giappone
Perché preferiamo le obbligazioni bancarie investment grade
11 Marzo 2016 09:05
articolo “Obbligazioni, il mercato sta scontando un rischio sistemico”, Ken Leech, CIO di Western Asset (gruppo Legg Mason) e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="IE00BHBX1D63"]Legg Mason Western Asset Macro Opportunities Bond[/tooltip-fondi], e Ivor Shucking, analista senior specializzato nel settore bancario, hanno descritto come la lettura degli attuali spread (cioè il differenziale di rendimento rispetto ai titoli di Stato di uguale durata) dimostri come il mercato stia scontando un rischio sistemico. In questo articolo, i due manager, spiegano quali sono le loro decisioni di portafoglio in termini di esposizione al rischio, per quale ragione preferiscono i titoli delle banche con rating investment grade e il motivo per cui prediligono soprattutto gli istituti bancari americani.
“Abbiamo ridotto il rischio in portafoglio, soprattutto in termini di esposizione valutaria e sulla curva. Tuttavia, abbiamo protetto le operazioni su cui siamo maggiormente convinti e dove rileviamo la maggiore probabilità di recupero, ovvero nel credito investment grade e in particolare nelle banche” dichiara Ken Leech. L’esposizione al credito investment grade all’interno del fondo [tooltip-fondi codice_isin="IE00BHBX1D63"]Legg Mason Western Asset Macro Opportunities Bond[/tooltip-fondi] è pari al 37% del portafoglio, mentre le banche raggiungono il 20%. Queste posizioni hanno detratto performance, ma il gestore resta convinto che i timori di stress generalizzato nel settore bancario siano ingiustificati. Secondo Ken Leech, le obbligazioni sono ben lontane da una crisi estrema e, inoltre, non soltanto sono solide, ma le autorità stanno iniziando a intervenire, con effetti positivi su questi mercati. Ivor Shucking, spiega inoltre il motivo per il quale le banche investment grade appaiono attraenti.
“Le prospettive positive, secondo noi, si fondano su una tesi molto semplice: c’è stato un processo di riduzione del rischio a lungo termine nel modello di business delle banche. Si tratta di un processo di evoluzione della regolamentazione, senza precedenti per la mia esperienza con il settore bancario. Il modello di business delle banche sta subendo un processo di riduzione del rischio, si inaspriscono i requisiti in termini di capitale obbligatorio e liquidità, diminuiscono le attività ad alto rischio, e i timori di incorrere in controversie e class action scoraggiano le banche dall’assumere maggiori rischi” sintetizza Ivor Shucking, secondo il quale questo processo secolare di riduzione del rischio implica che il cattivo modello di business delle banche si è evoluto passando da quello di un casinò a quello di una redditizia società di servizi di pubblica utilità. In ogni caso, c’è molta enfasi sulla selezione dei titoli bancari da inserire in portafogli.
“Puntiamo molto sulla qualità. Ci sono tre aspetti che esaminiamo prima di inserire una banca in portafoglio. Primo: si tratta di un paese in cui è possibile investire? Le banche sono più rischiose dei paesi. Se il paese non è investibile, certamente non vale la pena di prendere in considerazione le banche del suo sistema bancario. Secondo: cerchiamo di scegliere sistemi bancari ben regolamentati, redditizi e con banche solide. Infine, cerchiamo di identificare le banche più forti all’interno di questi sistemi bancari, nei paesi che reputiamo di poter prendere in considerazione. Questo è sicuramente il fattore più importante” specifica Ivor Shucking, che poi spiega le ragioni della preferenza verso le banche americane: “In primis, le dimensioni dello stato patrimoniale favoriscono le banche americane, pari a circa un terzo rispetto alle banche europee. Non è facile cambiare la propria situazione patrimoniale quando si è così grandi. Quando si cerca di adattarsi a nuove norme di ampia portata, essere un istituto più piccolo aiuta. In Europa, l’85% della crescita del credito passa attraverso le banche, in un certo senso rappresentano le economie europee. Invece, le banche americane sono relativamente più piccole nell’ambito del sistema finanziario americano”.
In secondo luogo, le banche americane hanno iniziato la fase di risanamento molto prima. Nel 2009 gli Stati Uniti conoscevano bene il processo di risanamento del sistema bancario ventennale del Giappone; secondo l’opinione generale fu meno costoso nel lungo termine rispetto a un intervento in un’unica soluzione e, per questa ragione, le banche americane giocarono d’anticipo. “Un altro punto da considerare è che le banche americane sono molto più redditizie delle banche europee. Per esempio, il margine di interesse delle banche è del 3% negli Stati Uniti, in Europa in qualche caso è dell’1% soltanto. Questo significa che le banche americane sono in grado di superare le loro difficoltà più rapidamente di quelle europee”, attesta Ivor Shucking, per il quale, infine, lo scenario economico negli Stati Uniti è molto più solido rispetto a quello di altri paesi. Ecco il motivo per il quale il manager punta sulle maggiori banche americane, investendo lungo l’intera struttura del capitale.
“Abbiamo ridotto il rischio in portafoglio, soprattutto in termini di esposizione valutaria e sulla curva. Tuttavia, abbiamo protetto le operazioni su cui siamo maggiormente convinti e dove rileviamo la maggiore probabilità di recupero, ovvero nel credito investment grade e in particolare nelle banche” dichiara Ken Leech. L’esposizione al credito investment grade all’interno del fondo [tooltip-fondi codice_isin="IE00BHBX1D63"]Legg Mason Western Asset Macro Opportunities Bond[/tooltip-fondi] è pari al 37% del portafoglio, mentre le banche raggiungono il 20%. Queste posizioni hanno detratto performance, ma il gestore resta convinto che i timori di stress generalizzato nel settore bancario siano ingiustificati. Secondo Ken Leech, le obbligazioni sono ben lontane da una crisi estrema e, inoltre, non soltanto sono solide, ma le autorità stanno iniziando a intervenire, con effetti positivi su questi mercati. Ivor Shucking, spiega inoltre il motivo per il quale le banche investment grade appaiono attraenti.
“Le prospettive positive, secondo noi, si fondano su una tesi molto semplice: c’è stato un processo di riduzione del rischio a lungo termine nel modello di business delle banche. Si tratta di un processo di evoluzione della regolamentazione, senza precedenti per la mia esperienza con il settore bancario. Il modello di business delle banche sta subendo un processo di riduzione del rischio, si inaspriscono i requisiti in termini di capitale obbligatorio e liquidità, diminuiscono le attività ad alto rischio, e i timori di incorrere in controversie e class action scoraggiano le banche dall’assumere maggiori rischi” sintetizza Ivor Shucking, secondo il quale questo processo secolare di riduzione del rischio implica che il cattivo modello di business delle banche si è evoluto passando da quello di un casinò a quello di una redditizia società di servizi di pubblica utilità. In ogni caso, c’è molta enfasi sulla selezione dei titoli bancari da inserire in portafogli.
“Puntiamo molto sulla qualità. Ci sono tre aspetti che esaminiamo prima di inserire una banca in portafoglio. Primo: si tratta di un paese in cui è possibile investire? Le banche sono più rischiose dei paesi. Se il paese non è investibile, certamente non vale la pena di prendere in considerazione le banche del suo sistema bancario. Secondo: cerchiamo di scegliere sistemi bancari ben regolamentati, redditizi e con banche solide. Infine, cerchiamo di identificare le banche più forti all’interno di questi sistemi bancari, nei paesi che reputiamo di poter prendere in considerazione. Questo è sicuramente il fattore più importante” specifica Ivor Shucking, che poi spiega le ragioni della preferenza verso le banche americane: “In primis, le dimensioni dello stato patrimoniale favoriscono le banche americane, pari a circa un terzo rispetto alle banche europee. Non è facile cambiare la propria situazione patrimoniale quando si è così grandi. Quando si cerca di adattarsi a nuove norme di ampia portata, essere un istituto più piccolo aiuta. In Europa, l’85% della crescita del credito passa attraverso le banche, in un certo senso rappresentano le economie europee. Invece, le banche americane sono relativamente più piccole nell’ambito del sistema finanziario americano”.
In secondo luogo, le banche americane hanno iniziato la fase di risanamento molto prima. Nel 2009 gli Stati Uniti conoscevano bene il processo di risanamento del sistema bancario ventennale del Giappone; secondo l’opinione generale fu meno costoso nel lungo termine rispetto a un intervento in un’unica soluzione e, per questa ragione, le banche americane giocarono d’anticipo. “Un altro punto da considerare è che le banche americane sono molto più redditizie delle banche europee. Per esempio, il margine di interesse delle banche è del 3% negli Stati Uniti, in Europa in qualche caso è dell’1% soltanto. Questo significa che le banche americane sono in grado di superare le loro difficoltà più rapidamente di quelle europee”, attesta Ivor Shucking, per il quale, infine, lo scenario economico negli Stati Uniti è molto più solido rispetto a quello di altri paesi. Ecco il motivo per il quale il manager punta sulle maggiori banche americane, investendo lungo l’intera struttura del capitale.
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