Brexit
Brexit, tutti i rischi e le opportunità per gli investitori
21 Marzo 2016 10:33
rlina potrebbe restare debole per tutto il periodo della campagna del referendum. Le obbligazioni governative potrebbero invece essere meno soggette al rischio di ribasso, dal momento che le finanze inglesi sono piuttosto solide. Gli investimenti resteranno bassi per effetto del clima d’incertezza mentre dopo l’esito del referendum tutto dipenderà dalla stabilità del risultato. Infine, i settori più orientati all’export potrebbero beneficiare della sterlina bassa.
Sono queste, in estrema sintesi, le implicazioni per gli investitori in attesa del referendum su Brexit, in programma il prossimo 23 giugno. Tuttavia, sebbene si preveda un voto favorevole alla permanenza in Europa (la probabilità di un esito pro-Brexit stimato dagli exit-polls è attualmente vicino al 35%), gli investitori devono essere comunque preparati ad una eventuale vittoria dei «NO». Innanzitutto, c’è da segnalare, come ha avuto modo di dichiarare il Governatore della Bank of England, Mark Carney, che gli investitori stanno già chiedendo un premio al rischio Brexit, per detenere asset legati al Regno Unito. Ciò è sicuramente vero per la sterlina che ha raggiunto nuovi minimi mentre altri effetti di uno scenario di Brexit potrebbero riguardare un calo degli investimenti, per effetto dello scenario incerto. In effetti gli investimenti sono già scesi del 2,5% nell’ultimo trimestre del 2015, sebbene sia difficile dire se ciò sia l’effetto di Brexit. In ogni caso, un calo del 25% degli investimenti causati dal referendum potrebbe determinare una minore crescita del PIL del 2016 di circa lo 0,25%.
Se l’esito del referendum dovesse risultare in favore della permanenza nella UE, le correzioni potrebbero rivelarsi delle opportunità. In particolare il calo della sterlina potrebbe incoraggiare gli investitori a riconsiderare gli asset del Regno Unito. Inoltre il mercato azionario potrebbe beneficiare di un contesto favorevole per le materie prime che sono molto presenti nell’indice azionario inglese, rispetto a quanto si è osservato negli ultimi anni.
Cosa succede nel breve termine se l’esito è Brexit?
L’uscita dalla UE sarebbe in ogni caso lenta e graduale e potrebbe comportare un periodo intermedio di almeno due anni. Probabilmente questo scenario non sarebbe favorevole né alle azioni inglesi né alla sterlina. Inoltre si stima che potrebbe esserci un effetto negativo sull’economia di circa 1% nei 12 mesi successivi al referendum, che non è poco se si pensa che la crescita del Regno Unito nel 2016 potrebbe essere dell’ordine del 2%. La politica monetaria potrebbe diventare più accomodante in questo scenario e la BOE (la banca centrale inglese) potrebbe posticipare qualsiasi intervento di normalizzazione monetaria.
...e nel lungo termine?
Gli operatori economici e soprattutto gli imprenditori continuerebbero a muoversi per un certo lasso di tempo in un contesto d’incertezza, contesto che certo non aiuterebbe a favorire le nuove iniziative. Con oltre il 40% del commercio del Regno Unito che avviene con paesi dell’Unione Europea, sarebbe cruciale capire come sarebbero regolate queste relazioni commerciali sotto il nuovo regime. I sostenitori di Brexit comunque continuano a sostenere che nulla cambierebbe e che le esportazioni inglesi avrebbero libero accesso ai singoli mercati pur non facendo più parte del mercato unico, ma in realtà questa resta un’area di incertezza.
Sono queste, in estrema sintesi, le implicazioni per gli investitori in attesa del referendum su Brexit, in programma il prossimo 23 giugno. Tuttavia, sebbene si preveda un voto favorevole alla permanenza in Europa (la probabilità di un esito pro-Brexit stimato dagli exit-polls è attualmente vicino al 35%), gli investitori devono essere comunque preparati ad una eventuale vittoria dei «NO». Innanzitutto, c’è da segnalare, come ha avuto modo di dichiarare il Governatore della Bank of England, Mark Carney, che gli investitori stanno già chiedendo un premio al rischio Brexit, per detenere asset legati al Regno Unito. Ciò è sicuramente vero per la sterlina che ha raggiunto nuovi minimi mentre altri effetti di uno scenario di Brexit potrebbero riguardare un calo degli investimenti, per effetto dello scenario incerto. In effetti gli investimenti sono già scesi del 2,5% nell’ultimo trimestre del 2015, sebbene sia difficile dire se ciò sia l’effetto di Brexit. In ogni caso, un calo del 25% degli investimenti causati dal referendum potrebbe determinare una minore crescita del PIL del 2016 di circa lo 0,25%.
Se l’esito del referendum dovesse risultare in favore della permanenza nella UE, le correzioni potrebbero rivelarsi delle opportunità. In particolare il calo della sterlina potrebbe incoraggiare gli investitori a riconsiderare gli asset del Regno Unito. Inoltre il mercato azionario potrebbe beneficiare di un contesto favorevole per le materie prime che sono molto presenti nell’indice azionario inglese, rispetto a quanto si è osservato negli ultimi anni.
Cosa succede nel breve termine se l’esito è Brexit?
L’uscita dalla UE sarebbe in ogni caso lenta e graduale e potrebbe comportare un periodo intermedio di almeno due anni. Probabilmente questo scenario non sarebbe favorevole né alle azioni inglesi né alla sterlina. Inoltre si stima che potrebbe esserci un effetto negativo sull’economia di circa 1% nei 12 mesi successivi al referendum, che non è poco se si pensa che la crescita del Regno Unito nel 2016 potrebbe essere dell’ordine del 2%. La politica monetaria potrebbe diventare più accomodante in questo scenario e la BOE (la banca centrale inglese) potrebbe posticipare qualsiasi intervento di normalizzazione monetaria.
...e nel lungo termine?
Gli operatori economici e soprattutto gli imprenditori continuerebbero a muoversi per un certo lasso di tempo in un contesto d’incertezza, contesto che certo non aiuterebbe a favorire le nuove iniziative. Con oltre il 40% del commercio del Regno Unito che avviene con paesi dell’Unione Europea, sarebbe cruciale capire come sarebbero regolate queste relazioni commerciali sotto il nuovo regime. I sostenitori di Brexit comunque continuano a sostenere che nulla cambierebbe e che le esportazioni inglesi avrebbero libero accesso ai singoli mercati pur non facendo più parte del mercato unico, ma in realtà questa resta un’area di incertezza.