absolute return
Tutti i segreti dei portafogli moderati degli italiani
28 Giugno 2016 10:00
rte esposizione sul reddito fisso (sia titoli di stato che obbligazioni) con una preferenza per il mercato italiano ed europeo, un peso nel mercato azionario limitato a poco più di un quinto del totale e una scarsa presenza di asset class alternative. Sono le principali evidenze che emergono dall’analisi sui portafogli moderati dei risparmiatori del nostro paese in base alla lettura del primo Barometro dei Portafogli Italiani di Natixis Global Asset Management.
Quest’ultimo è uno studio sui portafogli italiani ed europei modello, sulle decisioni di investimento prese tra il 2015 e il 2016, ed è stato elaborato dal Portfolio Research and Consulting Group (PRCG) di Natixis Global AM prendendo in esame 74 portafogli modello «moderati» forniti da consulenti finanziari italiani e private banker tra il 1° aprile 2015 e il 31 marzo 2016.
“I consulenti finanziari e i private banker cercano sempre più di costruire portafogli che siano in grado di affrontare la complessità dei mercati moderni. Le analisi condotte dal nostro Portfolio Research and Consulting Group ci permette di capire meglio come sono realmente costruiti i portafogli e qual è il contributo di ogni asset class in termini di rischio e di rendimento in modo da poter aiutare i consulenti a costruire e gestire meglio le necessità e le aspettative dei clienti” sottolinea Antonio Bottillo, Country Head and Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global Asset Management.
Entrando nei particolari, si scopre che il reddito fisso resta la componente principale del portafoglio, con un peso del 41,7% con una riduzione dell’esposizione alle obbligazioni governative a favore di titoli obbligazionari che offrono tassi superiori, come il credito high yield. Gli strumenti utilizzati spaziano dai fondi comuni alle sicav, dagli ETF alle singole emissioni obbligazionarie fino ai prodotti strutturati. La componente azionaria si attesta invece al 21,8%: un’esposizione che li delinea come piuttosto prudenti, soprattutto se confrontati con portafogli simili analizzati nel Regno Unito, che hanno un peso medio delle azioni intorno al 50%.
“In linea con i portafogli analizzati in altri paesi anche i portafogli italiani hanno una chiara preferenza per i mercati locali, con una metà circa della componente azionaria investita in Europa e l’altra metà ripartita fra azioni statunitensi, giapponesi e dei mercati emergenti” commenta Alessandro Marolda, consulente italiano all’interno del Portfolio Research & Consulting Group, che rivela poi che il patrimonio è investito prevalentemente in fondi comuni di investimento, con una presenza di ETF e titoli di singoli emittenti (in particolare emittenti italiani dei settori finanziario e dei beni di consumo).
“Ciò rappresenta una differenza rispetto ad altri paesi, dove gli investimenti in titoli di singoli emittenti sono molto rari, se non assenti” specifica Alessandro Marolda. Per quanto riguarda invece gli investimenti alternativi, sebbene in media i portafogli moderati italiani abbiano un’esposizione di circa il 13%, il Barometro evidenzia una significativa discrepanza: da un lato alcuni portafogli sono costituiti interamente da fondi alternativi o di natura absolute return, mentre in molti altri portafogli basati su un’asset allocation tradizionale emerge un’assenza o una scarsa presenza di investimenti alternativi.
Infine, la componente multi-asset supera il 20% del totale. Tuttavia, dal momento che si tratta di una categoria piuttosto eterogenea, i benefici in termini di diversificazione dei fondi multi-asset variano molto. In generale, più flessibili sono i fondi multi-asset, in termini di capacità di ridurre/ampliare le posizioni e la gamma di asset class, maggiori saranno i vantaggi di diversificazione che essi tendono ad offrire.
“Occorre ricordare che Il Barometro dei Portafogli Italiani, analizza, il ruolo di ogni asset class all’interno del portafoglio e i benefici in termini di rischio e di rendimento. Queste funzioni possono variare in misura significativa in ragione della composizione del portafoglio e delle caratteristiche degli investimenti sottostanti. Il suggerimento che diamo ai nostri clienti è quello di non concentrarsi eccessivamente sulla classificazione attribuita al fondo o all’investimento, ma sulla funzione che esso può svolgere all’interno del portafoglio in base alle sue caratteristiche, poiché riteniamo che ciò possa condurre a una migliore costruzione del portafoglio e a decisioni di investimento più efficaci” fa presente Antonio Bottillo che poi aggiunge: “La costruzione del portafoglio dovrebbe partire dal rischio e da una migliore comprensione dei benefici e dei rischi di ogni singolo strumento di investimento, non in quanto tale, ma come parte di un portafoglio reale. Una maggiore consapevolezza del contributo al rischio e delle interrelazioni all’interno di un portafoglio tra i vari strumenti e asset class può aiutare consulenti e private banker verso una più efficiente diversificazione”.
Quest’ultimo è uno studio sui portafogli italiani ed europei modello, sulle decisioni di investimento prese tra il 2015 e il 2016, ed è stato elaborato dal Portfolio Research and Consulting Group (PRCG) di Natixis Global AM prendendo in esame 74 portafogli modello «moderati» forniti da consulenti finanziari italiani e private banker tra il 1° aprile 2015 e il 31 marzo 2016.
“I consulenti finanziari e i private banker cercano sempre più di costruire portafogli che siano in grado di affrontare la complessità dei mercati moderni. Le analisi condotte dal nostro Portfolio Research and Consulting Group ci permette di capire meglio come sono realmente costruiti i portafogli e qual è il contributo di ogni asset class in termini di rischio e di rendimento in modo da poter aiutare i consulenti a costruire e gestire meglio le necessità e le aspettative dei clienti” sottolinea Antonio Bottillo, Country Head and Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global Asset Management.
Entrando nei particolari, si scopre che il reddito fisso resta la componente principale del portafoglio, con un peso del 41,7% con una riduzione dell’esposizione alle obbligazioni governative a favore di titoli obbligazionari che offrono tassi superiori, come il credito high yield. Gli strumenti utilizzati spaziano dai fondi comuni alle sicav, dagli ETF alle singole emissioni obbligazionarie fino ai prodotti strutturati. La componente azionaria si attesta invece al 21,8%: un’esposizione che li delinea come piuttosto prudenti, soprattutto se confrontati con portafogli simili analizzati nel Regno Unito, che hanno un peso medio delle azioni intorno al 50%.
“In linea con i portafogli analizzati in altri paesi anche i portafogli italiani hanno una chiara preferenza per i mercati locali, con una metà circa della componente azionaria investita in Europa e l’altra metà ripartita fra azioni statunitensi, giapponesi e dei mercati emergenti” commenta Alessandro Marolda, consulente italiano all’interno del Portfolio Research & Consulting Group, che rivela poi che il patrimonio è investito prevalentemente in fondi comuni di investimento, con una presenza di ETF e titoli di singoli emittenti (in particolare emittenti italiani dei settori finanziario e dei beni di consumo).
“Ciò rappresenta una differenza rispetto ad altri paesi, dove gli investimenti in titoli di singoli emittenti sono molto rari, se non assenti” specifica Alessandro Marolda. Per quanto riguarda invece gli investimenti alternativi, sebbene in media i portafogli moderati italiani abbiano un’esposizione di circa il 13%, il Barometro evidenzia una significativa discrepanza: da un lato alcuni portafogli sono costituiti interamente da fondi alternativi o di natura absolute return, mentre in molti altri portafogli basati su un’asset allocation tradizionale emerge un’assenza o una scarsa presenza di investimenti alternativi.
Infine, la componente multi-asset supera il 20% del totale. Tuttavia, dal momento che si tratta di una categoria piuttosto eterogenea, i benefici in termini di diversificazione dei fondi multi-asset variano molto. In generale, più flessibili sono i fondi multi-asset, in termini di capacità di ridurre/ampliare le posizioni e la gamma di asset class, maggiori saranno i vantaggi di diversificazione che essi tendono ad offrire.
“Occorre ricordare che Il Barometro dei Portafogli Italiani, analizza, il ruolo di ogni asset class all’interno del portafoglio e i benefici in termini di rischio e di rendimento. Queste funzioni possono variare in misura significativa in ragione della composizione del portafoglio e delle caratteristiche degli investimenti sottostanti. Il suggerimento che diamo ai nostri clienti è quello di non concentrarsi eccessivamente sulla classificazione attribuita al fondo o all’investimento, ma sulla funzione che esso può svolgere all’interno del portafoglio in base alle sue caratteristiche, poiché riteniamo che ciò possa condurre a una migliore costruzione del portafoglio e a decisioni di investimento più efficaci” fa presente Antonio Bottillo che poi aggiunge: “La costruzione del portafoglio dovrebbe partire dal rischio e da una migliore comprensione dei benefici e dei rischi di ogni singolo strumento di investimento, non in quanto tale, ma come parte di un portafoglio reale. Una maggiore consapevolezza del contributo al rischio e delle interrelazioni all’interno di un portafoglio tra i vari strumenti e asset class può aiutare consulenti e private banker verso una più efficiente diversificazione”.