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Credito USA, perché può ancora offrire interessanti opportunità

27 Luglio 2016 10:04

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yle="color: #4b72ab;">Le obbligazioni societarie di emittenti americani, sia investment grade che high yield, per Michael Buchanan di Legg Mason meritano ancora attenzione.
In un contesto dove il 75% circa del debito globale (approssimativamente stimabile in 82 mila miliardi di dollari USA) offre rendimenti pari o inferiori all’1%, non sorprende che gli investitori volgano l’attenzione a quelle aree che offrono rendimenti reali maggiori.

La Bank of America stima che tassi di interesse pari o inferiori a zero in Europa ed in Asia possano determinare un incremento pari a US$300 - 500 miliardi della domanda di titoli corporate USA nei prossimi 12 mesi.
Dopo un rialzo del 7,53% (dei corporate bond investment grade) e del +15,75% (degli high yield), dall’11 febbraio al 6 luglio di quest’anno, il credito USA ha ancora margini di guadagno?
Secondo Michael Buchanan, Deputy Chief Investment Officer di Western Asset (Gruppo Legg Mason), la risposta è affermativa, a patto però di concentrarsi sull’analisi dei fondamentali e sulle opportunità di relative value.

“Benchè le valutazioni siano migliorate, gli spread (ovvero, l’extra rendimento rispetto ai titoli di stato USA) si mantengono piuttosto elevati rispetto ai livelli storici: il nostro essere molto positivi sui fondamentali, ci induce a considerare che vi sia margine per un’ulteriore riduzione dei differenziali ed una loro riconvergenza verso le medie storiche di settore”, spiega Michael Buchanan, secondo il quale tale giudizio si applica soprattutto ai settori dell’energia ed a quelli legati alle materie prime in generale.
Molte di queste società, infatti, si trovano nella fase di ripresa del credit cycle e le principali difficoltà legate al crollo dei prezzi delle commodities sono già ampiamente scontate dalle attuali valutazioni di mercato.

Un possibile punto critico potrebbe essere rappresentato dall’analisi dei tassi di insolvenza, il cui movimento al rialzo, sopra le medie di lungo periodo è spesso sintomatico di un cambio di direzione (al ribasso) all’interno di un credit cycle.
I livelli di default dei titoli di credito non-investment grade americani a 12 mesi hanno recentemente raggiunto e superato queste soglie “di sicurezza”: tuttavia, escludendo il settore energetico e quello minerario/metallurgico, il tasso di default degli ultimi 12 mesi scende all’1,4%, ben al di sotto delle medie di lungo periodo.

Un altro punto critico riguarda un potenziale scenario di crescita lenta, ma costante, accompagnata da un’inflazione moderata, sebbene lo scenario peggiore riguardi invece il caso di un’economia globale che scivoli verso una recessione, con i tassi di interesse spinti in territorio negativo e con fondamentali del credito in deterioramento.
“Riteniamo improbabile che ciò accada per due motivi: in primo luogo, lo scenario economico globale non presenta ancora gli eccessi tipici di uno scenario pre-recessione e, in secondo luogo, le banche centrali si mantengono vigili nel monitorare la necessità di estendere la portata delle proprie misure espansive a sostegno dell’attività economica”, sottolinea Michael Buchanan.

Scenario alternativo prevede invece una crescita ben al di sopra delle attese, tale da indurre la Federal Reserve (Fed) a riconsiderare un rialzo dei tassi di riferimento.
“Siamo meno preoccupati da questa eventualità. Riteniamo che la Fed intenderà verificare che il miglioramento delle condizioni economiche sia consistente prima di intervenire ed al momento né la crescita né l’inflazione sembrano avvicinarsi al target dell’istituto centrale americano”, puntualizza Michael Buchanan, secondo il quale, se le misure espansive adottate dalle banche centrali a livello globale hanno contribuito a sostenere e prolungare l’attuale credit cycle, è altrettanto vero che i fondamentali si manterranno solidi.

“Proprio in ragione di quest’ultimo aspetto, manteniamo un outlook positivo per il mercato del credito, che riteniamo possa ancora offrire in questa fase opportunità interessanti”, conclude il manager.

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