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Borsa da spiaggia: la settimana dell’investitore - puntata 3

Sotto l'ombrellone ma senza perdere d'occhio i mercati finanziari: cosa vuol dire quello che è già successo e cosa ci aspetta nei prossimi 7 giorni.

15 Agosto 2016 09:00

financialounge -  cina elezioni Europa mercati azionari stress test USA
Agosto, mercato mio non ti conosco. La settimana che ci lasciamo alle spalle è andata via liscia, con le Borse globali, da Tokyo a Wall Street passando per Piazza Affari, che hanno viaggiato sostanzialmente in territorio positivo accompagnate da un refolo di vento in poppa.

A New York i principali indici continuano a ritoccare i record di tutti i tempi con gli occhi puntati sul tecnologico Nasdaq, che potrebbe essere la sorpresa positiva dei prossimi mesi. In Europa, più che a nuovi record, i mercati azionari pensano ad allontanarsi dai minimi di febbraio e a gettarsi alle spalle la Brexit. Le banche, europee e italiane, sembrano aver ritrovato un po’ di pace ma i problemi di capitalizzazione sono ancora tutti sul tappeto.

Un istituto di ricerca tedesco che si chiama ZEW ha provato a rifare gli stress test agli istituti di credito del vecchio continente utilizzando i criteri della Federal Reserve americana invece di quelli dell’Autorità Bancaria Europea e ne sono uscite sorprese negative, con colossi come Deutsche Bank, ma anche BNP Paribas e SocGen che di fronte a scenari catastrofici fanno fatica. L’impatto sui titoli è stato minimo, anche perché i prezzi sono decisamente sacrificati. Ma a dire che la saga delle banche europee e italiane, a cominciare da MPS, sia finita, ci manca.

Sul fronte economico le attese della settimana passata erano tutte per la Cina, che ha sfornato una serie di dati importanti: produzione industriale, investimenti, vendite al dettaglio, bilancia commerciale. Sono usciti tutti in linea o appena sotto le attese, indicando che il rallentamento c’è stato ma la situazione non peggiora. Nel dettaglio, la produzione viaggia al 6%, gli acquisti al dettaglio crescono oltre il 10%, indicando che sono i consumi, più che esportazioni e investimenti, a trainare l’economia. Gli ultimi tra gennaio e giugno sono saliti di un robusto 8,1%, ma sotto i ritmi forsennati degli anni scorsi, mentre le prime sono calate di oltre il 4%. Insomma, l’obiettivo di del 6,5-7% fissato da Pechino sembra a portata di mano, magari con qualche aiutino di stimoli di stato.

In ogni caso si tratta di dati che farebbero stappare champagne in qualunque capitale europea e anche in America. Se anche quest’anno dovesse arrivare un temporale di fine agosto, questa volta non sarà originato dalla Cina.

Per quanto riguarda la settimana cominciata oggi, con Milano chiusa ma tutte le altre Borse globali aperte, il giorno in cui vale la pena di dare uno sguardo a agenzie e tv finanziarie è domani, perché escono due dati americani che potrebbero rivelarsi cruciali per le decisioni che dovrà prendere in materia di tassi di interesse la Federal Reserve al rientro dalla pausa estiva. Infatti escono in rapida successione i prezzi al consumo di luglio e la produzione industriale dello stesso mese. Il più importante è il primo dato. La Fed ha come obiettivo un’inflazione al 2%. Ma non aspetterà che ci arrivi per alzare i tassi di interesse. Basteranno segni chiari che sta puntando verso quel livello, per agire. Altrimenti rischia di dover rincorrere e magari dover intervenire in modo aggressivo.

Sullo sfondo sempre le presidenziali, con Donald Trump che anche ad agosto non rinuncia a gaffe e sparate. Finora hanno pagato abbastanza, anche se i sondaggi danno avanti la Clinton. Wall Street sta a guardare con indifferenza, almeno per ora.

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