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Bollette elettriche, rischio aumenti nonostante il mini-petrolio
10 Maggio 2016 09:23
un fantasma che aleggia sulle bollette elettriche italiane: il rischio di un aumento delle tariffe. Ma com’è possibile che, con il petrolio a 44 dollari al barile, in calo del 60% dalle quotazioni del giugno 2014, si possa materializzare un incremento delle tariffe e, quindi, delle bollette elettriche? La spiegazione risiede nella forte siccità che sta caratterizzando l’Europa (e l’Italia) negli ultimi tempi. Vediamo di spiegarlo meglio.
Un’importante fonte di energia alternativa e rinnovabile è rappresentata dall’energia idroelettrica. Questa sfrutta la trasformazione dell'energia potenziale gravitazionale ottenibile dalle dighe: l’ingente massa d’acqua posseduta dalla diga ad una certa quota d’altezza può essere trasformata in energia cinetica e quest’ultima energia viene successivamente trasformata in energia elettrica in una centrale idroelettrica grazie ad un alternatore accoppiato ad una turbina.
Il problema è che la forte siccità ha fortemente penalizzato l’utilizzo delle centrali idroelettriche a vantaggio di quelle alimentate a metano: la differenza è che le prime sono fonti rinnovabili e a basso costo e impatto ambientale mentre quelle a metano inquinano di più e prevedono costi maggiori. Per capire la profondità del fenomeno, basti pensare che nel mese di dicembre 2015 la produzione di energia idroelettrica si è praticamente dimezzata rispetto a quella di dicembre 2014 (-51,1% per la precisione) mentre la produzione delle centrali termoelettriche (alimentate a metano) hanno registrato un incremento del +16,4 per cento.
Se la situazione sul versante meteorologico non dovesse cambiare nei prossimi mesi, il ritocco al rialzo le tariffe elettriche sarà praticamente inevitabile nonostante il mini-petrolio.
Un’importante fonte di energia alternativa e rinnovabile è rappresentata dall’energia idroelettrica. Questa sfrutta la trasformazione dell'energia potenziale gravitazionale ottenibile dalle dighe: l’ingente massa d’acqua posseduta dalla diga ad una certa quota d’altezza può essere trasformata in energia cinetica e quest’ultima energia viene successivamente trasformata in energia elettrica in una centrale idroelettrica grazie ad un alternatore accoppiato ad una turbina.
Il problema è che la forte siccità ha fortemente penalizzato l’utilizzo delle centrali idroelettriche a vantaggio di quelle alimentate a metano: la differenza è che le prime sono fonti rinnovabili e a basso costo e impatto ambientale mentre quelle a metano inquinano di più e prevedono costi maggiori. Per capire la profondità del fenomeno, basti pensare che nel mese di dicembre 2015 la produzione di energia idroelettrica si è praticamente dimezzata rispetto a quella di dicembre 2014 (-51,1% per la precisione) mentre la produzione delle centrali termoelettriche (alimentate a metano) hanno registrato un incremento del +16,4 per cento.
Se la situazione sul versante meteorologico non dovesse cambiare nei prossimi mesi, il ritocco al rialzo le tariffe elettriche sarà praticamente inevitabile nonostante il mini-petrolio.
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