Columbia Threadneedle Investments

Azioni, potrebbero registrare un rendimento reale del 7 per cento

14 Marzo 2016 10:04

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osservatori, analizzando a freddo la sfiducia che si respira ancora sui mercati finanziari, sono arrivati alla conclusione che gli ultimi anni siano stati piuttosto semplici rispetto alle attuali prospettive. Certo, nell'affrontarli non se ne è avuta l'impressione, ma la crescita economica, sebbene modesta, era comunque stabile, l'inflazione non mostrava segnali di ripresa, le politiche monetarie delle banche centrali erano espansive e convergenti, e il mondo era inondato di dollari.

Ora, se l'inflazione continua a non rappresentare un pericolo almeno a breve e medio termine, gli altri fattori di sostegno hanno cominciato ad affievolirsi al punto che non manca chi arriva a paventare un rischio recessione negli USA il prossimo anno. In realtà, guardando ai numeri dicui oggi si dispone lo scenario di crescita mediocre persisterà e il contesto all'insegna di consumi in ripresa e tagli di spesa per investimenti dovrebbe favorire maggiormente le economie avanzate rispetto ai mercati emergenti.

Tuttavia, come fa notare Mark Burgess, CIO EMEA e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, ciò non significa che per i paesi sviluppati la strada sarà tutta in discesa: i fondi sovrani dovranno forse ridurre ulteriormente l'esposizione ai mercati sviluppati, poiché soprattutto i paesi produttori di petrolio sono ancora alle prese con gravi difficoltà di bilancio.

“Vi è inoltre la possibilità che nel 2016 la Fed interrompa il reinvestimento dei proventi del QE, sottraendo altri 200 miliardi di dollari di liquidità ai mercati. Le fusioni e acquisizioni e i riacquisti di azioni proprie sono senz'altro un fattore di sostegno per le borse, ma in un contesto di aumento della volatilità e delle valutazioni alcune società potrebbero esitare ad avviare questo tipo di attività” aggiunge Mark Burgess. In sintesi, sempre secondo il manager, dobbiamo affrontare un contesto caratterizzato da una crescita economica insufficiente, da prospettive difficili per gli utili e da rischi geopolitici più elevati che mai negli ultimi anni.

“L'unico barlume di speranza al mondo, a mio avviso, è il Giappone e anche se buona parte del deprezzamento dello yen è già probabilmente superata (soprattutto se i dati macroeconomici negli USA inizieranno a indebolirsi), vi sono ancora buoni motivi per essere ottimisti riguardo alla crescita degli utili, anche grazie alla crescente presa di coscienza nel paese del fatto che le società debbano essere gestite a beneficio degli azionisti, oltre che del management e del personale” sostiene Mark Burgess secondo il quale con l’eccezione dell'Europa, che ha parimenti beneficiato della debolezza della valuta, nel complesso le prospettive relative agli utili nel 2016 non suscitano grandi entusiasmi. Tuttavia, come fanno notare gli ottimisti, una crescita degli utili dell'1-3% coniugata al rendimento da dividendo ch sfiora i quattro punti percentuali, potrebbe tradursi in un rendimento reale del 6-7% per le azioni: una performance che non sarebbe affatto male in un contesto in cui il rendimento reale della liquidità (e di molte obbligazioni a breve termine) sembra destinato a rimanere zero o addirittura negativo.

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