energia rinnovabile
Rinnovabili, perché restano un megatend nonostante il mini-petrolio
20 Aprile 2016 09:37
g>Le quotazioni del petrolio sono in caduta libera dal giugno di due anni fa quando si attestavano a 114 dollari al barile. Da allora, i prezzi del greggio si sono dimezzati portandosi a 56 dollari a fine 2014, per poi arretrare di un ulteriore 34% collocandosi a 37 dollari al barile a fine 2015. Da quel livello si è visto un nuovo crollo fino a 26 dollari al barile (minimo di gennaio 2016) e un successivo rimbalzo fino ai 40-42 dollari sui quali oscilla attualmente. Dopo la riunione di domenica scorsa a Doha, nella quale i paesi produttori aderenti all’OPEC hanno cercato senza successo di raggiungere un accordo sul congelamento dei volumi di produzione sulla base di quelli di gennaio, le quotazioni del petrolio sono prima cadute fino ad un -7 per cento per poi riposizionarsi intorno ai 42 dollari della scorsa settimana.
Resta il fatto che l’attuale prezzo del greggio, che negli ultimi 10 anni si è attestato ad un valore medio pari a 86,5 dollari al barile, appare sacrificato ed ha aperto molte discussioni sul futuro dei prezzi delle diverse fonti energetiche. A questo proposito, tra le convinzioni da sfatare, spicca quella in base alla quale la cospicua correzione dei prezzi del petrolio rende meno attraente le energie rinnovabili.
“Ad oggi, non vi è evidenza del link tra indebolimento del prezzo delle materie prime e impatto negativo sull’installazione di impianti per le energie rinnovabili, nonostante siano ormai circa 18 mesi che il prezzo del petrolio continua a calare” fa sapere Roberto Cominotto, gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0363641738"]Julius Baer Multistock – Energy Fund[/tooltip-fondi] di GAM che poi aggiunge: “Gli investitori del settore hanno un orizzonte temporale che guarda ai prezzi dell’energia nel corso dei successivi 20-30 anni: ciò significa che le fluttuazioni del prezzo dell’energia nel breve termine sono irrilevanti. Le fonti di energia rinnovabili stanno assumendo una maggiore importanza, guidate in maniera marcata dalla domanda proveniente da Cina, Stati Uniti, India e altri mercati Emergenti. L’anno scorso le nuove installazioni solari sono aumentate del 25% e ci aspettiamo un’ulteriore crescita del 20% durante il 2016”.
Resta il fatto che l’attuale prezzo del greggio, che negli ultimi 10 anni si è attestato ad un valore medio pari a 86,5 dollari al barile, appare sacrificato ed ha aperto molte discussioni sul futuro dei prezzi delle diverse fonti energetiche. A questo proposito, tra le convinzioni da sfatare, spicca quella in base alla quale la cospicua correzione dei prezzi del petrolio rende meno attraente le energie rinnovabili.
“Ad oggi, non vi è evidenza del link tra indebolimento del prezzo delle materie prime e impatto negativo sull’installazione di impianti per le energie rinnovabili, nonostante siano ormai circa 18 mesi che il prezzo del petrolio continua a calare” fa sapere Roberto Cominotto, gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0363641738"]Julius Baer Multistock – Energy Fund[/tooltip-fondi] di GAM che poi aggiunge: “Gli investitori del settore hanno un orizzonte temporale che guarda ai prezzi dell’energia nel corso dei successivi 20-30 anni: ciò significa che le fluttuazioni del prezzo dell’energia nel breve termine sono irrilevanti. Le fonti di energia rinnovabili stanno assumendo una maggiore importanza, guidate in maniera marcata dalla domanda proveniente da Cina, Stati Uniti, India e altri mercati Emergenti. L’anno scorso le nuove installazioni solari sono aumentate del 25% e ci aspettiamo un’ulteriore crescita del 20% durante il 2016”.
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