contributi
Occupazione, la carica della solidarietà espansiva
21 Gennaio 2016 09:12
he il PIL italiano è tornato in territorio positivo nel corso del 2015, la grande sfida per quest’anno e i prossimi consiste nell’abbattere il tasso di disoccupazione dall’attuale 11,3% portandolo almeno al di sotto dei 10 punti percentuali per poi puntare, progressivamente, ai valori pre crisi (come, ad esempio, al 6,1% del novembre 2007).
“Molti investitori seguono le cifre sull’occupazione per verificare lo «stato di salute» dell’economia; tuttavia, le cifre aggregate possono talvolta risultare fuorvianti. Noi preferiamo concentrarci sulla differenza tra le variazioni dei lavoratori autonomi e dei lavoratori regolarmente assunti dalle imprese. Quando il numero di dipendenti aumenta più velocemente di quello dei lavoratori autonomi, ciò rappresenta un indicatore piuttosto affidabile di un’economia in rafforzamento” sottolinea Jeremy Smouha, Atlanticomnium, gestore di diverse strategie di credito GAM.
In ogni caso, al di là di questa puntualizzazione , per risolvere un problema tanto complesso e che si è stratificato negli anni complice anche la crisi economia più dura e profonda dal Dopoguerra, è necessario mettere in campo più soluzioni. Tra le tante opzioni che possono fornire un contributo di un certo spessore c’è la solidarietà espansiva. Con questo termine si indica la possibilità di un lavoratore prossimo alla pensione di decidere, su base assolutamente volontaria, di ridursi l’orario di lavoro (e di vedersi retribuito in percentuale alle ore lavorate) per permettere l’assunzione a tempo determinato di un giovane in azienda.
Una forma di contratto che ha quindi anche una forte valenza in termini di passaggio generazionale virtuoso nel mondo del lavoro ma che ha incontrato finora alcuni importanti ostacoli in alcuni settori (quello bancario in particolare), a cominciare, soprattutto, dall’impossibilità, da parte del datore di lavoro, di integrare i contributi mancanti a seguito della riduzione dell’orario di lavoro: un ostacolo che finiva per penalizzare la pensione del lavoratore e quindi rendere meno attraente l’istituto della solidarietà espansiva. Ma ora, con la legge di stabilità 2016, sono state introdotte alcune norme aggiuntive che consentono all’azienda (ma anche ad un ente bilaterale e a un fondo di solidarietà specifico come il fondo di solidarietà delle banche) di versare l’integrazione contributiva per conto del lavoratore che ricorra al contratto di solidarietà espansiva.
“Molti investitori seguono le cifre sull’occupazione per verificare lo «stato di salute» dell’economia; tuttavia, le cifre aggregate possono talvolta risultare fuorvianti. Noi preferiamo concentrarci sulla differenza tra le variazioni dei lavoratori autonomi e dei lavoratori regolarmente assunti dalle imprese. Quando il numero di dipendenti aumenta più velocemente di quello dei lavoratori autonomi, ciò rappresenta un indicatore piuttosto affidabile di un’economia in rafforzamento” sottolinea Jeremy Smouha, Atlanticomnium, gestore di diverse strategie di credito GAM.
In ogni caso, al di là di questa puntualizzazione , per risolvere un problema tanto complesso e che si è stratificato negli anni complice anche la crisi economia più dura e profonda dal Dopoguerra, è necessario mettere in campo più soluzioni. Tra le tante opzioni che possono fornire un contributo di un certo spessore c’è la solidarietà espansiva. Con questo termine si indica la possibilità di un lavoratore prossimo alla pensione di decidere, su base assolutamente volontaria, di ridursi l’orario di lavoro (e di vedersi retribuito in percentuale alle ore lavorate) per permettere l’assunzione a tempo determinato di un giovane in azienda.
Una forma di contratto che ha quindi anche una forte valenza in termini di passaggio generazionale virtuoso nel mondo del lavoro ma che ha incontrato finora alcuni importanti ostacoli in alcuni settori (quello bancario in particolare), a cominciare, soprattutto, dall’impossibilità, da parte del datore di lavoro, di integrare i contributi mancanti a seguito della riduzione dell’orario di lavoro: un ostacolo che finiva per penalizzare la pensione del lavoratore e quindi rendere meno attraente l’istituto della solidarietà espansiva. Ma ora, con la legge di stabilità 2016, sono state introdotte alcune norme aggiuntive che consentono all’azienda (ma anche ad un ente bilaterale e a un fondo di solidarietà specifico come il fondo di solidarietà delle banche) di versare l’integrazione contributiva per conto del lavoratore che ricorra al contratto di solidarietà espansiva.
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