BlackRock
Factor investing, un approccio sempre più incline agli istituzionali
13 Aprile 2016 09:31
sibilità di registrare performance superiori alla media di mercato nel lungo periodo, una riduzione del rischio complessivo di portafoglio, una maggiore trasparenza nella costruzione del portafoglio e una migliore comprensione dei driver di rendimento passati e futuri. Sono alcuni dei principali vantaggi derivanti dal cosiddetto factor investing, ovvero le ricadute positive derivanti dall’adozione delle strategie fattoriali.
Queste ultime, come emerge da un nuovo studio condotto da The Economist Intelligence Unit e sponsorizzato da BlackRock, risultano sempre più presenti nei processi di investimento degli investitori istituzionali e sono sostenute da ricerche accademiche in base alle quali si evince che i rischi e i rendimenti di tutti gli investimenti, pur se diversi tra loro in termini nominali, possano essere mappati in un insieme comune di fattori sottostanti. L’idea di fondo del factor investing consiste nel ricondurre gli investimenti a qualcosa di molto semplice: fattori macroeconomici quali crescita economica, inflazione e tassi di interesse, e fattori di stile, ovvero value, qualità, momentum e volatilità.
I numeri dell’indagine, che ha coinvolto 200 società a livello mondiale con un patrimonio gestito complessivo di 5.500 miliardi di dollari, sono piuttosto eloquenti: oltre l’85% dei rispondenti utilizza i factor investing in qualche fase del proprio processo di investimento e quasi due terzi degli istituzionali intervistati hanno dichiarato di averne incrementato l’uso negli ultimi tre anni. Il trend sembra inoltre destinato a proseguire: il 60% dei rispondenti intende aumentare la propria esposizione fattoriale nei prossimi tre anni.
Ma cosa spinge all’uso dei factor investing? La motivazione principale è una migliore comprensione delle esposizioni al rischio: oltre tre quarti (76%) di coloro che usano i fattori hanno citato come motivazione il desiderio di capire il rapporto rischio/rendimento e la stessa percentuale ha dichiarato di avere raggiunto questo obiettivo. Più della metà (59%) ha ottenuto una maggiore diversificazione e percentuali analoghe hanno abbassato il rischio (56%) e aumentato i rendimenti (55%). Ma c’è di più. Gli investitori istituzionali si stanno adoperando per promuovere il futuro utilizzo dei factor investing: oltre due terzi di coloro che ne aumenteranno l’uso nei prossimi tre anni intendono assicurarsi adeguati sistemi di gestione del rischio, attraverso la consulenza di un asset manager (oltre la metà) o l’assunzione di nuovi collaboratori (37%).
Queste ultime, come emerge da un nuovo studio condotto da The Economist Intelligence Unit e sponsorizzato da BlackRock, risultano sempre più presenti nei processi di investimento degli investitori istituzionali e sono sostenute da ricerche accademiche in base alle quali si evince che i rischi e i rendimenti di tutti gli investimenti, pur se diversi tra loro in termini nominali, possano essere mappati in un insieme comune di fattori sottostanti. L’idea di fondo del factor investing consiste nel ricondurre gli investimenti a qualcosa di molto semplice: fattori macroeconomici quali crescita economica, inflazione e tassi di interesse, e fattori di stile, ovvero value, qualità, momentum e volatilità.
I numeri dell’indagine, che ha coinvolto 200 società a livello mondiale con un patrimonio gestito complessivo di 5.500 miliardi di dollari, sono piuttosto eloquenti: oltre l’85% dei rispondenti utilizza i factor investing in qualche fase del proprio processo di investimento e quasi due terzi degli istituzionali intervistati hanno dichiarato di averne incrementato l’uso negli ultimi tre anni. Il trend sembra inoltre destinato a proseguire: il 60% dei rispondenti intende aumentare la propria esposizione fattoriale nei prossimi tre anni.
Ma cosa spinge all’uso dei factor investing? La motivazione principale è una migliore comprensione delle esposizioni al rischio: oltre tre quarti (76%) di coloro che usano i fattori hanno citato come motivazione il desiderio di capire il rapporto rischio/rendimento e la stessa percentuale ha dichiarato di avere raggiunto questo obiettivo. Più della metà (59%) ha ottenuto una maggiore diversificazione e percentuali analoghe hanno abbassato il rischio (56%) e aumentato i rendimenti (55%). Ma c’è di più. Gli investitori istituzionali si stanno adoperando per promuovere il futuro utilizzo dei factor investing: oltre due terzi di coloro che ne aumenteranno l’uso nei prossimi tre anni intendono assicurarsi adeguati sistemi di gestione del rischio, attraverso la consulenza di un asset manager (oltre la metà) o l’assunzione di nuovi collaboratori (37%).