Alessandro Marolda
Portafogli, perché quelli ‘moderati’ italiani sono più prudenti
29 Giugno 2016 09:05
articolo “Tutti i segreti dei portafogli moderati degli italiani” si è parlato del primo Barometro dei Portafogli Italiani di Natixis Global Asset Management, che ha messo a fuoco i portafogli italiani ed europei modello, sulle decisioni di investimento prese tra il 2015 e il 2016. Si è avuto modo di entrare nei dettagli delle principali componenti del portafoglio moderato degli italiani evidenziando come risulti molto meno esposto al rischio di quelli dei risparmiatori di altri paesi.
In particolare, per esempio, a fronte di un’esposizione azionaria media di poco superiore al 20%, i portafogli moderati italiani appaiono piuttosto prudenti, soprattutto se confrontati con portafogli simili analizzati nel Regno Unito, che hanno un peso medio delle azioni intorno al 50%. Quali possono essere le ragioni alla base di questo particolare comportamento? Forse è semplicemente una questione di differenze culturali, o forse pesano le dinamiche demografiche. Non è neppure una semplice questione di attrattiva delle obbligazioni italiane.
“Sebbene i titoli di Stato italiani siano ancora presenti nei portafogli, la maggior parte degli investimenti obbligazionari è costituita da titoli societari investment grade e fondi obbligazionari globali e non da BTP” chiarisce Alessandro Marolda, consulente italiano all’interno del Portfolio Research & Consulting Group. Una ragione può essere trovata nella differente volatilità dei titoli.
Negli ultimi cinque anni gli attivi italiani (sia azionari che obbligazionari) sono stati molto più volatili di quelli britannici. Piuttosto sorprendentemente, fra il 2012 e il 2013 i titoli di stato italiani con scadenza fra 7 e 10 anni hanno registrato la stessa volatilità delle azioni britanniche. Inoltre, la correlazione fra gli asset locali è completamente diversa. Essenzialmente, i titoli di stato britannici tendono a proteggere i portafogli britannici nelle fasi negative del mercato azionario, mentre per gli asset italiani questo schema non si ripete sempre.
“Tutto sommato, alla luce di questo scenario, il fatto che i portafogli moderati britannici siano più «aggressivi» e che quelli italiani siano più «prudenti» non dovrebbe sorprendere particolarmente. Gli asset italiani, ma anche europei, presentano una maggiore volatilità, e il beneficio di diversificazione fra azioni ed obbligazioni è più contenuto. A parità di condizioni, per mantenere il medesimo livello di rischio i portafogli italiani devono quindi effettuare scelte di asset allocation più prudenti” sottolinea Alessandro Marolda.
In particolare, per esempio, a fronte di un’esposizione azionaria media di poco superiore al 20%, i portafogli moderati italiani appaiono piuttosto prudenti, soprattutto se confrontati con portafogli simili analizzati nel Regno Unito, che hanno un peso medio delle azioni intorno al 50%. Quali possono essere le ragioni alla base di questo particolare comportamento? Forse è semplicemente una questione di differenze culturali, o forse pesano le dinamiche demografiche. Non è neppure una semplice questione di attrattiva delle obbligazioni italiane.
“Sebbene i titoli di Stato italiani siano ancora presenti nei portafogli, la maggior parte degli investimenti obbligazionari è costituita da titoli societari investment grade e fondi obbligazionari globali e non da BTP” chiarisce Alessandro Marolda, consulente italiano all’interno del Portfolio Research & Consulting Group. Una ragione può essere trovata nella differente volatilità dei titoli.
Negli ultimi cinque anni gli attivi italiani (sia azionari che obbligazionari) sono stati molto più volatili di quelli britannici. Piuttosto sorprendentemente, fra il 2012 e il 2013 i titoli di stato italiani con scadenza fra 7 e 10 anni hanno registrato la stessa volatilità delle azioni britanniche. Inoltre, la correlazione fra gli asset locali è completamente diversa. Essenzialmente, i titoli di stato britannici tendono a proteggere i portafogli britannici nelle fasi negative del mercato azionario, mentre per gli asset italiani questo schema non si ripete sempre.
“Tutto sommato, alla luce di questo scenario, il fatto che i portafogli moderati britannici siano più «aggressivi» e che quelli italiani siano più «prudenti» non dovrebbe sorprendere particolarmente. Gli asset italiani, ma anche europei, presentano una maggiore volatilità, e il beneficio di diversificazione fra azioni ed obbligazioni è più contenuto. A parità di condizioni, per mantenere il medesimo livello di rischio i portafogli italiani devono quindi effettuare scelte di asset allocation più prudenti” sottolinea Alessandro Marolda.