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Tassi USA, la variabile imprevista dell’inflazione

2 Maggio 2016 09:44

financialounge -  Ethenea Federal Reserve Janet Yellen tassi di interesse USA Yves Longchamp
ver deliberato nello scorso mese di dicembre il primo aumento dei tassi USA dopo molti anni, la Federal Reserve aveva fatto intuire agli addetti ai lavori che i possibili successivi ritocchi all’insù dei tassi, sebbene graduali, sarebbe stati quattro quest’anno. Tuttavia la forte instabilità dei mercati finanziari registrata tra gennaio e febbraio, i timori di un forte rallentamento dell’economia cinese e, a cascata, globale, il nuovo tonfo dei prezzi del petrolio e delle principali materie prime, hanno spaventato i banchieri centrali di tutto il mondo. E anche la Fed che, nella riunione di marzo e in quella di aprile, non solo non ha toccato i tassi ma ha fatto capire che i rialzi degli interessi americani potrebbero essere a questo punto uno o due e, peraltro, condizionati all’andamento dei mercati e dell’economia globale.

Il dollaro ha perso la sua forza relativa rispetto alle altre valute, agevolando la stabilizzazione sia dei prezzi del greggio e delle commodity che la situazione del debito dei paesi emergenti (in larga misura espresso nella valuta americana). Anche i mercati hanno sperimentato una certa stabilità recuperando una buona parte delle perdite accumulate nelle prime settimane dell’anno. Ma ora, mentre il pericolo della deflazione sembra scongiurato e quello di una nuova recessione allontanato, potrebbe materializzarsi un altro rischio: l’inflazione.

Janet Yellen è tormentata da un interrogativo assillante: che fare? Finora si è mossa con destrezza nei confronti della deflazione (i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono al due per cento) e della recessione (il tasso di disoccupazione americano si attesta al di sotto del 5%, soglia ritenuta espressione di piena occupazione) ma intravede sullo sfondo il pericolo inflazione che non è fra i suoi interessi principali, ma la cui comparsa complica la situazione poiché interferisce con il percorso che intende seguire.

“Il duplice mandato della Fed consiste nel perseguire sia la piena occupazione che la stabilità dei prezzi. Per piena occupazione si intende generalmente un tasso di disoccupazione del 5 % circa, mentre la stabilità dei prezzi è definita da un tasso d’inflazione del 2%” fa presente Yves Longchamp, CFA , Head of Research, ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, secondo il quale, osservando l’attuale posizionamento dei due parametri, l’economia statunitense si trova in una situazione pressoché ideale, praticamente in equilibrio sulla base di entrambi questi parametri. “L’ulteriore miglioramento delle condizioni economiche atteso dalla Fed spingerebbe l’economia statunitense facendola verso un surriscaldamento. Occorre pertanto procedere gradualmente visto il percorso insicuro: ci aspettiamo che la Fed effettui due rialzi dei tassi quest’anno, ma questa previsione è subordinata all’aggressività dell’inflazione” conclude Yves Longchamp.

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