Jackie Lafferty
Mercati emergenti, attraenti solo per il medio lungo termine
11 Marzo 2016 09:34
imo gennaio al 7 marzo scorso i fondi specializzati sui mercati emergenti hanno registrato performance miglior rispetto alle medie di mercato. E questo vale sia per l’azionario che per il reddito fisso. Infatti, l’indice dei fondi obbligazionari paesi emergenti segnava un +1,87% mentre l’indice generale dei fondi obbligazionari era praticamente invariato (-0,04% per l’esattezza). L’indice dei fondi azionari paesi emergenti, invece, mostrava una perdita contenuta (-1,3%) a fronte di un -6,8% dell’indice generale dei fondi azionari.
Si tratta di un trend che ripete quello già viso nel corso del 2014 ma che non è ancora riuscito a colmare il gap di performance dall’aprile 2013, cioè della vigilia del cosiddetto taper tantrum (quando cominciarono a circolare le prime indiscrezioni su una possibile riduzione del programma di acquisto di titoli obbligazionari in dollari USA da parte della Fed). Da allora al 7 marzo scorso, infatti l’indice generale dei fondi azionari ha messo a segno un +14,7% (contro un -7,9% dell’indice dei fondi azionari Paesi emergenti) mentre l’indice generale dei fondi obbligazionari ha realizzato un rialzo del +5,85% ( a fonte di un +2,44% dell’indice dei fondi obbligazionari Paesi emergenti).
Secondo, Jackie Lafferty, analista degli investimenti di Loomis Sayles (società parte di Natixis Global AM), guardando al futuro, è difficile essere ottimisti sull’asset class dei mercati emergenti. Molti dei problemi che hanno afflitto il 2015 (una profonda, prolungata ritirata delle materie prime e semilavorati, la crescita economica debole, un dollaro americano forte e un incerto ciclo di rialzo dei tassi negli Stati Uniti) possono infatti peggiorare nel corso del 2016. Sebbene lo scenario macroeconomico dei mercati emergenti sia incerto, i dati tecnici rimangono tuttavia positivi.
Secondo l’analista, inoltre, sul versante dell’offerta, si prevede che le nuove emissioni siano contenute e l’attuale posizionamento dei prezzi sugli asset dei mercati emergenti può offrire a quegli investitori che detengono grandi volumi di liquidità un punto d’entrata più equilibrato per l’accumulo di rischi nel 2016.
Si tratta di un trend che ripete quello già viso nel corso del 2014 ma che non è ancora riuscito a colmare il gap di performance dall’aprile 2013, cioè della vigilia del cosiddetto taper tantrum (quando cominciarono a circolare le prime indiscrezioni su una possibile riduzione del programma di acquisto di titoli obbligazionari in dollari USA da parte della Fed). Da allora al 7 marzo scorso, infatti l’indice generale dei fondi azionari ha messo a segno un +14,7% (contro un -7,9% dell’indice dei fondi azionari Paesi emergenti) mentre l’indice generale dei fondi obbligazionari ha realizzato un rialzo del +5,85% ( a fonte di un +2,44% dell’indice dei fondi obbligazionari Paesi emergenti).
Secondo, Jackie Lafferty, analista degli investimenti di Loomis Sayles (società parte di Natixis Global AM), guardando al futuro, è difficile essere ottimisti sull’asset class dei mercati emergenti. Molti dei problemi che hanno afflitto il 2015 (una profonda, prolungata ritirata delle materie prime e semilavorati, la crescita economica debole, un dollaro americano forte e un incerto ciclo di rialzo dei tassi negli Stati Uniti) possono infatti peggiorare nel corso del 2016. Sebbene lo scenario macroeconomico dei mercati emergenti sia incerto, i dati tecnici rimangono tuttavia positivi.
Secondo l’analista, inoltre, sul versante dell’offerta, si prevede che le nuove emissioni siano contenute e l’attuale posizionamento dei prezzi sugli asset dei mercati emergenti può offrire a quegli investitori che detengono grandi volumi di liquidità un punto d’entrata più equilibrato per l’accumulo di rischi nel 2016.
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