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Zona euro, la Bce farebbe bene a evitare le banche per rilanciare l’economia

20 Luglio 2016 10:02

financialounge -  banche centrali BCE Brexit Invesco John Greenwood quantitative easing
yle="color: #4b72ab;">Draghi dovrebbe copiare la Fed e la BoE che hanno finanziato direttamente imprese e famiglie al di fuori del sistema bancario.
“I nuovi acquisti di obbligazioni societarie da parte della BCE dovrebbero creare nuovi depositi a disposizione di entità non bancarie. Tuttavia, la parte restante e più consistente del programma è ancora una volta concepita per funzionare attraverso la catena di trasmissione del sistema bancario. Un contesto nel quale le banche continuano a dimostrarsi riluttanti a concedere finanziamenti e la semplice riduzione dei tassi d'interesse, anche in territorio negativo, non garantisce una crescita più rapida degli investimenti o dei depositi”, puntualizza John Greenwood, Capo economista di Invesco, secondo il quale le banche centrali potrebbero, al contrario, creare nuovi depositi o mettere nuovo denaro nelle mani di imprese e famiglie al di fuori del sistema bancario, tramite acquisti di asset direttamente da parte di queste entità non bancarie, come hanno fatto in pratica la Fed e la BoE.

“In altre parole, sarebbe meglio che la BCE evitasse le banche, anziché affidarsi a esse per creare prestiti e quindi depositi in una fase in cui queste sono gravate da bilanci compromessi”, spiega l’economista per il quale, sebbene le conseguenze a lungo termine del referendum sulla Brexit sembrino destinate a favorire il resto dell'UE a scapito del Regno Unito, a breve termine gli shock per l'attività derivanti da un indebolimento della sterlina e un rallentamento nel Regno Unito incideranno negativamente sulle altre economie dell'UE.

“La crescita nella zona euro continuerà ad essere modesta. Per il 2016 nel suo complesso, prevediamo un incremento dell'1,6% per il PIL reale e dello 0,2% per l'inflazione” rivela John Greenwood. Le valutazioni dell’economista si basano sulla constatazione del fatto che il programma di QE (Quantitative easing) della BCE continua a rivelarsi per i mercati e l'economia dell'area euro meno stimolante di quanto dovrebbe a causa di fondamentali debolezze strutturali.

“Non a caso, nelle due principali aree dove le banche centrali primarie stanno cercando di attuare un QE mediante normali canali di creazione del credito del sistema bancario, ossia Giappone e zona euro, si riscontrano tassi d'interesse negativi, crescita inferiore alla media e quasi deflazione" sottolinea infine John Greenwood

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