Federal Reserve
Dopo meeting Fed, il PIL USA può crescere tra il 2% e il 2,5%
18 Marzo 2016 09:23
edì sera il FOMC (Federal Open Market Committee, l’organismo della Federal Reserve incaricato di decidere la politica monetaria americana), ha deciso di lasciare invariati i tassi USA.
Janet Yellen, nella conferenza stampa, ha fatto sapere che pesano le incertezze sull’economia globale e che i rialzi dei tassi per quest’anno, dai quattro inizialmente previsti, sono ora scesi a due. Secondo gli analisti l’importo dei prossimi rialzi dovrebbe essere pari a 50 punti base (+0,50%) e calibrato tra il primo e il secondo semestre: sembrerebbe infatti che, in vista anche delle elezioni presidenziali di novembre, Washington preferisca adottare politiche monetarie non troppo divergenti rispetto a quelle delle altre principali aree valutarie (euro, yen e sterlina). Per quanto riguarda infine l’inflazione americana, sono state riviste al ribasso le stime: il target del 2% fissato dalla Fed non dovrebbe essere raggiunto prima del prossimo anno.
“Le condizioni economiche sono favorevoli alle nuove previsioni circa due aumenti dei tassi della Fed quest’anno. Tuttavia, sulla base di dichiarazione di Janet Yellen, non crediamo possibile un aumento dei tassi da parte della FED nel mese di aprile. Naturalmente, se i dati restano positivi, è ancora possibile vedere un rialzo dei tassi prima della fine del secondo trimestre. Tuttavia, occorre tener presente che la riunione di giugno del FOMC è in programma una settimana prima del voto Brexit” fa notare Kenneth J. Taubes, Chief Investment Officer, U.S. di Pioneer Investments che, sulla base dei recenti dati economici e di mercato, continua a credere che il PIL americano possa crescere quest’anno tra i 2 e il 2,5 per cento, trainato dai consumi, dal trend positivo del settore immobiliare e una migliore spesa pubblica. D’altra parte, come sottolinea il manager, i dati economici e di mercato sono migliorati rispetto alla riunione di gennaio della Fed.
“In primo luogo la crescita del PIL del primo trimestre 2016 è stimata all’1,9% dalla Fed di Atlanta: si tratta di un significativo miglioramento rispetto all’1 per cento del quarto trimestre 2015” ricorda Kenneth J. Taubes. Inoltre mentre l'occupazione continua a segnare progressi, la produzione industriale sembrerebbe finalmente aver incominciato il rimbalzo, come indicato dall’ultimo dato di febbraio (49,5), in netto miglioramento rispetto al 48 di dicembre. Nel frattempo, la prospettiva globale si è stabilizzata, dopo aver visto le quotazioni del petrolio toccare un minimo per poi rimbalzare, così come è avvenuto per molte altre materie prime. La Cina ha compiuto progressi nella politica monetaria e fiscale per facilitare la transizione della sua economia da un modello basato sull’export a uno basato su investimenti e consumi interni. Infine, le condizioni finanziarie si sono allentate, come peraltro sembrano dimostrare il rally dei mercati azionari e i bassi spread societari.
“Questo ripresa complessiva è stata guidata dal miglioramento dei dati macro economici e il minimo toccato dai prezzi delle materie prime, e l’allentamento della politica monetaria adottato dalle banche centrali mondiali. In particolare, le decisioni della BCE a sostegno del settore bancario, e l'estensione del suo programma di acquisto di asset per includere le obbligazioni societarie, hanno determinato una significativa riduzione delle preoccupazioni del debito societario, in particolare nel settore bancario” conclude Kenneth J. Taubes.
Janet Yellen, nella conferenza stampa, ha fatto sapere che pesano le incertezze sull’economia globale e che i rialzi dei tassi per quest’anno, dai quattro inizialmente previsti, sono ora scesi a due. Secondo gli analisti l’importo dei prossimi rialzi dovrebbe essere pari a 50 punti base (+0,50%) e calibrato tra il primo e il secondo semestre: sembrerebbe infatti che, in vista anche delle elezioni presidenziali di novembre, Washington preferisca adottare politiche monetarie non troppo divergenti rispetto a quelle delle altre principali aree valutarie (euro, yen e sterlina). Per quanto riguarda infine l’inflazione americana, sono state riviste al ribasso le stime: il target del 2% fissato dalla Fed non dovrebbe essere raggiunto prima del prossimo anno.
“Le condizioni economiche sono favorevoli alle nuove previsioni circa due aumenti dei tassi della Fed quest’anno. Tuttavia, sulla base di dichiarazione di Janet Yellen, non crediamo possibile un aumento dei tassi da parte della FED nel mese di aprile. Naturalmente, se i dati restano positivi, è ancora possibile vedere un rialzo dei tassi prima della fine del secondo trimestre. Tuttavia, occorre tener presente che la riunione di giugno del FOMC è in programma una settimana prima del voto Brexit” fa notare Kenneth J. Taubes, Chief Investment Officer, U.S. di Pioneer Investments che, sulla base dei recenti dati economici e di mercato, continua a credere che il PIL americano possa crescere quest’anno tra i 2 e il 2,5 per cento, trainato dai consumi, dal trend positivo del settore immobiliare e una migliore spesa pubblica. D’altra parte, come sottolinea il manager, i dati economici e di mercato sono migliorati rispetto alla riunione di gennaio della Fed.
“In primo luogo la crescita del PIL del primo trimestre 2016 è stimata all’1,9% dalla Fed di Atlanta: si tratta di un significativo miglioramento rispetto all’1 per cento del quarto trimestre 2015” ricorda Kenneth J. Taubes. Inoltre mentre l'occupazione continua a segnare progressi, la produzione industriale sembrerebbe finalmente aver incominciato il rimbalzo, come indicato dall’ultimo dato di febbraio (49,5), in netto miglioramento rispetto al 48 di dicembre. Nel frattempo, la prospettiva globale si è stabilizzata, dopo aver visto le quotazioni del petrolio toccare un minimo per poi rimbalzare, così come è avvenuto per molte altre materie prime. La Cina ha compiuto progressi nella politica monetaria e fiscale per facilitare la transizione della sua economia da un modello basato sull’export a uno basato su investimenti e consumi interni. Infine, le condizioni finanziarie si sono allentate, come peraltro sembrano dimostrare il rally dei mercati azionari e i bassi spread societari.
“Questo ripresa complessiva è stata guidata dal miglioramento dei dati macro economici e il minimo toccato dai prezzi delle materie prime, e l’allentamento della politica monetaria adottato dalle banche centrali mondiali. In particolare, le decisioni della BCE a sostegno del settore bancario, e l'estensione del suo programma di acquisto di asset per includere le obbligazioni societarie, hanno determinato una significativa riduzione delle preoccupazioni del debito societario, in particolare nel settore bancario” conclude Kenneth J. Taubes.
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