Amundi
Brexit, ecco cosa ne pensano i gestori
27 Giugno 2016 09:42
c della Brexit è stato particolarmente violento sui mercati finanziari in quanto giunto proprio quando vi era la convinzione che a spuntarla sarebbero stati i sostenitori della permanenza del Regno Unito nella Ue. Ma, se nell’immediato è comprensibile un certo smarrimento, subito dopo aver realizzato quanto accaduto occorre interrogarsi su quali implicazioni effettive il tutto possa avere. E, leggendo le riflessioni dei gestori di portafoglio e degli strategist, si evince che, a fianco dei tanti rischi che la Brexit potrà comportare, si delineano pure scenari che potrebbero avere riflessi positivi sia a breve che a medio lungo termine.
“Ricordiamo che in questi momenti di estrema volatilità è importante non essere troppo esposti all’emotività. Gli effetti di questo esito referendario saranno molto diluiti: i fondamentali economici sono più importanti dei fattori emotivi di breve termine” è questa la prima raccomandazione che Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management, si sente di fare ai risparmiatori per affrontare il capitolo Brexit. La strategist ammette che le implicazioni ad ampio raggio sono ancora imprevedibili e che l’effetto risk off (avversione al rischio da parte degli investitori) proseguirà alimentando la volatilità sui mercati. Maria Paola Toschi conferma pure che si sono riflessi economici ma ritiene che non siano tali da porre rischi all’economia globale. “Ci sono rischi politici sia nel Regno Unito che in Europa . Ma questi shock potrebbero anche alimentare una nuova fase di slancio per il progetto europeo. Prima si chiariranno gli scenari meglio sarebbe per economia e mercati. I rischi globali sono più gestibili rispetto al passato, ma l’incertezza potrebbe continuare ad alimentare una fase di volatilità e di bassa propensione al rischio” conclude Maria Paola Toschi.
Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Asset Management e il suo collega Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management, dal canto loro, partono dalle conseguenze macroeconomiche. Brexit era stato associato a scenari macroeconomici nefasti soprattutto per la crescita del Regno Unito: il Fondo monetario internazionale vede effetti negativi sul GDP (-1,5% a quasi -6% in 2-3 anni, il Tesoro inglese ha espresso previsioni anche peggiori) sull’inflazione e sulla disoccupazione. La presenza di un forte deficit commerciale unitamente a quello pubblico implica un forte deprezzamento della Sterlina (-10% già sperimentato nella giornata di venerdì 24 giugno). “Il probabile calo del commercio internazionale avrà conseguenze asimmetriche e potrebbe resuscitare lo spettro della ‘guerra valutaria’. Per l’Europa, tuttavia, il danno economico sarà ben più contenuto, e per l’Italia particolarmente basso secondo alcune analisi (secondo il Brexit Sensitivity Index di S&P) ma è sul fronte politico e finanziario che le ferite potrebbero bruciare” sottolineano i due manager di Pictet Am.
D’altra parte, come fanno notare Philippe Ithurbide, Global Head of Research, Strategy and Analysis e Didier Borowski, Head of Macroeconomics di Amundi, il Regno Unito che lascia l'UE è un evento importante e crea sfide sia per il Regno Unito (che deve evitare una grave recessione e negoziare nuovi accordi commerciali senza aggravare i fattori di incertezza) e sia per i paesi dell'UE (alimentando le forze centrifughe che potrebbero portare ad un ulteriore disintegrazione dell’Unione Europea). Tuttavia, sottolineano i due manager, un capitolo importante di questo libro deve ancora essere scritto. Né i governi né le banche centrali sono impotenti durante la fase di transizione. All'interno dell'UE, una adeguata risposta politica verrà realizzata solo attraverso una stretta collaborazione per allineare le posizioni dei governi e ottenere una ‘uscita controllata’ del Regno Unito da parte dell'UE. “Fino ad oggi, i paesi UE sono sempre riusciti a beneficiare dei periodi di stress per consolidare le loro istituzioni. Senza dubbio, la coppia franco-tedesca si troverà a giocare un ruolo chiave, in particolare per rafforzare la dimensione federale dell'Unione europea. Ma la sfida è notevole per l'Europa così come la strada da percorrere che sarà lunga e piena di insidie” puntualizzano infine Philippe Ithurbide e Didier Borowski.
Per il medio termine, Mike Amey, capo di Sterling Portfolio Management di PIMCO, si aspetta un periodo di maggiore calma relativa, anche perché l’uscita dalla UE richiederà tempo per i negoziati. Inoltre il premier inglese David Cameron ha annunciato che si dimetterà da primo ministro dal mese di ottobre, il che significa che si svolgerà un congresso per decidere la leadership all'interno del partito durante l'estate: solo dopo questa decisione, e con nuovo primo ministro per il Regno Unito, partiranno i negoziati per l’uscita dalla UE. “In pratica, tutto questo richiede tempo, e il tempo può guarire quello che in questo momento può sembrare una ferita aperta. Tuttavia dovremmo tutti riconoscere che i periodi di instabilità politica creano rischi significativi in un momento in cui l'economia globale è vulnerabile a shock inattesi. Nel breve periodo questo aumenta l'incertezza delle prospettive per il Regno Unito e sottolinea i nostri temi secolari di crescente rischio politico e di insicurezza sulla stabilità dell'economia globale” specifica Mike Amey.
Sfortunatamente, fa tuttavia notare Gareth Isaac, gestore obbligazionario di Schroders, sebbene la reazione di breve termine del mercato sia naturalmente negativa, l’outlook di lungo termine per l’economia del Regno Unito e per i mercati finanziari è potenzialmente peggiore. “I dettagli della nuova relazione commerciale tra Regno Unito e Unione Europea non saranno finalizzati per ancora molti mesi, potenzialmente per anni” puntualizza il manager. Non solo, oltre all’incertezza, restano le problematiche già in essere prima del referendum. “L’economia del Regno Unito resta molto sbilanciata, con deficit di bilancio e delle partite correnti elevati, i cosiddetti deficit gemelli, e salari e produttività deboli. Il disavanzo pubblico è rimasto testardamente alto rispetto alle attese del Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, e dovrà essere affrontato ora che il voto sull’UE è alle spalle. Le prospettive di tasse più elevate e spesa più bassa probabilmente spingeranno i consumatori ad assumere una posizione più cauta” spiega Gareth Isaac, secondo il quale, inoltre, con l’impatto positivo legato agli energetici che si indebolisce e i salari fermi, il timore è che l’economia britannica potrebbe non riprendersi dallo shock per un bel po’.
Peraltro, come tiene infine a ricordare Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management, l’uscita dall’UE della Gran Bretagna avrà ripercussioni tanto più gravi in quanto avviene in un momento politico delicato quasi ovunque. L’amministrazione USA cambierà tra pochi mesi, quella inglese è dimissionaria, in Francia si avranno le elezioni a maggio del prossimo anno, e a settembre sarà la volta della Germania 2017. Inoltre, non meno importante, la Scozia chiederà un nuovo referendum per la separazione dal Regno Unito, come già annunciato dal Primo Ministro scozzese. Pochi leader sono all’inizio del loro mandato e paiono in grado di prendere decisioni incisive, mentre adesso servirebbe una forte reazione dell’EU per dare risposte univoche ai bisogni dei cittadini e rinverdire le finalità del progetto europeo. “Dunque la turbolenza sui mercati sarà tanto più lunga quanto l’EU non sarà in grado di reagire tempestivamente, accrescendo il rischio di nuovi referendum in altri paesi dell’unione. In questo scenario un ulteriore correzione del 10% è ancora possibile, mentre in caso di maggior interventismo da parte dell’EU probabilmente si genererebbe una opportunità di acquisto già a questi livelli: per questo monitorare i mercati e il flusso delle notizie sarà molto importante nei prossimi giorni” conclude Edoardo Ugolini.
“Ricordiamo che in questi momenti di estrema volatilità è importante non essere troppo esposti all’emotività. Gli effetti di questo esito referendario saranno molto diluiti: i fondamentali economici sono più importanti dei fattori emotivi di breve termine” è questa la prima raccomandazione che Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management, si sente di fare ai risparmiatori per affrontare il capitolo Brexit. La strategist ammette che le implicazioni ad ampio raggio sono ancora imprevedibili e che l’effetto risk off (avversione al rischio da parte degli investitori) proseguirà alimentando la volatilità sui mercati. Maria Paola Toschi conferma pure che si sono riflessi economici ma ritiene che non siano tali da porre rischi all’economia globale. “Ci sono rischi politici sia nel Regno Unito che in Europa . Ma questi shock potrebbero anche alimentare una nuova fase di slancio per il progetto europeo. Prima si chiariranno gli scenari meglio sarebbe per economia e mercati. I rischi globali sono più gestibili rispetto al passato, ma l’incertezza potrebbe continuare ad alimentare una fase di volatilità e di bassa propensione al rischio” conclude Maria Paola Toschi.
Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Asset Management e il suo collega Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management, dal canto loro, partono dalle conseguenze macroeconomiche. Brexit era stato associato a scenari macroeconomici nefasti soprattutto per la crescita del Regno Unito: il Fondo monetario internazionale vede effetti negativi sul GDP (-1,5% a quasi -6% in 2-3 anni, il Tesoro inglese ha espresso previsioni anche peggiori) sull’inflazione e sulla disoccupazione. La presenza di un forte deficit commerciale unitamente a quello pubblico implica un forte deprezzamento della Sterlina (-10% già sperimentato nella giornata di venerdì 24 giugno). “Il probabile calo del commercio internazionale avrà conseguenze asimmetriche e potrebbe resuscitare lo spettro della ‘guerra valutaria’. Per l’Europa, tuttavia, il danno economico sarà ben più contenuto, e per l’Italia particolarmente basso secondo alcune analisi (secondo il Brexit Sensitivity Index di S&P) ma è sul fronte politico e finanziario che le ferite potrebbero bruciare” sottolineano i due manager di Pictet Am.
D’altra parte, come fanno notare Philippe Ithurbide, Global Head of Research, Strategy and Analysis e Didier Borowski, Head of Macroeconomics di Amundi, il Regno Unito che lascia l'UE è un evento importante e crea sfide sia per il Regno Unito (che deve evitare una grave recessione e negoziare nuovi accordi commerciali senza aggravare i fattori di incertezza) e sia per i paesi dell'UE (alimentando le forze centrifughe che potrebbero portare ad un ulteriore disintegrazione dell’Unione Europea). Tuttavia, sottolineano i due manager, un capitolo importante di questo libro deve ancora essere scritto. Né i governi né le banche centrali sono impotenti durante la fase di transizione. All'interno dell'UE, una adeguata risposta politica verrà realizzata solo attraverso una stretta collaborazione per allineare le posizioni dei governi e ottenere una ‘uscita controllata’ del Regno Unito da parte dell'UE. “Fino ad oggi, i paesi UE sono sempre riusciti a beneficiare dei periodi di stress per consolidare le loro istituzioni. Senza dubbio, la coppia franco-tedesca si troverà a giocare un ruolo chiave, in particolare per rafforzare la dimensione federale dell'Unione europea. Ma la sfida è notevole per l'Europa così come la strada da percorrere che sarà lunga e piena di insidie” puntualizzano infine Philippe Ithurbide e Didier Borowski.
Per il medio termine, Mike Amey, capo di Sterling Portfolio Management di PIMCO, si aspetta un periodo di maggiore calma relativa, anche perché l’uscita dalla UE richiederà tempo per i negoziati. Inoltre il premier inglese David Cameron ha annunciato che si dimetterà da primo ministro dal mese di ottobre, il che significa che si svolgerà un congresso per decidere la leadership all'interno del partito durante l'estate: solo dopo questa decisione, e con nuovo primo ministro per il Regno Unito, partiranno i negoziati per l’uscita dalla UE. “In pratica, tutto questo richiede tempo, e il tempo può guarire quello che in questo momento può sembrare una ferita aperta. Tuttavia dovremmo tutti riconoscere che i periodi di instabilità politica creano rischi significativi in un momento in cui l'economia globale è vulnerabile a shock inattesi. Nel breve periodo questo aumenta l'incertezza delle prospettive per il Regno Unito e sottolinea i nostri temi secolari di crescente rischio politico e di insicurezza sulla stabilità dell'economia globale” specifica Mike Amey.
Sfortunatamente, fa tuttavia notare Gareth Isaac, gestore obbligazionario di Schroders, sebbene la reazione di breve termine del mercato sia naturalmente negativa, l’outlook di lungo termine per l’economia del Regno Unito e per i mercati finanziari è potenzialmente peggiore. “I dettagli della nuova relazione commerciale tra Regno Unito e Unione Europea non saranno finalizzati per ancora molti mesi, potenzialmente per anni” puntualizza il manager. Non solo, oltre all’incertezza, restano le problematiche già in essere prima del referendum. “L’economia del Regno Unito resta molto sbilanciata, con deficit di bilancio e delle partite correnti elevati, i cosiddetti deficit gemelli, e salari e produttività deboli. Il disavanzo pubblico è rimasto testardamente alto rispetto alle attese del Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, e dovrà essere affrontato ora che il voto sull’UE è alle spalle. Le prospettive di tasse più elevate e spesa più bassa probabilmente spingeranno i consumatori ad assumere una posizione più cauta” spiega Gareth Isaac, secondo il quale, inoltre, con l’impatto positivo legato agli energetici che si indebolisce e i salari fermi, il timore è che l’economia britannica potrebbe non riprendersi dallo shock per un bel po’.
Peraltro, come tiene infine a ricordare Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management, l’uscita dall’UE della Gran Bretagna avrà ripercussioni tanto più gravi in quanto avviene in un momento politico delicato quasi ovunque. L’amministrazione USA cambierà tra pochi mesi, quella inglese è dimissionaria, in Francia si avranno le elezioni a maggio del prossimo anno, e a settembre sarà la volta della Germania 2017. Inoltre, non meno importante, la Scozia chiederà un nuovo referendum per la separazione dal Regno Unito, come già annunciato dal Primo Ministro scozzese. Pochi leader sono all’inizio del loro mandato e paiono in grado di prendere decisioni incisive, mentre adesso servirebbe una forte reazione dell’EU per dare risposte univoche ai bisogni dei cittadini e rinverdire le finalità del progetto europeo. “Dunque la turbolenza sui mercati sarà tanto più lunga quanto l’EU non sarà in grado di reagire tempestivamente, accrescendo il rischio di nuovi referendum in altri paesi dell’unione. In questo scenario un ulteriore correzione del 10% è ancora possibile, mentre in caso di maggior interventismo da parte dell’EU probabilmente si genererebbe una opportunità di acquisto già a questi livelli: per questo monitorare i mercati e il flusso delle notizie sarà molto importante nei prossimi giorni” conclude Edoardo Ugolini.
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