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International Editor’s Picks – 18 luglio 2016

18 Luglio 2016 09:55

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yle="color: #4b72ab;">Sono un milione ma lavorano in 50
Forza lavoro fresca per far crescere ancora l’economia tedesca che produce più posti di lavoro di quanti riesca a occuparne con le risorse umane interne. Così la cancelliera Merkel aveva motivato l’apertura all’ondata di migranti in marcia verso l’Europa dal Medio Oriente e soprattutto dalla Siria. Ma ora si scopre che le principali aziende tedesche danno lavoro a solo 54 rifugiati, quasi tutti concentrati nella Deutsche Post, che ne assorbe ben 50. Lo rivela la Frankfurter Allgemeine Zeitung dopo aver condotto un’indagine capillare nelle 30 principali aziende tedesche. Il dato è tanto più impressionante se si pensa che i posti di lavoro vacanti nel sistema produttivo germanico a fine giugno ammontavano a ben 665.000 mentre solo l’anno scorso sono arrivati in Germania circa un milione di migranti. La rivelazione del giornale di Francoforte ha indotto il vice della Merkel Sigmar Gabriel, che è anche ministro dell’Economia e leader dei Socialdemocratici, a scrivere ai capi azienda chiedendo di assumere più rifugiati.

Banche: America batte Europa, anche negli stipendi
Forbes riporta che l’anno scorso i capi delle maggiori banche mondiali hanno visto incrementare le buste paga del 7,6 per cento portando a casa in media oltre $13 milioni ciascuno. A guidare la classifica gli americani, che guadagnano il doppio dei colleghi europei, sempre in media, e in testa agli americani naturalmente c’è il mitico CEO di JPMorgan Chase JPM, Jamie Dimon, con $27,6 milioni. Seguono i numeri uno di Goldman Sachs, Citi, Wells Fargo, Bank of America e Morgan Stanley. La media degli europei è “solo” $10,4 milioni. Non ci sono banche italiane guidate dai top 10 del mondo ma banchieri italiani sì, l’ex Unicredit Sergio Ermotti oggi alla guida di UBS che nel 2015 è stato compensato con $14,9 milioni. Le altre due europee nella pattuglia di testa sono Credit Suisse e HSBC. In Germania, Francia e Italia si tira la cinghia.

Il business miliardario della fitness per cani
La nuova frontiera dei prodotti tecnologici sono gli animali domestici, e in particolare i cani. Soprattutto in America dove si spendono quasi 63 miliardi di dollari l’anno per l’amico dell’uomo, ospitato da oltre 52 milioni di famiglie. Ciascuna spende per il suo cane in media 1.641 dollari, e il colosso dei prodotti per animali Mars Inc., 33 miliardi di dollari di fatturato, vuole sfruttare sempre più il trend, con la tecnologia. La sua divisione “cura del cane” ha comprato per $117 milioni la Whistle, che produce un “braccialetto” simile a quello destinato agli umani di Fitbit, che monitora l’attività fisica del cane: quanto cammina, quanto corre, quanto dorme e quanto riposa, quanto lo fa correre e camminare il “dog-walker” quando lo porta fuori. Consente di aggiustare l’alimentazione e prevenire le malattie. Una funzione addirittura avverte un attacco epilettico in arrivo. Sembrano 117 milioni spesi particolarmente bene. Secondo gli esperti della Grand View Research il mercato degli oggetti tecnologici indossabili per cani raggiungerà i $2,36 miliardi entro il 2020.

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