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Previsioni sulla Cina, crescita al 6,6% e inflazione all’1,6%

28 Luglio 2016 09:57

financialounge -  cina credito d'impresa Invesco John Greenwood mercati valutari
yle="color: #4b72ab;">Per John Greenwood, Capo economista di Invesco, l’economia della Cina dovrebbe diminuire quest’anno al 6,6% influenzando negativamente tutti i paesi asiatici.
 

“Per il 2016, prevediamo che la crescita del PIL cinese scenderà al 6,6%, mentre l'inflazione rimarrà sostanzialmente invariata all'1,6%”.
A formulare queste previsioni è John Greenwood, Capo economista di Invesco, nell’outlook macroeconomico del III trimestre 2016.
Stime basate anche sul graduale rallentamento dell'economia della Cina puntualmente riflesso nel PMI manifatturiero ufficiale, sceso a giugno a 50,0 rispetto al 50,1 di maggio, e nel PMI che si concentra sulle piccole e medie imprese, arretrato a giugno al 48,6 rispetto al 49,2 di maggio.

Secondo John Greenwood, il continuo rallentamento dell’economia della Cina è dovuto sia all'adeguamento dell'eccesso di capacità a livello nazionale e sia all’inizio dello spostamento di alcune attività in economie con salari inferiori nell'Asia sudorientale: per l’economista, infatti, le politiche ufficiali di riforma delle imprese statali hanno conseguito scarsi risultati, dato che la maggior parte del credito bancario è ancora concessa a imprese inefficienti e meno remunerative.

Un contesto, quello cinese, che incide inevitabilmente sulle economie minori dell'Asia orientale penalizzate dal rallentamento della Cina e dal commercio internazionale.
I mercati emergenti asiatici dipendono infatti in misura elevata dalle esportazioni: la flessione dell’export comporta un effetto pesante sul PIL di queste economie, molte delle quali hanno rallentato sino a registrare tassi di crescita nella fascia bassa dei numeri ad una cifra.
Oltre a riportare cali delle esportazioni, hanno subito anche un deprezzamento valutario rispetto al dollaro USA.

“Fino a quando la domanda globale non si rafforzerà, soprattutto nell'area euro e in Giappone, e la Cina non riuscirà a stabilizzare il proprio tasso di crescita, sembra improbabile che le economie minori dell'Asia orientale possano recuperare il vigore di un tempo” fa presente John Greenwood, sostenendo che, sebbene questi paesi potrebbero leggermente beneficiare dei prezzi più bassi delle materie prime, i cali dei prezzi penalizzano alcuni dei loro principali mercati esportatori, come Brasile e Indonesia.

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