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Fed, il 16 marzo non dovrebbe aumentare i tassi

14 Marzo 2016 10:19

financialounge -  consumi Ethenea Federal Reserve Janet Yellen occupazione tassi di interesse USA Yves Longchamp
sto contesto, sembra improbabile che la Fed aumenti i tassi a marzo. Lo sostiene Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz), secondo il quale sarà comunque essenziale tenere presente il duplice mandato della Fed: massimizzare l’occupazione e stabilizzare i prezzi.

“Con un tasso di disoccupazione inferiore al 5%, il mercato del lavoro è, per gli economisti, al livello di piena occupazione, mentre, secondo la Fed, la bassa inflazione attuale è dovuta ad effetti transitori, come il petrolio a costi contenuti e il vigore dell’USD. Attenendosi alla lettera a quel duplice mandato, Janet Yellen potrebbe innalzare i tassi a marzo” spiega Yves Longchamp. Come dire che tutto dipende dal peso che la Yellen intende dare all’attuale buono stato dell’economia statunitense rispetto alle previsioni sul futuro andamento della stessa. In base agli indicatori anticipatori più recenti, la situazione si sta deteriorando nel settore manifatturiero e in quello dei servizi: uno sviluppo che dovrebbe indurre pertanto a un atteggiamento più accomodante. In tutti i casi, la ripresa ciclica evidenziata dagli Stati Uniti negli ultimi tre anni sta perdendo vigore.

“Cominciamo dal mercato del lavoro. I consumi dipendono dalla situazione occupazionale dei consumatori statunitensi. Da questo punto di vista, le domande sul futuro dei consumi sono le stesse che si pongono sul futuro del mercato del lavoro. La velocità con la quale il tasso di disoccupazione è sceso nel 2014 è significativa, più di 1 punto percentuale all’anno. Da allora, la misura si è ridotta a 0,6 punti percentuali per anno fino a gennaio e il rallentamento proseguirà, per il semplice motivo che quando la disoccupazione è vicina al livello di equilibrio diventa più difficile farla diminuire ulteriormente” specifica Yves Longchamp per il quale la creazione di posti di lavoro è destinata a decelerare progressivamente quest’anno e lo stesso accadrà ai consumi.

“A meno di un’inversione di tendenza della disoccupazione, in altre parole, di una recessione, l’andamento dei consumi negli Stati Uniti dovrebbe restare solido, soprattutto se i salari aumenteranno e il credito al consumo continuerà a espandersi. In questa fase, il rallentamento dei consumi riflette più un fenomeno di fine ciclo che altro” rileva Yves Longchamp che, passando al fronte degli investimenti, nota che il calo di questi ultimi in beni strumentali sia riconducibile quasi interamente al comparto petrolifero. Va detto però che la recente decelerazione del settore manifatturiero ne indica una flessione. Infine, è l’ultimo rilievo mosso da Yves Longchamp , anche le esportazioni nette sono state trascinate al ribasso negli ultimi trimestri a causa della fiacchezza della domanda globale e della forza del dollaro.

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