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Banche italiane, ecco come potrebbero diventare più solide

6 Luglio 2016 09:30

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settore bancario sia tra i più colpiti nelle borse di tutto il mondo da inizio anno lo sanno anche i non addetti ai lavori. Ma quello che sottolineano le performance di settore è che la tendenza è particolarmente più profonda in Europa e, ancora, più in particolare in Piazza Affari.

Basti pensare che a fronte di un arretramento del -25,55% dell’indice Ftsemib, quello del settore bancario italiano segna un -54,4%: in pratica i valori di Borsa degli istituti di credito quotati sul listino azionario italiano si sono più che dimezzati nei primi sei mesi dell’anno.

A pesare sul settore bancario italiano è l’ingente ammontare dei NPL (non performing loans, ovvero i crediti deteriorati): il fondo privato Atlante lanciato ad aprile non si è rivelato sufficiente per gestire tale ammontare (anche perché la metà delle risorse a sua disposizione sono state utilizzate per garantire gli aumenti di capitale della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca). La BCE, comunque, offrirà il proprio sostegno al settore affinché abbia tempo per ricapitalizzarsi e avviare un processo di concentrazione.

Secondo Philippe Waechter, Capo Economista di Natixis Asset Management, l’attuale situazione riflette il fatto che la crescita economica negativa (trend che continua dal 2009) e il tasso di inflazione a zero (con ampi sconfinamenti in territorio deflazione) non sono compatibili con le modalità con le quali il sistema bancario italiano è stato gestito finora. Il riferimento dello strategist è che, in passato, il tasso di inflazione della penisola è stato più alto rispetto alla media europea, consentendo di ridurre lo stock di NPL degli istituti italiani. Non solo. Questa tendenza spiegherebbe pure la struttura di mercato caratterizzata da due grandi banche (Unicredit e Intesa Sanpaolo) e da una miriade di banche minori e più fragili.

“L’economia è cambiata profondamente e questo tipo di «aggiustamento» oggi non è più possibile. Lo stock di NPL non può essere ridotto grazie all’inflazione, troppo bassa, e la crescita negativa a partire dalla crisi del 2008 ha aumentato i casi di defualt (fallimento) o di mancato pagamento che contribuiscono a loro volta ad aumentare i NPL” specifica Philippe Waechter secondo il quale la BCE si aspetta che la situazione economica italiana possa migliorare in modo da facilitare la ristrutturazione del settore bancario, evitando manovre pesanti. “La BCE sta riducendo i rischi sui bilanci delle banche italiane e sta facendo il possibile per migliorare il contesto macroeconomico. Se tali azioni dovessero funzionare, possiamo aspettarci delle fusioni e, alla fine del processo, un settore bancario certamente più solido. Ma ciò deve ancora avvenire, mentre rimane l’interrogativo sulla capacità del settore di resistere con le attuali caratteristiche” conclude il manager.

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