui produttori di gas di scisto statunitensi, dando ai sauditi la possibilità di riaffermare (per tempo) la propria posizione di leader a livello globale.

  2. L'Iran sta facendo ritorno sui mercati globali del petrolio dopo anni di sanzioni. Iran e Arabia Saudita si contendono la supremazia della regione e combattono guerre indirette da molti anni, quindi è ragionevole per i sauditi fare di tutto per assicurarsi che gli iraniani ricavino il meno possibile dalla vendita di petrolio.

  3. I bassi prezzi del petrolio penalizzano la Russia, la cui economia è molto sensibile alle quotazioni dell'oro nero. La Russia è un alleato dell'Iran e un importante concorrente dell'Arabia Saudita sui mercati del petrolio.

  4. In un'ottica di più lungo termine, il mondo è impegnato a ridurre le emissioni di carbonio, per cui si potrebbe affermare che l'Arabia Saudita stia razionalmente sfruttando i propri giacimenti di petrolio finché questo ha ancora un valore. Questa posizione, ancorché estrema, rispecchia il fatto che diversi investitori istituzionali hanno liquidato le proprie partecipazioni in compagnie petrolifere e settori collegati per ragioni legate al cambiamento climatico e alla governance.


A complicare il quadro descritto, il conflitto tra Arabia Saudita e Iran ha assunto adesso dimensioni pubbliche, in quanto Riyad ha tagliato ogni rapporto diplomatico con Teheran dopo che l'ambasciata saudita in Iran è stata attaccata da manifestanti. Analoghe misure diplomatiche sono state prese dagli alleati dell'Arabia Saudita nella regione.

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