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Banche centrali, favoriti gli asset più esposti al rischio

4 Maggio 2016 09:52

financialounge -  banche centrali Goldman Sachs Asset Management tassi di interesse USA
dare le performance da inizio anno e anche degli ultimi 12 mesi non si direbbe affatto. Ma il persistere di politiche monetarie espansive o, comunque (come nel caso della Federal Reserve americana) non restrittive, a livello globale tende a sostenere le quotazioni degli asset più esposti al rischio.

Ma procediamo con ordine. Da inizio anno i fondi azionari segnano un -4%, i bilanciati un -0,9% e gli obbligazionari un +1%. Ancora più accentuate le differenze sulla distanza dei 12 mesi: tra il 20 aprile 2015 e il 20 aprile scorso, i fondi azionari hanno lasciato sul terreno in media il 14,1%, i fondi bilanciati il 5,3% e i fondi obbligazionari l’1,1 per cento. Ebbene, in base a questi dati, i risparmiatori che hanno evitato i prodotti più esposti al rischio (azionari e bilanciati) sono riusciti a limitare i danni.

Ma potrebbe non essere così nei prossimi 12 mesi e, soprattutto, nel medio termine (almeno tre anni o oltre). Infatti, con i tassi di interesse a zero (e in Europa e in Giappone anche al di sotto dello zero) che potrebbero restare su tali livelli ancora per un periodo prolungato, con i bond societari di alta e medio-alta qualità che rendono poco di più dei titoli di stato, la ricerca di maggiore reddito non può che sfociare in asset class più rischiose, sia obbligazionarie (high yield, debito emergente, convertibili, subordinati bancari) che azionarie e alternative (materie prime e strategie non tradizionali).

Scelte che, sebbene necessarie, richiedono una corretta comprensione dei rischi, il ricorso a fondi e comparti di sicav specializzate e un orizzonte temporale maggiore per dare modo ai gestori di produrre i frutti del loro lavoro.

Una tesi che trova d’accordo anche chi, come gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM), ritiene che il mercato non sconti correttamente il percorso di rialzo dei tassi di interesse statunitensi nel corso del 2016. “Un aumento dell’inflazione potrebbe innescare un re-pricing, una temporanea volatilità in molte asset class e ulteriori anomalie dei prezzi a medio termine nei mercati obbligazionari. Tuttavia, ci troviamo in una fase in cui le politiche monetarie rimangono estremamente accomodanti a livello globale e la crescita è in miglioramento, fattori che dovrebbero favorire gli attivi maggiormente esposti al rischio. Come abbiamo spiegato in precedenti occasioni, l’attuale contesto ci induce a preferire i titoli azionari al credito societario, e quest’ultimo ai tassi di interesse” spiegano infatti i professionisti di GSAM.

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