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Azioni di qualità, non solo titoli dei settori più difensivi
6 Maggio 2016 09:47
ultime settimane il dibattito su cosa preferire per i prossimi mesi in Borsa tra titoli e settori «value» e «growth» si è ulteriormente animato. Infatti, se da un lato i sostenitori dei titoli «growth» (cioè quelli con crescita più dinamica dei ricavi e dei profitti e che, di norma, preferiscono reinvestire gli utili invece che erogare dividendi ai soci) sostengono che la tendenza favorevole, che dura da circa tre anni, proseguirà favorendo ancora questa tipologia di titoli in Borsa. Dall’altra, invece, si schierano coloro che sono invece convinti che sia finalmente arrivato il momento dei titoli «value» (cioè le azioni di società dai bilanci più solidi, poco indebitate e con dividendi generosi), la cui sottovalutazione rispetto ai titoli «growth» ha raggiunto livelli eccessivi. In questo interessante dibattito si inseriscono altre questioni che possono essere ritenute vicine a questi concetti.
Tra questi interrogativi figura senz’altro quello in base al quale ci si chiede se sia lecito affermare che «qualità» possa essere solo un sinonimo collegato ai titoli dei settori difensivi. Una domanda che si pongono spesso anche i direttori degli investimenti, le cui risposte possono non essere univoche dal momento che le metriche quantitative da sole possono essere fuorvianti, mentre le valutazioni qualitative possono essere altamente soggettive.
“Quando cerchiamo di identificare le società di qualità, consideriamo caratteristiche quali un flusso di ricavi costante, le barriere all’ingresso, la prevedibilità e un rendimento del capitale buono o costante. Ed è vero, vi sono molti titoli con queste caratteristiche nei settori sanitario e dei beni di prima necessità, che sono considerati come difensivi a causa della natura delle relative attività” fa sapere Suneil Mahindru, CIO di International Equity, responsabile della gestione di portafoglio e della ricerca sugli investimenti per i portafogli azionari globali e internazionali di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) che poi però puntualizza: “È però altrettanto vero che siamo spesso attratti da questi settori, perché sono ricchi di proprietà intellettuale (PI), hanno un forte branding e un potere di determinazione dei prezzi. Nel settore farmaceutico, per esempio, vi è una concorrenza meno irrazionale perché i farmaci sono spesso unici”.
GSAM ha tuttavia anche individuato un certo numero di società di alta qualità in settori tradizionalmente ciclici. “Per esempio, nutriamo una grande considerazione per una società italiana nel settore dei beni di lusso. Questa è guidata da un CEO molto competente , e grazie alla forza del marchio e ai prodotti riconducibili alla categoria, raggiunge uno dei più alti margini operativi del settore. Nel breve termine i suoi utili continueranno a salire e a scendere in base al ciclo delineato dalla fiducia dei consumatori, ma la società ha un bilancio in continuo rafforzamento che riteniamo possa consentirle di superare un eventuale periodo di crisi” specifica il manager.
Tra questi interrogativi figura senz’altro quello in base al quale ci si chiede se sia lecito affermare che «qualità» possa essere solo un sinonimo collegato ai titoli dei settori difensivi. Una domanda che si pongono spesso anche i direttori degli investimenti, le cui risposte possono non essere univoche dal momento che le metriche quantitative da sole possono essere fuorvianti, mentre le valutazioni qualitative possono essere altamente soggettive.
“Quando cerchiamo di identificare le società di qualità, consideriamo caratteristiche quali un flusso di ricavi costante, le barriere all’ingresso, la prevedibilità e un rendimento del capitale buono o costante. Ed è vero, vi sono molti titoli con queste caratteristiche nei settori sanitario e dei beni di prima necessità, che sono considerati come difensivi a causa della natura delle relative attività” fa sapere Suneil Mahindru, CIO di International Equity, responsabile della gestione di portafoglio e della ricerca sugli investimenti per i portafogli azionari globali e internazionali di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) che poi però puntualizza: “È però altrettanto vero che siamo spesso attratti da questi settori, perché sono ricchi di proprietà intellettuale (PI), hanno un forte branding e un potere di determinazione dei prezzi. Nel settore farmaceutico, per esempio, vi è una concorrenza meno irrazionale perché i farmaci sono spesso unici”.
GSAM ha tuttavia anche individuato un certo numero di società di alta qualità in settori tradizionalmente ciclici. “Per esempio, nutriamo una grande considerazione per una società italiana nel settore dei beni di lusso. Questa è guidata da un CEO molto competente , e grazie alla forza del marchio e ai prodotti riconducibili alla categoria, raggiunge uno dei più alti margini operativi del settore. Nel breve termine i suoi utili continueranno a salire e a scendere in base al ciclo delineato dalla fiducia dei consumatori, ma la società ha un bilancio in continuo rafforzamento che riteniamo possa consentirle di superare un eventuale periodo di crisi” specifica il manager.
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