Federal Reserve

Borsa da spiaggia: la settimana dell’investitore - puntata 4

Sotto l'ombrellone ma senza perdere d'occhio i mercati finanziari: cosa vuol dire quello che è già successo e cosa ci aspetta nei prossimi 7 giorni.

22 Agosto 2016 00:01

financialounge -  Federal Reserve Monte dei Paschi di Siena petrolio settore bancario Unicredit
La settimana di Ferragosto è stata sicuramente la settimana del petrolio, almeno sui mercati finanziari globali. L’oro nero è tornato sopra i 50 dollari al barile, se prendiamo come riferimento il prezzo globale, quello del Brent del Mare del Nord, mentre si è portato vicino se guardiamo il prezzo del WTI americano. In ogni caso si è riportato in territorio Bull, vale a dire Toro, cioè rialzista, esattamente giovedì scorso 18 agosto, quando segnava un rialzo di oltre il 20% rispetto ai prezzi di inizio mese e ben sopra i 30 dollari toccati a febbraio. Ma 50 dollari sono ancora la metà del prezzo a cui veniva scambiato solo due anni fa, prima che imboccasse una ripida discesa che ha portato qualche sconquasso sulle Borse.

Il petrolio a 50 dollari è una buona notizia? Intanto bisogna vedere se dura. Poi sì, potrebbe essere una buona notizia, purchè si stabilizzi e non ricominci ad andare sulle montagne russe. Gli sbalzi troppo forti non fanno bene né alle economie né ai mercati, sia che siano al rialzo sia al ribasso.

Potrebbe essere una buona notizia per consumatori e imprese, per i primi vuol dire prezzi di benzina e riscaldamento (che tra poco prende il posto dell’aria condizionata) tutto sommato contenuti, per le seconde vuol dire anche qui prezzi energetici tutto sommato accettabili per mandare avanti fabbriche e trasporto merci. Anche per i produttori 50 dollari non è male. È sicuramente una pacchia per l’Arabia Saudita, dove l’estrazione costa pochissimo e dove infatti hanno cominciato ad aumentare la produzione appena il prezzo è salito. Un po’ meno per gli altri, non tutti riescono a rientrarci con i costi, soprattutto se i giacimenti sono offshore e ad alta profondità o comunque costosi da operare.

Oltre al petrolio spunti davvero pochi. Wall Street continua a ritoccare i massimi, soprattutto il tecnologico Nasdaq. In Europa invece nemmeno la pausa di mezz’agosto ha portato un po’ di sollievo alle banche, che continuano ad essere il grande malato del vecchio continente.

Specialmente in Italia, dove due delle prime tre banche, Unicredit e Monte dei Paschi, sono attese da impegnativi aumenti di capitale, che potrebbero totalizzare più di 10 miliardi di euro. Gli aumenti di capitale, a meno che non siano finalizzati a importanti operazioni di crescita, come per esempio l’acquisto di un importante concorrente, sono una delle cose che piacciono meno agli investitori. In pratica devono cacciare soldi, e nei due casi sopra tanti soldi, per mantenere quello che hanno. Per esempio, se ho 100.000 euro investiti in una società che fa un aumento di capitale uno a uno, vale a dire emette a pagamento per chi è già azionista una nuova azione per ciascuna posseduta con uno sconto del 50%, mantenere la quota che già ho in pratica mi costa altri 50.000 oppure se non sottoscrivo si riduce della metà.

La settimana che comincia oggi propone pochi fatti (ovviamente quelli previsti) qualche numero (soprattutto americani) e molte parole. Giovedì infatti comincia a Jackson Hole in Wyoming il simposio che ogni anno chiama a raccolta i banchieri centrali di tutto il mondo. Ci saranno un diluvio di analisi e previsioni ma tutti gli occhi saranno puntati sulla grande capa della Federal Reserve americana, Janet Yellen, che parla venerdì alle 17:00 italiane. Occhi sulla Yellen perché neanche un mese dopo si riunisce con i suoi colleghi del Federal Open Market Committee per decidere se alzare o no i tassi di interesse americani. Oggi sono allo 0,25-0,50%, potrebbe portarli a 0,50-0,75% anche se sono in pochi a crederci. Sembra un nonnulla, ma i mercati aspettano col fiato sospeso. Un battito d’ali della Fed può voler dire un temporale a Wall Street e uno tsunami in altre parti del mondo.

Per quanto riguarda i numeri, il giorno da tenere d’occhio è mercoledì 24 agosto, quando in USA vengono pubblicati i dati dell’attività manifatturiera e quelli sulla vendita di case esistenti in America. Sono tra i numeri che la Fed guarda con attenzione proprio per prendere la sua decisione.

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