Edoardo Ugolini

Settore bancario europeo, cosa rivelano i mercati

In base al ROE, ai dividendi e ai fondamentali, a questi prezzi i titoli del settore bancario europeo sono interessanti.

4 Agosto 2016 09:52

financialounge -  Edoardo Ugolini fintech settore bancario stress test tassi di interesse Zest Asset Management
Nello scorso week end gli analisti e gli asset manager hanno avuto modo di esaminare nel dettaglio i risultati degli stress test bancari elaborati dall’Eba, l’agenzia bancaria europea.
E, leggendo le dichiarazioni sui media cartacei e online, si sarebbe potuto evincere che i risultati venivano valutati sostanzialmente positivi o, quantomeno, in linea con le previsioni.
Tuttavia, lunedi 1 agosto e il giorno successivo, si è assistito all’ennesima ondata di vendite sul settore bancario europeo e, in modo ancora più accanito, sui titoli bancari italiani.

Secondo Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management, sembra che per i mercati il settore bancario sia considerato semi pubblico, e che gli investitori si aspettino di avere una garanzia dello Stato in caso di fallimento, ma al tempo stesso mantenere un upside (potenziale di rivalutazione) da società privata, senza accettare multipli inferiori agli altri settori in forza della implicita garanzia dello Stato.
Peccato, fa notare il manager, che i numeri e i fondamentali rivelano una storia diversa.
Partiamo dalle performance.

Nell’ultimo anno l’indice delle banche europeo ha perso il 43% e, dall’inizio dell’anno, il 30%. Eppure le banche non perdono soldi mentre  il ROE (return on equity) del settore, pur essendo ad un livello più basso che in passato, resta comunque in linea con uno scenario di tassi negativi, con la sfida del fintech e con una crescita economica lenta.

Inoltre, altro parametro di rilievo soprattutto in un contesto di tassi di interesse ai minimi storici, se non addirittura in negativ), i titoli bancari offrono un dividend yield del 5,9% e, peraltro, in crescita.

Per quanto riguarda poi il timore di un’economia in forte rallentamento, al punto da attendersi problemi (e, più in particolare, fallimenti) delle banche, va ricordato che, ad oggi, la crescita del PIL nella zona EU è stimata intorno all’1.5%.

Il problema è che gli investitori si attendono un intervento dello Stato in caso di problemi in una banca, come aumenti di capitale o mancanza di liquidità: peccato che questo tipo di protezione non esiste per tutti gli altri settori del mercato (dall’auto alla farmaceutica, dall’alimentare all’elettronico) .
“Quello che ci stanno dicendo i mercati è che gli investitori considerano i profitti delle banche (e i loro) privati, mentre eventuali perdite dovrebbero essere pubbliche. In altri termini, gli investitori considerano il sistema bancario semi pubblico con una distribuzione asimmetrica dei profitti e delle perdite” sostiene Edoardo Ugolini secondo il quale, in questo caso, il ritorno atteso dovrebbe essere molto inferiore a quello degli altri settori per giustificare un investimento nelle azioni bancarie, ma questo non è quello che è successo e, anche con multipli molto più interessanti degli altri settori, non si vede nessuna corsa agli acquisti.

“Io credo che questo problema verrà presto risolto, poiché è vero che le banche hanno una rilevanza sistemica, così da giustificare l’intervento dello Stato (per es. ammorbidendo la normativa del bail in), mentre gli investitori dovrebbero considerare che il profilo rischio/ritorno a questi livelli sta diventando interessante anche in assenza di una protezione statale” conclude Edoardo Ugolini

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