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I consumi fungeranno da traino della congiuntura
25 Febbraio 2016 09:37
le esportazioni dei paesi sviluppati sono prive di slancio da diversi trimestri, riflettendo la debole domanda mondiale, il calo dei prezzi del petrolio dovrebbe favorire un rilancio interno dei consumi. “È presumibile che i consumi fungano da traino della congiuntura in questi Paesi, soprattutto negli Stati Uniti, tanto più che le famiglie hanno ricostituito i propri risparmi nel 2015” sottolinea Patrice Gautry, Chief Economist di Union Bancaire Privée (UBP), che ricorda come gli ottimi dati del mercato del lavoro, l’aumento della domanda di credito e il livello di fiducia nel settore dei servizi inducano a ritenere che l’economia statunitense non dovrebbe entrare in recessione a breve termine, nonostante un settore industriale in difficoltà a causa della caduta del prezzo del greggio e, in misura minore, della forza del dollaro.
“È importante considerare che non è la flessione della domanda a spiegare la caduta dei prezzi, ma la sovrabbondanza dell’offerta. Tuttavia, gli effetti del calo dei prezzi preoccupano gli investitori, che a questo punto temono fallimenti a catena negli Stati Uniti e ripercussioni sul settore bancario” spiega l’economista secondo il quale, in questo scenario, le politiche monetarie dovranno rimanere globalmente accomodanti. La flessione dei prezzi dell’energia mette fuori portata gli obiettivi d’inflazione, interferendo così con la normalizzazione appena avviata da parte della Fed, e minaccia la credibilità delle altre banche centrali.
“Di fronte ai rischi presenti nell’economia mondiale e allo scivolone dei mercati finanziari a inizio anno, è probabile che la Fed non aumenti regolarmente i tassi nei prossimi trimestri, contrariamente a quanto annunciato” sostiene Patrice Gautry che, relativamente alle altre banche centrali, ritiene che saranno costrette a proporre altri aggiustamenti, per quanto la reale efficacia delle ultime misure adottate in Europa e in Giappone faccia sempre discutere. “Se non riescono a spingere la domanda verso livelli più elevati, nuove iniezioni di liquidità dovrebbero calmare i timori sui mercati finanziari e le preoccupazioni che tornano a pesare sul settore bancario” conclude l’economista.
“È importante considerare che non è la flessione della domanda a spiegare la caduta dei prezzi, ma la sovrabbondanza dell’offerta. Tuttavia, gli effetti del calo dei prezzi preoccupano gli investitori, che a questo punto temono fallimenti a catena negli Stati Uniti e ripercussioni sul settore bancario” spiega l’economista secondo il quale, in questo scenario, le politiche monetarie dovranno rimanere globalmente accomodanti. La flessione dei prezzi dell’energia mette fuori portata gli obiettivi d’inflazione, interferendo così con la normalizzazione appena avviata da parte della Fed, e minaccia la credibilità delle altre banche centrali.
“Di fronte ai rischi presenti nell’economia mondiale e allo scivolone dei mercati finanziari a inizio anno, è probabile che la Fed non aumenti regolarmente i tassi nei prossimi trimestri, contrariamente a quanto annunciato” sostiene Patrice Gautry che, relativamente alle altre banche centrali, ritiene che saranno costrette a proporre altri aggiustamenti, per quanto la reale efficacia delle ultime misure adottate in Europa e in Giappone faccia sempre discutere. “Se non riescono a spingere la domanda verso livelli più elevati, nuove iniezioni di liquidità dovrebbero calmare i timori sui mercati finanziari e le preoccupazioni che tornano a pesare sul settore bancario” conclude l’economista.
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