International Editor's Picks
International Editor’s Picks – 29 febbraio 2016
29 Febbraio 2016 09:57
style="color: #4b72ab;">Il mercato americano delle IPO è un fiume in secca
Nessuno vuole più andare pubblico a Wall Street. Secondo i dati di FactSet riportati da Business Insider dall’inizio dell’anno il numero delle IPO sul mercato americano è ai livelli più bassi da inizio 2009 (quando Wall Street non aveva ancora finito di digerire il crac di Lehman). Al 19 febbraio solo tre società basate negli Stati Uniti erano approdate sul listino, contro le due nello stesso periodo del 2009. L’anno scorso, nello stesso periodo, le IPO erano state già 20, con Shake Shack e Box tra le più importanti. Altre 12 società hanno annunciato un’IPO a inizio anno solo per ritirarla o rinviarla, e qui siamo invece a un record dal 2008. Non è una malattia solo americana, anche le IPO estere sono ai minimi dal 2009. La prima ragione citata da Business Insider è la volatilità del mercato, che non incoraggia certo gli investitori ad assumersi rischi aggiuntivi con le matricole.
La lettura del weekend
Sicuramente è stata la lettera agli azionisti di Berkshire, diffusa sabato in occasione dell’assemblea e firmata da Warren Buffet. In molti sono andati alla ricerca di riferimenti alle elezioni. Buffet è un sostenitore dichiarato della Clinton e magari si poteva trovare qualche punzecchiatura a Donald Trump. E cercando tra le righe qualcosa il WSJ ha trovato: “È un anno elettorale, e i candidati non smettono di parlare dei problemi del paese (che ovviamente solo loro possono risolvere). Il risultato di questa negatività è che molti americani pensano che i propri figli vivranno peggio di loro. Niente di più sbagliato, i bambini che nascono oggi in America sono i più fortunati della storia”. Come dire: caro Donald, l’America non deve tornare grande perché lo è già!
Ted Cruz e Marco Rubio stanno lavorando per HRC?
È un’idea che sta circolando sulla stampa americana dopo il dibattito in tv che ha visto i due scatenati contro The Donald per accreditarsi ciascuno come l’unico repubblicano in grado di batterlo alle primarie. In realtà molto difficilmente ci riusciranno. Lo sapremo forse già dopodomani, quando saranno noti i risultati del SuperTuesday. Ma intanto, nel loro lavoro ai fianchi di Trump, stanno facendo venire a galla i punti deboli del tycoon, il che sarà sicuramente utile a Hillary Rodham Clinton e al suo staff quando ci sarà da preparare gli scontri diretti, se mai ci si arriverà. Il WSJ osserva, ad esempio, che nel confronto televisivo Trump svicola quando viene messo alle strette sui dettagli delle sue proposte. La “butta in caciara”, come dicono a Roma. E forse può funzionare con due antagonisti che non sono dei fuoriclasse e davanti a un’audience amica che non chiede di meglio. Ma con Hillary (o anche con il professor Sanders), che i dettagli li maneggia come un orologiaio svizzero con una memoria da elefante, il discorso potrebbe farsi molto più complicato.
Nessuno vuole più andare pubblico a Wall Street. Secondo i dati di FactSet riportati da Business Insider dall’inizio dell’anno il numero delle IPO sul mercato americano è ai livelli più bassi da inizio 2009 (quando Wall Street non aveva ancora finito di digerire il crac di Lehman). Al 19 febbraio solo tre società basate negli Stati Uniti erano approdate sul listino, contro le due nello stesso periodo del 2009. L’anno scorso, nello stesso periodo, le IPO erano state già 20, con Shake Shack e Box tra le più importanti. Altre 12 società hanno annunciato un’IPO a inizio anno solo per ritirarla o rinviarla, e qui siamo invece a un record dal 2008. Non è una malattia solo americana, anche le IPO estere sono ai minimi dal 2009. La prima ragione citata da Business Insider è la volatilità del mercato, che non incoraggia certo gli investitori ad assumersi rischi aggiuntivi con le matricole.
La lettura del weekend
Sicuramente è stata la lettera agli azionisti di Berkshire, diffusa sabato in occasione dell’assemblea e firmata da Warren Buffet. In molti sono andati alla ricerca di riferimenti alle elezioni. Buffet è un sostenitore dichiarato della Clinton e magari si poteva trovare qualche punzecchiatura a Donald Trump. E cercando tra le righe qualcosa il WSJ ha trovato: “È un anno elettorale, e i candidati non smettono di parlare dei problemi del paese (che ovviamente solo loro possono risolvere). Il risultato di questa negatività è che molti americani pensano che i propri figli vivranno peggio di loro. Niente di più sbagliato, i bambini che nascono oggi in America sono i più fortunati della storia”. Come dire: caro Donald, l’America non deve tornare grande perché lo è già!
Ted Cruz e Marco Rubio stanno lavorando per HRC?
È un’idea che sta circolando sulla stampa americana dopo il dibattito in tv che ha visto i due scatenati contro The Donald per accreditarsi ciascuno come l’unico repubblicano in grado di batterlo alle primarie. In realtà molto difficilmente ci riusciranno. Lo sapremo forse già dopodomani, quando saranno noti i risultati del SuperTuesday. Ma intanto, nel loro lavoro ai fianchi di Trump, stanno facendo venire a galla i punti deboli del tycoon, il che sarà sicuramente utile a Hillary Rodham Clinton e al suo staff quando ci sarà da preparare gli scontri diretti, se mai ci si arriverà. Il WSJ osserva, ad esempio, che nel confronto televisivo Trump svicola quando viene messo alle strette sui dettagli delle sue proposte. La “butta in caciara”, come dicono a Roma. E forse può funzionare con due antagonisti che non sono dei fuoriclasse e davanti a un’audience amica che non chiede di meglio. Ma con Hillary (o anche con il professor Sanders), che i dettagli li maneggia come un orologiaio svizzero con una memoria da elefante, il discorso potrebbe farsi molto più complicato.
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