borsa
Credito, high yield e debito emergente non sono un pericolo
4 Febbraio 2016 09:34
vo anno è iniziato male per le Borse ma ha fatto diversi danni anche nel mercato obbligazionario. Infatti l’indice generale dei fondi obbligazionari ha registrato nel primo mese del 2016 un -0,66% con alcuni sub-settori che hanno sofferto molto di più. L’indice dei fondi obbligazionari paesi emergenti, per esempio, evidenzia un -0,97 per cento mentre i fondi obbligazionari high yield Europa ha registrato una perdita medie del -1,25% e quelli obbligazionari high yield USA una arretramento medio del -1,49%. Performance che confermano quanto già sperimentato nel 2015, nel corso del quale le turbolenze dei mercati hanno fatto sentire gli effetti negativi dell’avversione al rischio anche sulle asset class obbligazionarie più rischiose. Sono in molto a chiedersi, a questo punto, se i titoli high yield USA, o il debito dei mercati emergenti, potranno o meno causare una crisi del credito.
“Con ogni probabilità i default aumenteranno tra i produttori di olio di scisto con un elevato ricorso alla leva finanziaria negli USA, ed eviteremmo o venderemmo le obbligazioni di emittenti che necessitano di prezzi del petrolio decisamente più elevati per giungere al pareggio” commenta Nannette Hechler-Fayd'herbe, Head of Investment Strategy di Credit Suisse, secondo la quale, però, una crisi del credito appare improbabile: l’esposizione delle banche statunitensi verso il credito delle società del comparto energetico high yield sembra, secondo la manager, gestibile.
“Alcuni paesi specifici, come Brasile, Russia e Sudafrica, devono fare i conti con sfide significative, ma complessivamente le posizioni nell’ambito del debito estero dei Mercati Emergenti sono relativamente solide. Preferiamo pertanto posizionarci sulle obbligazioni crossover (con rating BB) ben diversificate nell’ambito di un portafoglio a reddito fisso ampiamente differenziato” conclude Nannette Hechler-Fayd'herbe.
“Con ogni probabilità i default aumenteranno tra i produttori di olio di scisto con un elevato ricorso alla leva finanziaria negli USA, ed eviteremmo o venderemmo le obbligazioni di emittenti che necessitano di prezzi del petrolio decisamente più elevati per giungere al pareggio” commenta Nannette Hechler-Fayd'herbe, Head of Investment Strategy di Credit Suisse, secondo la quale, però, una crisi del credito appare improbabile: l’esposizione delle banche statunitensi verso il credito delle società del comparto energetico high yield sembra, secondo la manager, gestibile.
“Alcuni paesi specifici, come Brasile, Russia e Sudafrica, devono fare i conti con sfide significative, ma complessivamente le posizioni nell’ambito del debito estero dei Mercati Emergenti sono relativamente solide. Preferiamo pertanto posizionarci sulle obbligazioni crossover (con rating BB) ben diversificate nell’ambito di un portafoglio a reddito fisso ampiamente differenziato” conclude Nannette Hechler-Fayd'herbe.
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